Germania: prime grane per il governo Scholz, alle prese con i problemi energetici

- di: Redazione
 
Una delle eredità più spinose che Angela Merkel ha lasciato al suo successore, Olaf Scholz, è quella dei problemi energetici, che anzi, nelle ultime settimane, sono aumentate esponenzialmente, anche in conseguenza delle tensioni internazionali.
Tanto che ormai in Germania, parlando della coalizione di governo alle prese con i quesiti energetici, si parla apertamente di un tema che sta avvelenando i rapporti tra i partiti della maggioranza. D'altra parte difficilmente avrebbe potuto essere il contrario, in considerazione del fatto che uno degli obiettivi del governo Scholz è quello di procedere speditamente nel calendario della decarbonizzazione dell'economia tedesca, ma senza compromettere la prosperità del Paese. Un compito non da poco.

In Germania, il governo Scholz deve affrontare la grana energia

Anche perché c'è da fronteggiare un altro pericolo, quello dell'inflazione, che, contrariamente a quanto si sperava a Berlino, non è affatto arretrata come ci si aspettava, attestandosi a gennaio al 4,9%, contro il 5,3% di dicembre 2021. Gli economisti si aspettavano un calo molto più pronunciato, per l'effetto meccanico legato alla caduta temporanea dell'IVA tra giugno e dicembre 2020.

Alla base del problema dell'inflazione, la Germania ha soprattutto quello energetico, con i prezzi di gas, petrolio ed elettricità che stanno guidando il drastico aumento dei prezzi. La questione energetica, a lungo sottovalutata, sta progressivamente avvelenando tutti i dossier prioritari del gabinetto di Olaf Scholz, che l'8 dicembre ha assunto la guida dell'esecutivo tedesco, sostenuto dall'allenza tra SPD, Verdi e liberali del FDP.
La crisi ucraina sta confermando, una volta di più, l'estrema dipendenza della Germania dal gas russo. Un tema che provoca disagio nell'opinione pubblica, che in maggioranza è contraria a qualsiasi ipotesi di intervento armato esterno. Peraltro il crescere della bolletta energetica potrebbe avere conseguenze anche nel campo sociale vanificando, ancora prima della sua entrata in vigore, l'aumento del salario minimo a 12 euro.

La crisi mette anche a rischio gli obiettivi di Robert Habeck , a capo del Ministero per l'Economia e il Clima, che vuole triplicare il tasso di riduzione delle emissioni (entro il 2030, l'80% dell'elettricità consumata in Germania deve provenire da fonti rinnovabili). Tutto questo lasciando il carbone, ma senza ricorrere al nucleare e mentre i fabbisogni aumenteranno notevolmente a causa dell'elettrificazione nell'industria e nel riscaldamento.

In questo contesto, l'aumento del prezzo dei combustibili fossili è stato paradossalmente un obiettivo politico accettato: la carbon tax, in vigore da un anno , dovrebbe rendere più appetibili alternative meno inquinanti. Il problema è che l'attuale shock energetico si sta verificando troppo presto e troppo bruscamente. Complica l'adattamento influendo precisamente sull'affidabilità dell'unica riserva controllabile e di energia di transizione ancora accettata dagli ecologisti: il gas.
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