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Gaza nel baratro: fame di massa in diretta

- di: Bruno Coletta
 
Gaza nel baratro: fame di massa in diretta

Oltre 100 ong lanciano l’allarme, operatori umanitari tra i più vulnerabili. E la crisi si aggrava ogni giorno.

(Fotomontaggio sulla fame a Gaza).

Un coro drammatico: 111 organizzazioni non governative, tra cui Medici Senza Frontiere, Save the Children, Oxfam, Mercy Corps e Norwegian Refugee Council, hanno emesso il 23 luglio 2025 un allarme urgente, denunciando una “carestia di massa” in atto a Gaza, dove operatori e civili muoiono di fame.

Fame sotto assedio

La dichiarazione delle ong denuncia che l’assedio imposto da Israele ha paralizzato completamente i corridoi umanitari. Tonnellate di cibo, acqua e medicinali restano fermi fuori dalla Striscia, mentre gli operatori umanitari, stremati, si mescolano alle file dei civili in cerca di cibo, “rischiando di essere colpiti solo per sfamare le loro famiglie”, afferma Save the Children International.

Morti in attesa di aiuti

Secondo le stime ONU, almeno 1.054 palestinesi sono stati uccisi dalle forze israeliane da fine maggio mentre cercavano di accedere ai punti di distribuzione del Gaza Humanitarian Foundation (GHF), un’organizzazione sostenuta da Stati Uniti e Israele. Di questi, 766 sono stati uccisi nei pressi di centri GHF e 288 vicino ai convogli ONU o di altre organizzazioni.

Dati da tragedia

Secondo il ministero della salute di Gaza, 15 persone – tra cui quattro bambini – sono morte per malnutrizione in un solo giorno (21–22 luglio), portando il bilancio a 101 morti per fame dall’inizio del conflitto.

Nel frattempo, l’agenzia ONU UNRWA ha riportato il crollo fisico del personale: medici e operatori sono svenuti durante il lavoro a causa della fame e della stanchezza.

Fondazione GHF nel mirino

Il GHF, avviato il 26 maggio per sostituire l’apparato ONU, gestisce punti di distribuzione sotto scorta di sicurezza, spesso in aree evacuate. Tuttavia, la sua struttura è fortemente controversa: mosse militari, isolamenti e caos hanno prodotto quella che è stata definita da UNHRC una “weaponized humanitarian assistance”.

Pressioni internazionali

“Horror show”: così il segretario generale dell’ONU António Guterres ha definito la scena a Gaza, chiedendo una indagine indipendente. Anche leader europei come Ursula von der Leyen e Kaja Kallas esigono l’apertura dei valichi di frontiera e l’intervento di un meccanismo guidato dall’ONU.

Analogamente, 28 Paesi occidentali hanno criticato l’approccio israeliano, definendolo “pericoloso, antiumano e degradante”.

Appello delle ong

Le ong chiedono un cessate il fuoco immediato e negoziato, il libero accesso ai valichi terrestri e la restituzione a un sistema ONU del controllo della distribuzione, bandendo ogni forma di controllo militare o privatizzato.

Una tragedia umanitaria senza precedenti

La crisi umanitaria a Gaza ha superato ogni limite: non è solo guerra, è una tragedia umanitaria senza precedenti. Civili e volontari muoiono nella fila davanti ai punti di aiuto. L’uso di un sistema sostitutivo alle agenzie ONU, gestito in modo militarizzato, ha finito per uccidere la speranza ancor prima di risolvere la fame.

Gli indicatori epidemiologici parlano di fame sistemica, con migliaia di morti evitabili e inferni quotidiani nei campi profughi. È evidente che senza una riconsegna urgente del controllo degli aiuti all’ONU, senza apertura totale dei confini e senza una tregua reale, Gaza rischia una carestia apocalittica.

In sintesi

  • 111 ong lanciano l’allarme per una carestia in atto, con operatori allo stremo.
  • 1.054 palestinesi uccisi mentre cercavano aiuti da fine maggio.
  • 101 morti per fame, di cui 15 solo nella giornata tra il 21 e il 22 luglio.
  • Pressioni internazionali fortissime, richiesta di ritorno al sistema ONU.

“Each morning, the same question echoes across Gaza: will I eat today?”, conclude un rappresentante delle ong.

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