G7, Confindustria e Deloitte: trasformazione digitale, innovazione e AI fattori chiave per crescita

- di: Barbara Leone
 
L’importanza di un ripensamento delle catene di approvvigionamento in ottica di resilienza e di promozione di un commercio aperto, libero e multilaterale. Il ruolo degli stimoli  pubblici nel sostenere le economie G7 in una fase di profonda trasformazione industriale imposta dalla attuale congiuntura economica, ambientale e geopolitica. La necessità di una maggiore collaborazione tra  i Paesi G7 su investimenti digitali e AI per migliorare la competitività economica, aumentare la  produttività e promuovere una crescita sostenibile nel lungo periodo. L’urgenza di un approccio normativo comune e di infrastrutture robuste e resilienti imposta dal rapido sviluppo dell’AI e di altre  tecnologie digitali unitamente alla diffusione di competenze tecniche e principi etici per garantirne un  utilizzo responsabile. Queste sono alcune delle priorità per il G7 individuate nella nota B7 Flash, l’analisi di Confindustria e  Deloitte elaborata in occasione del primo evento B7 in programma a Verona il 13 marzo e della  Ministeriale “Industria, Tecnologia e Digitale del G7”, in agenda il 14 e 15 marzo a Verona e Trento.

G7, Confindustria e Deloitte: trasformazione digitale, innovazione e AI fattori chiave per crescita

«La digitalizzazione è fondamentale per tutti i settori industriali, sia nel privato sia nel pubblico: come B7  ci impegneremo per promuovere le competenze digitali oltre i confini delle imprese e raggiungere anche  le pubbliche amministrazioni, in modo da rafforzare la sicurezza dell'accesso ai dati e fornire alle stesse  imprese e ai cittadini servizi più efficienti e più sicuri - sottolinea Emma Marcegaglia, B7 Chair -. Siamo  consapevoli dei rischi associati all’AI e il G7 si è impegnato a sviluppare codici etici armonizzati. È un  passaggio decisivo: il B7 è pronto ad elaborare raccomandazioni di policy per consentire alle applicazioni  dell’AI di dispiegare tutto il loro potenziale positivo, rendendo l'industria dei nostri Paesi sempre più forte  e competitiva».

«Le sfide legate alla digitalizzazione e le relative implicazioni tecnologiche, infrastrutturali, formative e di  nuovi investimenti sono protagoniste dell’epoca che stiamo vivendo - commenta Fabio Pompei, CEO  Deloitte Central Mediterranean (nella foto) -. La trasformazione digitale e l’Intelligenza Artificiale hanno un  potenziale rivoluzionario e una rapidità di evoluzione senza precedenti che, se adeguatamente indirizzati,  permetteranno di aumentare produttività e competitività in tutti i settori, favorendo al contempo una  crescita più inclusiva. Per cogliere appieno le opportunità di questa rivoluzione e assumere una posizione  di leadership globale, è necessario che imprese e Istituzioni lavorino a stretto contatto, accompagnando i  G7 nel radicale cambiamento in atto. Per l’Italia molto dipenderà da come utilizzeremo le risorse  straordinarie che il Next Generation EU dedica alla transizione digitale, che rappresentano un’opportunità̀ unica di sviluppo per il nostro Paese».

L’analisi evidenzia innanzitutto che il settore manifatturiero globale ha raggiunto un valore di 16,2 mila miliardi di dollari nel 2022, con un  aumento del valore aggiunto globale del 3,6% (2024-2028) e un peso medio del 16% circa sul Pil mondiale,  nonostante alcune fasi di oscillazione negli ultimi anni (-3% nel 2020, +18% nel 2021, +1% nel 2022). La  manifattura è traino determinante del Pil per i G7 (in particolare in Germania, Giappone e Italia) e una voce  fondamentale dell’export: nel 2022, la Germania ha esportato per 1.632 miliardi di dollari, il Giappone per  751 miliardi di dollari, mentre l’Italia ha raggiunto i 623 miliardi di dollari.

Un fattore critico che incide sempre di più sul settore manifatturiero è la digitalizzazione: nel 2022 in Europa  (inclusa UK) il 69% delle aziende manifatturiere ha adottato tecnologie digitali avanzate nella produzione. Il  dato sale al 98% nella media tra Germania, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti. Nel 2023 le società  digitalmente più mature hanno registrato un EBIT maggiore del 6% rispetto a quelle meno mature. In questo  quadro, si prevede che gli investimenti globali – pubblici e privati – per la trasformazione digitale  raggiungeranno i 3,4 mila miliardi di dollari entro il 2026, con un CAGR del 16,3% dal 2023. L’innovazione nel manifatturiero ha portato, tra le altre cose, al concetto di Smart Factory, ovvero  all’integrazione tra tecnologie digitali e hardware per ottimizzare i processi e i prodotti. La Smart Factory  rappresenta l’evoluzione dei programmi di Industry 4.0 e si stima che nel 2026 il suo valore di mercato  raggiungerà i 165 miliardi di dollari a livello mondiale, con crescita annua del 20,6%. Tra le altre innovazioni  di rilievo si evidenziano l’Industry Automation, con un valore globale di circa 200 miliardi di dollari nel 2024,  e il Digital Twins (repliche virtuali di prodotti fisici), mercato stimato a USD 6,7 miliardi entro il 2025.

Infine lo studio analizza il mercato dell'Intelligenza Artificiale che, evidenziano Confindustria e Deloitte, potrebbe arrivare a 373 miliardi di dollari nel 2024 e a 946 miliardi di  dollari entro il 2030. In particolare, a crescere maggiormente sarebbe il valore del mercato del Machine  Learning (528 miliardi di dollari), dell’AI generativa (207 miliardi di dollari) e delle applicazioni AI alla robotica  (37 miliardi di dollari al 2030). Per quanto riguarda l’impatto sulle diverse regioni del pianeta, si stima che  nel 2030 il mercato dell’AI raggiungerà i 202,5 miliardi di dollari in Europa (con leva sull’indotto pari all’8,8%  del Pil), i 237 miliardi di dollari in Usa, i 105 miliardi di dollari in Cina e 15 miliardi di dollari in India. Nel 2023 le applicazioni di AI maggiormente adottate sono state l'automazione dei processi robotici (nel 39%  delle aziende), la computer vision (34%), i natural language models (33%) e gli agenti virtuali (33%).  Rispettivamente il 43% e 48% delle aziende statunitensi e canadesi hanno implementato iniziative di R&D in  AI già nel 2022,mentre la Cina guidava l'adozione globale (58%), seguita dall’India (57%). La gestione delle  catene di approvvigionamento e le attività produttive sono i comparti maggiormente impattati dall'adozione  dell’AI che, nel 2022, hanno interessato il 40% delle imprese. Mentre nel marketing & sales, servizi post vendita e product development l’adozione si è assestata al 6% dei casi.

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