La Francia è il primo Paese al mondo a introdurre e tutelare, nella sua Costituzione, il diritto all’aborto. Quando, a Versailles, deputati e senatori hanno approvato la norma con 780 sì su 902 votanti, la Tour Eiffel si è illuminata con la scritta “mon corps, mon choice” (dovrebbe valere per tutto, però: invece, per il salvifico siero, misteriosamente, questa possibilità non era contemplata). Mathilde Panot, capogruppo della France Insoumise all’Assemblea nazionale all’origine dell’iter politico-costituzionale, ha dichiarato che si tratta di una “promessa per le donne di tutto il mondo”. Mentre al Trocadéro di Parigi centinaia di militanti riuniti applaudivano per il risultato del voto, Panot, la cui iniziativa è stata sostenuta e fatta propria dal presidente Macron, ha definito la Francia “un faro per i diritti umani”. Molti senatori della destra, in origine contrari, hanno finito con il votare a favore assecondando un sentimento largamente diffuso nella società francese.
Francia, il diritto all'aborto entra in Costituzione. Chiesa contraria: "Si protegga sempre il diritto alla vita"
Nei mesi scorsi le perplessità riguardavano l’utilità o meno di modificare la Costituzione, processo lungo e complesso, per garantire un diritto che la stragrande maggioranza dei francesi e delle forze politiche non mette in discussione. Secondo diversi sondaggi, circa l’80% dell’opinione pubblica francese è invece favorevole alla modifica costituzionale: “Abbiamo un debito morale nei confronti di tutte le donne che hanno sofferto nella loro carne”, ha detto ai parlamentari riuniti il primo ministro Gabriel Attal, che ha reso omaggio alla premio Nobel per la letteratura Annie Ernaux e a Simone Veil, e alla loro lotta per la legalizzazione dell’aborto. Il capo del governo è arrivato a Versailles accompagnato proprio da Jean Veil, uno dei tre figli di Simone.
Commosso anche l’intervento di Yaël Braun-Pivet, presidente dell’Assemblea nazionale e prima donna nella storia francese a presiedere un Congresso, che ha proclamato l’approvazione. Resta intatta l’obiezione di coscienza, ha sottolineato il ministro della Giustizia, Éric Dupond-Moretti. Intanto, la Pontificia Accademia per la Vita ha dichiarato che "proprio nell'epoca dei diritti umani universali, non può esserci un diritto a sopprimere una vita umana": la nota diffusa dal Vaticano esprime il dissenso della Chiesa in merito. La Pontificia Accademia per la Vita "si rivolge a tutti i governi e a tutte le tradizioni religiose, a dare il meglio affinché in questa fase della Storia, la tutela della vita diventi una priorità assoluta, con passi concreti a favore della pace e della giustizia sociale, con misure effettive per un universale accesso alle risorse, all'educazione, alla salute. Le particolari situazioni di vita e i contesti difficili e drammatici del nostro tempo, vanno affrontati con gli strumenti di una civiltà giuridica che guarda prima di tutto alla tutela dei più deboli e vulnerabili". "La tutela della vita umana - continua la nota - è il primo obiettivo dell'umanità e può svilupparsi soltanto in un mondo privo di conflitti e lacerazioni, con una scienza, una tecnologia, un'industria a servizio della persona umana e della fraternità. Per la Chiesa cattolica, prosegue il comunicato, “la difesa della vita non è un'ideologia, è una realtà, una realtà umana che coinvolge tutti i cristiani, proprio perché cristiani e perché umani. Si tratta di agire sul piano culturale ed educativo per trasmettere alle generazioni future l'attitudine alla solidarietà, alla cura, all'accoglienza, ben sapendo che la cultura della vita non è patrimonio esclusivo dei cristiani, ma appartiene a tutti coloro che, adoperandosi per la costruzione di relazioni fraterne, riconoscono il valore proprio di ogni persona, anche quando è fragile e sofferente”.