Foto di Rina Ciampolillo
FPA ha presentato, in apertura del Forum PA 2024, una ricerca intitolata “L’impatto dell’intelligenza artificiale sul pubblico impiego”: il report evidenzia il forte impatto sul settore pubblico dell'adozione dell'IA, col 57% dei 3,2 milioni di dipendenti pubblici italiani "altamente esposto" a esso. Un'interazione che potrebbe tradursi sia in un arricchimento delle attività che nella sostituzione dei lavoratori.
FPA: "Il 57% dei dipendenti pubblici è altamente esposto all'IA"
L'80% del campione sopracitato potrebbe integrare l’intelligenza artificiale nel suo lavoro ottenendo notevoli miglioramenti, se adeguatamente formati, ma c'è un 12% di rischio di sostituzione, in particolare per 218.000 dipendenti appartenenti a professioni meno specializzate. Si potrebbe quindi arrivare alla terza ondata di trasformazione del settore pubblico negli ultimi 15 anni, dopo quella legata alla spending review nel 2007 e quella dovuta alla pandemia.
L'IA rappresenta quindi uno shock esterno a cui la PA è chiamata a rispondere e applicando il metodo Artificial Intelligenze Occupational Exposure di Edward Felten sull’esposizione occupazionale all’IA, il 57% dei dipendenti sarà quindi altamente esposto (circa 1,8 milioni di euro), con il 28% che risulta moderatamente impattato e un 15% solo minimamente influenzato. Tra le professioni più esposte ci sono assistenti e operatori esperti amministrativi, personale direttivo e non dirigente con funzioni amministrative, tecnici, ricercatori e tecnologi, dirigenti scolastici e docenti, avvocati e magistrati, architetti e ingegneri, dirigenti sanitari e professionisti sanitari.
L’approfondimento nei comparti svela che gli ambiti in prima linea sono le funzioni centrali e locali della PA, esposte nel 96,2% e del 93,5% dei casi, seguite dall’istruzione e ricerca (72,6%). La maggiore sinergia tra lavoro e intelligenza artificiale emerge soprattutto nell’istruzione e ricerca, dove la percentuale di personale ad alta complementarità con l’AI è il 91,9%. Il rischio sostituzione è particolarmente rilevante nelle strutture centrali della PA, dove tocca il 47,4% (92.859 unità), ma anche nelle funzioni locali (23,8%, 109.801 unità).
Gianni Dominici, Amministratore Delegato di FPA, ha dichiarato: “L’intelligenza artificiale sta tracciando i confini di un nuovo modo di concepire il lavoro pubblico. L’impatto nella PA sarà forte sia in termini qualitativi che numerici ed è destinato via via ad intensificarsi con i progressi delle soluzioni IA. Le professioni ad alta specializzazione come i ruoli direttivi, i dirigenti e i professionisti hanno un forte potenziale di collaborazione, mentre quelle poco specializzate e routinarie sono vulnerabili alla sostituzione, suggerendo la necessità di una riconsiderazione dei ruoli e di una riqualificazione per mitigarne gli effetti. La rivoluzione dell’IA rappresenta la ‘terza ondata’ di trasformazione per il settore pubblico degli ultimi 15 anni, dopo la spending review e la pandemia”.
Carlo Mochi Sismondi, Presidente di FPA, ha aggiunto: “Di fronte a un simile impatto, la pubblica amministrazione è chiamata ad una riforma strutturale. Serve una revisione dei processi di formazione, orientata allo sviluppo di competenze come creatività, adattabilità, pensiero critico e laterale e soft skill, che possono qualificare il lavoro liberato da mansioni ripetitive e routinarie. A livello organizzativo, bisogna abbandonare la logica gerarchica e burocratica per introdurre la flessibilità necessaria a gestire il cambiamento. Mentre la dirigenza è chiamata ad abbandonare la cultura dell’adempimento verso una per obiettivi e risultati”.