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Giorgetti al Forum Coldiretti: “Export agroalimentare oltre 70 miliardi, merito di tutta la filiera”

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Giorgetti al Forum Coldiretti: “Export agroalimentare oltre 70 miliardi, merito di tutta la filiera”

“Dieci anni fa l’export agroalimentare italiano era a 37 miliardi e ci chiedevamo se quota 50 fosse un obiettivo raggiungibile. Nel 2025 abbiamo superato i 70 miliardi: il merito è dell’intera filiera, dei produttori, delle imprese di trasformazione e di chi ogni giorno porta qualità e lavoro nel mondo”. Giancarlo Giorgetti sceglie il Forum Coldiretti per tirare le somme di un anno complesso, ma anche per lanciare un messaggio politico chiaro: l’Italia, dice, è tornata a contare.

Giorgetti al Forum Coldiretti: “Export agroalimentare oltre 70 miliardi, merito di tutta la filiera”

Davanti a una platea gremita di agricoltori, imprenditori e rappresentanti delle associazioni di categoria, il ministro dell’Economia alterna toni di orgoglio e prudenza. “Il Paese – spiega – ha dimostrato di saper fare squadra. L’agroalimentare è un simbolo della capacità italiana di competere senza rinunciare alla qualità. È un modello che può valere anche per l’intera economia.”

“Non siamo più nell’angolo”
Il passaggio politico arriva a metà del suo intervento. Giorgetti parla di una fase storica: “L’Italia – dice – arriva con un governo nel pieno dei suoi poteri e con stabilità. Non siamo più nell’angolo, non siamo la pecora nera dell’Europa. Abbiamo voce in capitolo e possiamo permetterci di parlare, perché abbiamo dimostrato di essere credibili e responsabili”.

Parole che risuonano come una risposta indiretta alle critiche europee sulla rigidità dei conti pubblici. “Chi ha sostenibilità finanziaria può discutere da pari a pari – prosegue –. Chi invece è nell’angolo, deve solo chiedere permesso.”
Per Giorgetti, le “missioni difficili e dolorose” affrontate negli ultimi anni – dalle emergenze energetiche alla pandemia – “si traducono oggi in una nuova autorevolezza italiana nei tavoli che contano”.

Il “miracolo” di Papa Leone
Poi il ministro sorride, torna al tono ironico che lo contraddistingue, e concede ai cronisti una battuta destinata a fare titolo: “Papa Leone ha fatto il miracolo.”
Una frase che rimanda al giorno prima, quando – all’indomani della visita di Leone XIII al Quirinale – Giorgetti aveva scherzato: “Se il Papa fa il miracolo, partoriamo la manovra. Se non lo fa, non la partoriamo”.

Ieri sera, all’uscita dal Forum Coldiretti, il ministro ha confermato con un sorriso: “Il miracolo è arrivato”. Un modo per dire che la legge di bilancio è quasi pronta, ma anche per stemperare le tensioni che accompagnano la sua stesura.
Dietro la battuta, resta però la sostanza: la manovra è un puzzle complicato, fatto di risorse limitate, richieste dei ministeri e vincoli europei.

“Parto da meno 80 miliardi”
“Prima ancora di decidere come allocare le risorse agli altri ministri – spiega Giorgetti – parto da meno 80 miliardi, che sono gli interessi sul debito da pagare ogni anno. È una delle spese più fastidiose, che tenderei a evitare.”
E aggiunge: “Per questo dobbiamo esultare quando lo spread scende a 80 o a 78, perché ogni punto in meno libera margini di bilancio.”

La riflessione è tecnica ma diventa politica. Il ministro difende l’approccio prudente dei conti pubblici: “È una scelta obbligata, non di conservatorismo. Solo mantenendo credibilità possiamo garantire tutele sociali, crescita e riduzione delle tasse.”

Taglio Irpef e incentivi ai rinnovi contrattuali
Nel cuore della manovra, Giorgetti colloca due capitoli chiave: il taglio dell’Irpef per il ceto medio e gli incentivi ai rinnovi contrattuali.
“Il governo vuole continuare a fare la propria parte – afferma –. Riduciamo l’Irpef dal 35% al 33% e favoriamo il rinnovo dei contratti di lavoro, perché crediamo che un aumento salariale negoziato e sostenibile possa alimentare i consumi e la fiducia delle famiglie.”

Un piano che, nelle intenzioni del ministro, punta a rafforzare il potere d’acquisto e a stimolare la domanda interna. “Quando le persone guadagnano di più – osserva – spendono e investono di più. È un circolo virtuoso, ma serve equilibrio: non possiamo fare regali che non possiamo permetterci.”

L’agroalimentare come simbolo della solidità italiana
Nel suo intervento, Giorgetti torna più volte sul successo dell’export agroalimentare. “Settantamiliardi non sono un traguardo casuale – sottolinea –. Dietro c’è un sistema che funziona, un intreccio virtuoso tra produzione, trasformazione e logistica. E c’è una reputazione, quella del ‘made in Italy’, che il mondo continua a premiare.”

Il ministro ringrazia Coldiretti e il mondo agricolo “per aver creduto nel Paese anche nei momenti difficili”, e indica il settore come “modello di crescita concreta e sostenibile”.

“L’Italia è credibile, e ora può parlare”
A fine serata, Giorgetti allarga lo sguardo al contesto europeo. “L’Italia è tornata un interlocutore credibile – ribadisce –. Non siamo più la pecora nera che deve giustificarsi, ma un Paese che discute da pari a pari con gli altri. La credibilità paga: è questa la vera forza economica.”

Il suo intervento si chiude tra gli applausi. Nessuna promessa eclatante, ma una linea chiara: responsabilità, stabilità, concretezza. E, come sempre, un pizzico di ironia per alleggerire i numeri. “Per ora – conclude con un mezzo sorriso – il miracolo di Papa Leone ha funzionato. Vediamo quanto dura.”

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