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Flotilla: gli attivisti sfidano il blocco israeliano, l'Italia avverte

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Flotilla: gli attivisti sfidano il blocco israeliano, l'Italia avverte

Una nuova flottiglia di attivisti internazionali ha deciso di sfidare il blocco navale imposto da Israele alla Striscia di Gaza. Le imbarcazioni, partite da un porto del Mediterraneo orientale, trasportano aiuti umanitari e un gruppo eterogeneo di militanti, medici e parlamentari europei. L’iniziativa, che richiama le missioni del 2010 culminate con l’assalto alla nave Mavi Marmara, riporta il Mediterraneo al centro della contesa politico-militare tra Israele e le reti di solidarietà pro-palestinesi.

Flotilla: gli attivisti sfidano il blocco israeliano, l'Italia avverte

Il ministero degli Esteri italiano ha diffuso una nota in cui “sconsiglia di proseguire il viaggio verso Gaza”. Roma sottolinea di aver preso atto del rifiuto, da parte di Israele, di consentire lo sbarco degli aiuti in un porto neutrale e avverte che “chi decide di andare avanti lo fa assumendosi in proprio tutti i rischi”. La Farnesina ha rafforzato il monitoraggio consolare, consapevole che a bordo vi sono anche cittadini italiani, ma ribadisce la linea di non incoraggiare azioni che possano degenerare in incidenti con la marina israeliana.

Gerusalemme accusa: «Missione provocatoria»
A Tel Aviv, il ministro Gideon Sa’ar ha liquidato l’iniziativa come “una missione provocatoria al servizio di Hamas”. Il governo israeliano insiste sul fatto che il blocco navale è una misura di sicurezza volta a impedire il traffico di armi verso la Striscia. L’esecutivo guidato da Netanyahu si dice pronto a impedire con ogni mezzo l’ingresso della flottiglia nelle acque di Gaza, evocando il rischio che la missione sia strumentalizzata come atto politico contro Israele più che come aiuto umanitario.

La questione giuridica e i precedenti
Il diritto marittimo internazionale offre un quadro controverso. Israele considera legittimo il blocco in tempo di guerra, in linea con alcune interpretazioni delle convenzioni internazionali, ma diverse organizzazioni per i diritti umani ne contestano la compatibilità con il diritto alla libera circolazione di beni e persone in territorio occupato. I precedenti, come quello del 2010, mostrano quanto possa essere alto il rischio di un’escalation violenta: allora, l’abbordaggio della Mavi Marmara da parte dei commandos israeliani provocò nove morti e una crisi diplomatica con la Turchia.

L’Europa tra prudenza e imbarazzo
Bruxelles osserva con cautela. L’Unione Europea, che fornisce la maggior parte dei fondi per la popolazione di Gaza, non sostiene la flottiglia e insiste sulla necessità di canali umanitari controllati. Tuttavia, la presenza di parlamentari di vari Paesi europei tra gli attivisti alimenta un dibattito interno che mette in difficoltà i governi nazionali. La vicenda mette in luce la difficoltà dell’Europa di coniugare la difesa dei principi umanitari con il mantenimento di rapporti strategici con Israele.

Il Mediterraneo come campo di prova geopolitico
La sfida della flottiglia dimostra come il conflitto israelo-palestinese si estenda oltre Gaza, trasformandosi in un banco di prova per la diplomazia mediterranea. Mentre gli Stati Uniti cercano di disegnare un nuovo assetto per la Striscia nel dopoguerra, le iniziative della società civile e di reti transnazionali di attivisti rimettono in gioco simboli e conflitti irrisolti. La questione dei corridoi marittimi per gli aiuti umanitari potrebbe diventare uno degli snodi delle future trattative, ma al momento resta sospesa tra la determinazione degli attivisti e la fermezza israeliana.

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