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Rottamazione quinquies, chi entra e chi resta fuori

- di: Jole Rosati
 
Rottamazione quinquies, chi entra e chi resta fuori
La nuova sanatoria fiscale apre a milioni di contribuenti ma esclude chi è decaduto dopo il 2022: ecco come funziona, chi potrà aderire e quali debiti non saranno ammessi.

Una linea sottile tra salvezza ed esclusione

Sarà la sanatoria fiscale più attesa degli ultimi anni, ma anche la più controversa: la rottamazione quinquies promette una via d’uscita per milioni di contribuenti schiacciati dai debiti fiscali, ma lascia fuori una parte rilevante di chi – per sfortuna o per rigidità normativa – è inciampato dopo il luglio 2022.

Da un lato, si apre la porta a chi ha carichi affidati all’Agenzia delle Entrate-Riscossione tra il 2000 e il 2023, compresi i decaduti dalle precedenti rottamazioni. Dall’altro, si chiude bruscamente per chi è decaduto da un piano di dilazione concesso negli ultimi due anni.

Una selezione netta, prevista dalla Legge 91 del 2022, che potrebbe trasformare un’operazione pensata per “fare giustizia fiscale” in una nuova frattura sociale. In gioco ci sono 130 miliardi di euro di crediti mai riscossi, ma anche centinaia di migliaia di vite sospese.

Una sanatoria da 130 miliardi (virtuali)

Il governo è pronto a varare la “rottamazione quinquies”, la quinta edizione della definizione agevolata delle cartelle esattoriali, che potrebbe trovare spazio nella prossima legge di bilancio.

L’obiettivo: sbloccare ben 130 miliardi di euro di carichi fiscali mai riscossi. Un tesoro inesistente nei fatti, ma utile come leva politica e contabile. L’idea è offrire un’uscita di sicurezza a milioni di contribuenti in affanno, tagliando sanzioni e interessi, e allo stesso tempo rimpinguare le casse dello Stato.

La misura rientra tra quelle più calde della trattativa sulla manovra autunnale. Il Mef è al lavoro per definire il perimetro dei beneficiari e la struttura dei pagamenti, che stavolta saranno più morbidi: si parla di rate dilazionate fino a dieci anni.

Chi potrà aderire alla nuova rottamazione

Potranno accedere alla sanatoria tutti i contribuenti con debiti affidati all’Agenzia delle Entrate-Riscossione tra il 1° gennaio 2000 e il 31 dicembre 2023. La platea comprende persone fisiche, imprese, professionisti e società.

Anche chi era decaduto da precedenti rottamazioni potrà rientrare, purché non ci siano cause di esclusione legate alla natura del debito o a irregolarità pregresse.

Per i contribuenti “pentiti”, la nuova formula consentirà il pagamento in massimo 120 rate mensili, senza sanzioni né interessi di mora. Una misura pensata per famiglie e partite Iva strette tra inflazione e crisi del potere d’acquisto.

Ma c’è un ostacolo pericoloso: l’articolo 15-bis

Una trappola normativa rischia di escludere molti contribuenti. L’articolo 15-bis della Legge 91/2022 prevede che chi è decaduto da un piano di rateizzazione dopo il 16 luglio 2022 non possa accedere a nuove agevolazioni automatiche.

Il principio è semplice: chi ha mancato i pagamenti dopo quella data, dovrà prima saldare tutte le rate scadute. Ma spesso si tratta di cifre ingenti, impossibili da pagare in un’unica soluzione.

Una rigidità che – denunciano sindacati e associazioni – rischia di rendere la sanatoria inaccessibile per migliaia di contribuenti. Le stime parlano di oltre 600mila soggetti potenzialmente esclusi.

La politica divisa: apertura o rigidità?

Il dibattito è aperto. Diversi partiti stanno spingendo per una revisione dell’articolo 15-bis o per una moratoria che consenta una dilazione straordinaria anche per i piani decaduti dopo il 2022.

“È assurdo offrire una sanatoria che non tiene conto della crisi sociale che stiamo vivendo”, ha dichiarato il senatore Massimo Garavaglia il 26 giugno. “Serve più equità, non burocrazia punitiva”.

Anche Confartigianato e CNA chiedono l’eliminazione del vincolo, definendolo “un ostacolo tecnico che rischia di vanificare un’occasione storica”.

Cosa resterà fuori dalla sanatoria

Non tutti i debiti saranno rottamabili. Restano esclusi:

  • Le somme da restituire all’UE per aiuti di Stato illegittimi
  • I debiti per danni erariali accertati dalla Corte dei Conti
  • Le multe penali e ammende per reati
  • I tributi locali non affidati all’AdER (es. IMU e TASI)
  • I carichi già definiti con precedenti rottamazioni e saldati o decaduti

Un’operazione a doppio taglio

Il Mef stima un incasso tra i 4 e 6 miliardi su tre anni. Una cifra modesta rispetto ai 130 miliardi iscritti a ruolo, ma realistica.

Resta però il dubbio etico: quante rottamazioni potrà reggere ancora il sistema senza minarne la credibilità?

“Ogni sanatoria genera un effetto di moral hazard. Bisognerebbe accompagnare queste misure con una riforma strutturale della riscossione”, ha osservato l’economista Giampaolo Galli, “altrimenti si premia solo chi aspetta il condono”.

In attesa della legge resta l’incertezza

La rottamazione quinquies potrebbe diventare una misura simbolo della prossima manovra. Ma per ora è solo un’ipotesi su carta.

La sua approvazione dipenderà dai conti pubblici, dalle trattative europee e dalla volontà politica di affrontare il tema fiscale non a colpi di deroghe, ma con una riforma strutturale.

Nel frattempo, milioni di contribuenti attendono risposte. La palla è in mano al Parlamento. E al coraggio di scegliere tra il compromesso e il cambiamento.

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