A Firenze la nuova mostra di Druid tra ceramiche, colore e segni zodiacali

- di: Samantha De Martin
 

FOTO: Druid, Ti ci devo portare, 2021, Acrilico e matita su carta, 29.7 x 42 cm | Courtesy l’artista

“Non inseguire chi sa dove trovarti”.
E ancora “Ti ci devo portare-migliore frase d’amore di sempre”. È vero. Basta seguire i moniti e gli aforismi di Emanuele Napolitano per ritrovarsi, al numero 5 di vicolo dell’Oro, nei colorati spazi del Gallery Hotel Art, a tu per tu con la prima personale fiorentina dell’artista romano, in arte Druid.

Accadrà da domani, 22 marzo, fino al 6 ottobre, in occasione della mostra And still they don’t believe it a cura di Valentina Ciarallo, a ingresso libero.

Solo le opere dell’artista visivo, pittore, video-maker e regista Druid, classe 1976 - che scrutano le mille forme e volti del contemporaneo mettendone in discussione i significati e restituendoci ogni volta uno sguardo nuovo, originale, diverso - potevano trasformare l’intera parete della sala colazioni del Gallery Hotel Art in una nostalgica cucina della nonna, ambiente tradizionale e familiare che poneva la parola al centro del focolare. Qui la collezione di oltre trenta piatti in ceramica vintage, prodotti appositamente per questa esposizione, prendendo spunto dalla lunga tradizione della ceramica toscana, accoglie i visitatori tra forme e dimensioni insolite. Ogni fondo del piatto riporta una frase o un disegno ironico in pieno stile “Druid”. E la parola scritta, che nasce dall’osservare e ascoltare l’altro, diventa la chiave di accesso della sua estetica.

La serie di vasellame è solo una delle chicche della bella esposizione che prende il titolo da un celebre brano a firma The Smiths, dei primi anni Ottanta.

Grazie al suo boutique hotel quattro stelle di vicolo dell’Oro, Lungarno Collection torna nuovamente a percorrere i sentieri dell’arte con un nuovo progetto che arricchisce la sua rosa di collaborazioni.

Spetta a Druid incantare clienti e visitatori attraverso l’uso del colore e del segno grafico, elementi che lo avvicinano ai grandi protagonisti delle avanguardie di inizio Novecento, da Henri Matisse a Paul Gauguin, da André Derain all’artista-poeta Jean Cocteau.

Il tratto del non-finito ha la pienezza del tutto, è incisivo ma libero, abbina campiture di colori puri e intensi dalla stesura piatta e dagli accostamenti arbitrari.

Allora i visitatori si lasciano guidare da un gusto di ispirazione orientaleggiante, caro ai post-impressionisti, che riecheggia tanto nelle forme quanto nei soggetti prescelti.

Negli spazi del Gallery Hotel Art, Druid seduce con un progetto originale, che abbraccia anche diverse opere inedite, come la serie di pitture dedicata ai dodici segni zodiacali. In questo oroscopo per immagini volti e simboli si rispecchiano in un suggestivo dualismo di colori e sagome. Ogni dipinto è accompagnato dalla predizione sul destino individuale, espressamente formulata dall’artista. Lo zodiaco è da sempre evocativo e affascinante, il mistero delle stelle incanta come anche le sue raffigurazioni. La posizione e il movimento dei corpi celesti può davvero influire in modo significativo sulla nostra personalità a tal punto da condizionare il nostro umore e cambiare le nostre giornate?

Oltre alla collezione di trenta piatti in ceramica vintage esposta per la prima volta, Emanuele Napolitano porta a Firenze l’immancabile serie dei disegni-vignetta nei quali immagina tempi e luoghi accendendo i riflettori sull’universo “donna”. In questa sottile e puntuale lettura dei comportamenti e delle relazioni sociali al tempo del web, lo stereotipo trova riscontro nel nostro immaginario. Attraverso una lettura corale la visione individuale si fa collettiva. Le donne ritratte da Druid sono sarcastiche, sicure di sé, e al tempo stesso fragili e malinconiche, avvolte nell’indipendenza-dipendenza verso l’altro sesso o verso il mondo che le circonda.

“50 % Human 50% Spritz”. Ecco un’altra delle espressioni che accompagnano le illustrazioni disegnate a matita, simili ad aforismi. Sono pensieri condivisi di esperienze vissute o da vivere sul filo di una nostalgica felicità e che quotidianamente l’artista pubblica sul  proprio profilo Instagram. Come un fil rouge, il rosso e il blu, tinte predilette da Druid, e colori del sangue arterioso e venoso, guidano il percorso.

“Welcome home, filthy animal”. “It’s called Karma, it is pronunced ha ha ha”.

Nessun risentimento da parte dei visitatori. Sono solo un assaggio delle pungenti riflessioni quotidiane, amaramente ironiche, che ridisegnano uno spazio di condivisione dell’immagine, cucendo un macro-ritratto della quotidianità che ci circonda.

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