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Italiano, cantiere e inclusione: così Fincantieri forma i lavoratori stranieri di Sestri Ponente

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Italiano, cantiere e inclusione: così Fincantieri forma i lavoratori stranieri di Sestri Ponente

C'è un momento in cui, dentro un grande stabilimento industriale, le parole diventano strumenti di lavoro e segni di riconoscimento. È accaduto ieri a Sestri Ponente, nello stabilimento di Fincantieri, dove quindici lavoratori stranieri delle ditte dell’indotto hanno ricevuto l’attestato di partecipazione a un corso di lingua italiana. Ma quello che hanno davvero ricevuto – e che ieri si è percepito con chiarezza – è qualcosa di più profondo: la possibilità di sentirsi parte, davvero, del luogo in cui ogni giorno lavorano.

Italiano, cantiere e inclusione: così Fincantieri forma i lavoratori stranieri di Sestri Ponente

Il corso, finanziato e promosso dalla Fondazione Fincantieri in collaborazione con la Società Dante Alighieri, è durato cinquanta ore: venticinque incontri da due ore ciascuno, svolti direttamente all’interno dello stabilimento. Il programma, pensato su misura per le esigenze di chi opera in cantiere, ha posto l’accento sulla comunicazione di base, la lettura, la comprensione della cartellonistica e le situazioni quotidiane più ricorrenti nei reparti. Ma l’obiettivo non era solo quello di migliorare l’efficienza o la sicurezza sul lavoro. Era anche – e forse soprattutto – un tentativo di costruire relazioni, creare ponti tra chi arriva da lontano e chi, quel posto, lo abita da sempre.

“Tra gli obiettivi principali, oltre al miglioramento delle competenze di conversazione e lettura – con focus su cartellonistica in cantiere – i partecipanti sono stati sensibilizzati sull’importanza dell’uso della lingua italiana per favorire una maggiore inclusione dal punto di vista lavorativo e sociale”, spiega il comunicato ufficiale. Alcuni di loro, a fine aprile, inizieranno un corso avanzato. A dimostrazione che l'integrazione non si improvvisa, ma si costruisce nel tempo.

Chi c’era: manager, sindacalisti, docenti e operai

Alla cerimonia di consegna degli attestati – che ha avuto il tono sobrio e concreto delle cose fatte bene – hanno partecipato molti volti noti del gruppo. C’era Fausto Recchia, presidente della Fondazione e Senior Vice President Defence and International Institutional Affairs di Fincantieri, che ha sottolineato il significato strategico dell’iniziativa. Con lui, Lorenza Pigozzi, direttrice della Comunicazione strategica del gruppo e membro del CdA della Fondazione, Alessio Belli, responsabile per lo sviluppo organizzativo, Massimo Canesin, direttore dello stabilimento di Sestri Ponente, e Rossella Bifero, HR Business Partner del sito. C’era anche Lorenzo Rocca, responsabile dei progetti linguistici della Società Dante Alighieri, che ha coordinato il corso e seguito i partecipanti passo dopo passo.

Presenti, e non solo simbolicamente, anche i rappresentanti sindacali della FIOM e della FIM, a testimonianza di una convergenza rara ma significativa tra direzione e rappresentanza dei lavoratori. Perché, come ha detto uno degli organizzatori, “insegnare una lingua è dare voce, non solo parole”.

everyDEI: l’inclusione che si fa cultura d’impresa
Il corso rientra nel programma everyDEI, lanciato da Fincantieri per fare della diversità, dell’equità e dell’inclusione “un pilastro della propria identità”. Ma qui, l’acronimo DEI (Diversity, Equity, Inclusion) non è uno slogan aziendale: è una direzione di marcia. Ogni cantiere, ogni aula, ogni spazio di lavoro diventa luogo in cui si parla di multiculturalità, disabilità, parità di genere, intergenerazionalità. Non come concetti astratti, ma come situazioni quotidiane, spesso non facili, da affrontare insieme.

“La cultura aziendale che vogliamo promuovere – spiegano – si basa sul rispetto e sull’inclusività, attraverso progetti ed eventi volti alla sensibilizzazione”. E se le parole possono costruire muri, insegnarle bene può servire a smontarli.

Un modello che cresce e si espande
L’esperimento di Sestri Ponente non è isolato. Altre due classi sono già attive nello stesso stabilimento e concluderanno i corsi tra aprile e maggio, portando a circa cinquanta il numero complessivo di lavoratori formati. L’interesse è alto, le adesioni continuano ad arrivare, e Fincantieri è pronta a replicare l’iniziativa anche in altri stabilimenti del gruppo. “Il successo dell’iniziativa e l’elevato numero di adesioni confermano il valore di questo progetto, che Fincantieri intende estendere progressivamente anche ad altri siti produttivi del Gruppo”, si legge nel comunicato.

Un nuovo corso, nel senso letterale del termine
Per la Fondazione Fincantieri, questo progetto rappresenta uno dei simboli più concreti del “nuovo corso” avviato negli ultimi mesi. Un corso che guarda meno ai numeri e più alle persone, che mette al centro non solo la produttività ma anche la dignità. “Con questa iniziativa – conclude la nota – la Fondazione Fincantieri rafforza la mission del suo nuovo corso, contribuendo in maniera concreta all’integrazione dei lavoratori stranieri attraverso l’accesso alla formazione linguistica”.

In un paese dove parlare italiano bene può voler dire ottenere un contratto, spiegarsi con un medico, o semplicemente chiedere indicazioni, insegnare la lingua non è un gesto neutro. È un atto politico, culturale, umano. E, in questo caso, anche industriale.

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