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CNEL-Istat: crescono gli occupati, restano le disuguaglianze di genere e territoriali

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
CNEL-Istat: crescono gli occupati, restano le disuguaglianze di genere e territoriali

Il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (Cnel), in collaborazione con l’Istat, ha pubblicato il primo numero del Bollettino ufficiale dedicato al mercato del lavoro. L’iniziativa mira a fornire uno strumento oggettivo di lettura dei dati, libero dalle strumentalizzazioni del dibattito politico e sindacale, e si inserisce in un momento particolarmente rilevante, anche in vista del referendum promosso dalla Cgil previsto per il mese di giugno.

CNEL-Istat: crescono gli occupati, restano le disuguaglianze di genere e territoriali

Il primo numero del Bollettino si intitola significativamente “L’offerta di lavoro nel 2024: donne, giovani e territori”, segnalando fin da subito un cambio di prospettiva: al centro dell’analisi non c’è tanto la domanda di lavoro da parte delle imprese, quanto la capacità del sistema di generare forza lavoro occupabile. È questo l’esprit de finesse che emerge dal documento: la difficoltà attuale non risiede tanto nella presenza di un esercito di disoccupati, ma piuttosto nella crisi dell’offerta di lavoro qualificata, in grado di rispondere ai bisogni del sistema produttivo.

Nel 2024, l’Italia ha registrato un aumento degli occupati, anche se con una crescita più contenuta rispetto al 2023. Il totale degli occupati ha raggiunto quota 23 milioni e 932 mila unità, con un incremento di 352 mila posti di lavoro su base annua. Un dato che conferma la tendenza positiva degli ultimi anni, ma che lascia ancora molte zone d’ombra, soprattutto se osservato alla luce delle disparità di genere e territoriali.

Disparità persistenti tra uomini e donne

Nonostante l’aumento dell’occupazione, le differenze di genere rimangono marcate. Il tasso di occupazione femminile continua a restare significativamente più basso rispetto a quello maschile, e il divario è ancor più pronunciato se si osserva la condizione delle donne straniere. Mentre i maschi stranieri registrano un tasso di occupazione superiore a quello degli italiani (ma anche un tasso di disoccupazione più elevato), le donne straniere risultano in una posizione di maggiore vulnerabilità: il loro tasso di occupazione è inferiore rispetto a quello delle italiane, mentre quello di disoccupazione è quasi doppio.

Tuttavia, il Bollettino segnala un miglioramento sul fronte femminile: il tasso di disoccupazione tra le donne è diminuito di 1,5 punti percentuali rispetto all’anno precedente. Un dato incoraggiante, ma non ancora sufficiente per colmare il gap rispetto alla media europea, dove l’Italia resta fanalino di coda per l’occupazione femminile.

Un Paese a due velocità: il nodo del divario territoriale

L’analisi territoriale ripropone una dinamica ormai ben nota: le regioni del Centro-Nord si attestano sopra la media nazionale e si avvicinano agli standard europei, mentre il Mezzogiorno continua a faticare. Tuttavia, nel 2024 si segnala un’inversione di tendenza positiva per il Sud, con un incremento del tasso di occupazione di 1,1 punti percentuali. In particolare, la Sicilia (+1,9 punti) e la Sardegna (+1,6 punti) registrano una crescita più marcata. Performance brillanti si osservano anche in Piemonte (+1,9) e in Toscana (+1,6), confermando la vitalità di alcuni territori in grado di attrarre investimenti e generare nuova occupazione.

La questione del part-time involontario

Un altro nodo critico riguarda il part-time, in particolare quello “involontario”, ovvero accettato per assenza di alternative. Questo tipo di occupazione, diventato oggetto di classificazione ufficiale, è in costante crescita e riflette una precarizzazione nascosta del lavoro. Il part-time involontario colpisce in misura maggiore le donne e i giovani, contribuendo a tenere basso il numero di ore lavorate pro capite e limitando la capacità di reddito delle famiglie.

Il Bollettino del Cnel e dell’Istat offre una fotografia del mercato del lavoro più equilibrata e realistica rispetto ai racconti spesso parziali del dibattito pubblico. Se da un lato i dati mostrano un Paese in miglioramento, con segnali incoraggianti in termini di occupazione e riduzione della disoccupazione, dall’altro mettono in luce criticità profonde, che non possono essere ignorate: il persistere del divario di genere, la difficoltà delle donne straniere, il ritardo del Sud e la diffusione del lavoro precario. Sono sfide strutturali che impongono scelte politiche coraggiose e orientate all’equità, affinché la crescita non resti solo un dato statistico, ma si trasformi in reale benessere diffuso.

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