Finanza: ondata di acquisizioni "made in Usa" investe la Gran Bretagna

- di: Brian Green
 
Mai sorprendersi quando si entra nei tortuosi sentieri dell'economia e della finanza dove tutto e il suo esatto contrario possono passare dal combattersi all'allearsi. È solo il primo pensiero che viene fuori apprendendo dell'ennesima acquisizione che si è appena perfezionata e che vede Philip Morris International (PMI) impegnata in un nuovo tipo di concentrazione industriale verticale. La spiegazione di questa definizione sta nel fatto che il produttore americano di Marlboro è sul punto di acquisire Vectura, azienda farmaceutica britannica che produce, tra l'altro, inalatori per l'asma.

Quindi, potrebbe dire qualcuno maliziosamente, si chiude il cerchio partendo dalle sigarette, che causano malattie respiratorie, per finire alla strumentazione medicale che le cura.
La notizia è stata ufficializzata il 12 agosto, quando il consiglio di amministrazione di Vectura ha giudicato - come gli analisti, d'altra parte, avevano dato per molto più che probabile - "equa e ragionevole" l' offerta pubblica di acquisto di Philip Morris International a 1,1 miliardi di sterline (1,3 miliardi di euro), raccomandando agli azionisti di votare a favore.
Una decisione che spiana la strada all'acquisizione e che ha scioccato chi, come gli enti e le associazioni che si battono per la salute pubblica, associa il fumo ad alcune gravi patologie. Il concetto è sempre lo stesso, anche se formulato con parole diverse: è assurdo che una azienda che produce sigarette possa lucrare ulteriormente fornendo cure a persone che essa stessa contribuisce a fare ammalare.

Ma l'operazione di capitale di Philip Morris, al di là di ogni considerazione etica, è assolutamente legale ed è solo l'ultima di una serie che sta interessando valanga il Regno Unito. Nei primi sette mesi dell'anno - secondo alcune società che raccolgono dati finanziari - ci sono state quasi 2.500 acquisizioni di società britanniche, il livello più alto dal 1998.
Volendo quantificare queste operazioni, il valore complessivo è stato di 168 miliardi di euro (circa 198 miliardi di dollari), il livello più alto dal 2007, l'anno prima della grande crisi finanziaria. E, altro dato rilevante, la quasi totalità delle società che comprano viene dagli Stati Uniti.
Questa tendenza si sta confermando anche in estate: da giugno i supermercati Morrisons sono nel mirino dei fondi di investimento americani Fortress e Clayton Dubilier & Rice, che se li stanno contendendo per una cifra che supererà i 7 miliardi di euro.

Altra ''preda'' molto appetibile per possibili acquirenti americani è la Meggitt, che produce componenti per aerei e centrali elettriche. Lunedì Ultra Electronics, un fornitore della Royal Navy (la Marina militare britannica), è stata acquistata dal suo concorrente americano Cobham per 2,6 miliardi di sterline. Appena qualche mese fa - il marzo di quest'anno - la società di sicurezza privata G4S è entrata nel portafoglio dell'americana Allied Universal per 3,8 miliardi di sterline. L'ondata di acquisizioni sta interessando tutti i settori, anche aziende di medie dimensioni. Ma questo è un fenomeno che è diventato globale. Fusioni e acquisizioni nei soli primi sette mesi dell'anno hanno toccato l'ammontare di 3,6 trilioni di dollari, superando il precedente record del 2007 (2,9 trilioni di dollari). Operazioni agevolate anche dai bassi tassi di interesse, che hanno reso facile come non mai prendere in prestito denaro a buon mercato. Con la conseguenza scontata che il settore del venture capital ne beneficia, aumentando il numero di operazioni.
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