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Unicredit scende al 2% in Generali: dismissione in corso

- di: Marta Giannoni
 
Unicredit scende al 2% in Generali: dismissione in corso
Unicredit scende al 2% in Generali: dismissione in corso
Tra voci, utili e strategie: Orcel (foto) conferma l’uscita progressiva da “Leone di Trieste” mentre Commerzbank resta una scommessa forte.

UniCredit ha ridotto la propria partecipazione in Assicurazioni Generali fino a circa il 2%. Il movimento completa un percorso avviato nei mesi scorsi: dal 6,7% di aprile al 5% circa in luglio, fino al livello attuale. La banca riconduce la scelta a una valutazione di non strategicità dell’investimento e alla volontà di concentrare capitale ed energie su leve considerate più affini al core business.

Un passo indietro nella partecipazione

La progressiva discesa nel capitale del Leone ricalca un copione annunciato. La funzione dell’investimento è stata trattata come finanziaria, non industriale: utile per una fase, ma destinata a essere progressivamente smobilizzata. Con la soglia oggi al 2%, l’incidenza nelle dinamiche di governance del gruppo triestino si assottiglia e l’azione di voto perde peso rispetto alle assemblee passate.

Perché questa discesa

Nel disegno del gruppo guidato da Andrea Orcel la cessione di quote Generali è coerente con tre obiettivi: massimizzare i ritorni dall’uscita graduale, preservare la disciplina capitale-costi e liberare risorse per priorità più redditizie. Il management ha indicato come riferimento un rendimento sul capitale tangibile attorno al 20%, ritenuto sostenibile grazie a efficienza operativa e gestione prudente del rischio.

Titoli, voti e influenza

Quando la partecipazione era più elevata, UniCredit ha esercitato il proprio voto nei passaggi chiave di rinnovo del consiglio, sostenendo una lista di minoranza alternativa alla maggioranza. Con la riduzione sotto soglie rilevanti, tale potere di influenza si ridimensiona. Per gli osservatori questo sposta il profilo della banca da azionista attivo a semplice investitore finanziario rispetto a Trieste.

Il quadro più ampio: Orcel e le altre scommesse

La dismissione del Leone va letta insieme agli altri tasselli del piano. In Italia l’obiettivo è accelerare, ma non a qualsiasi costo. Sulle M&A, la linea è pragmatica: opportunità selettive e sostenibili. Sul fronte tedesco resta d’attualità il dossier Commerzbank, parte di una strategia europea che mira a consolidare presenza e ricavi in mercati adiacenti.

“Il futuro di UniCredit non dipende solo dalle acquisizioni: puntiamo a crescita organica, efficienza e ritorni sostenibili”, ha ribadito Andrea Orcel, indicando nella combinazione di disciplina costi/ricavi e solida posizione patrimoniale la chiave per difendere il profilo reddituale del gruppo.

Implicazioni e scenari futuri

  • Uscita totale possibile: se il ritmo di cessione sarà mantenuto, non è esclusa una completa chiusura della posizione.
  • Capitale da riallocare: i proventi liberati possono sostenere crescita organica, tecnologia e sviluppo commerciale nei mercati core.
  • Messaggio al mercato: la mossa riduce l’incertezza su un partecipato storicamente sensibile, restituendo al titolo un profilo più pulito rispetto a interventi assembleari.
  • Europa nel mirino: tra Italia e Germania, il perimetro competitivo della banca si muove lungo direttrici contigue, con attenzione a scale e sinergie realistiche.

Più di un semplice aggiustamento

Il passaggio al 2% in Generali è più di un semplice aggiustamento: sancisce l’attuazione di una dismissione annunciata e la volontà di concentrare il perimetro su attività a maggior contributo strutturale. Tra crescita organica, rigore operativo e opzioni europee, UniCredit sceglie di giocare la partita bancaria in prima persona, non più nel ruolo di azionista influente del Leone. 

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