Il Ceo di Mps rivendica la natura di mercato dell’operazione su Mediobanca, rassicura sull’influenza dei grandi soci Delfin e Caltagirone e definisce il Leone un tassello per la bancassicurazione. Ma la nuova mappa dei poteri alza il volume sulla governance.
Luigi Lovaglio (foto) ha scandito due messaggi: Mediobanca resterà indipendente nelle scelte industriali e la partecipazione in Generali è uno strumento strategico da usare con criteri economici, non politici. In audizione parlamentare ha chiarito che l’esposizione verso il Leone diversifica i ricavi ma dovrà remunerare il capitale impiegato, con ritorni corretti per il rischio. In più, ha rivendicato l’operazione Mediobanca come “ampiamente di mercato”, sostenuta da un’ampia platea di fondi e non eterodiretta dai soci di riferimento.
“La partecipazione in Generali offre diversificazione, ma deve creare valore e giustificare il capitale allocato”, ha detto Lovaglio, indicando che la logica di gestione sarà insieme industriale (bancassicurazione) e finanziaria (rendimento per gli azionisti).
Cosa ha detto Lovaglio, senza giri di parole
Dopo l’Opas su Mediobanca, Mps ha raccolto circa l’86% delle adesioni a fine settembre. In dote arrivano la merchant bank e circa il 13,2% di Generali. In parallelo, i due poli alternativi a Mediobanca — Delfin e Caltagirone — si sono rafforzati: insieme sfiorano il 28% del capitale del nuovo gruppo senese, mentre a Trieste la somma con la quota Mediobanca/Mps si attesta poco sotto il 30%. Tradotto: l’architettura del potere è cambiata e la governance del Leone sarà il terreno di prova del nuovo equilibrio.
Perché Generali è la cerniera del disegno
Il Leone è la cerniera industriale del progetto: bancassicurazione, wealth management, sinergie commerciali. Con la rinnegoziazione dell’accordo AXA nel 2026 all’orizzonte, la presenza qualificata in Generali può diventare leva negoziale per Mps-Mediobanca. Ma la rotta dichiarata è chiara: nessuna scorciatoia di potere, ogni mossa deve stare in piedi sul piano economico.
La domanda che agita Trieste: gli equilibri del cda
Ad aprile 2025 l’assemblea del Leone ha confermato vertici e impostazione di continuità. Da allora però la geografia degli azionisti si è spostata: Mps è primo socio tramite Mediobanca; Delfin e Caltagirone hanno aumentato il proprio peso; UniCredit si è rafforzata. Nel complesso, il baricentro si è spostato e la prossima stagione consiliare — tra comitati interni, possibili aggiustamenti organizzativi e dossier direzione generale — sarà il banco di prova.
Mediobanca, da trofeo a piattaforma
Per Mps, Mediobanca non è un trofeo ma una piattaforma: investment banking, advisory, wealth, il know-how che storicamente mancava a Siena. Da qui la linea: integrazione rapida e “pancia a terra”, con priorità a processi, persone e clientela private-corporate. Quanto a Banco Bpm, bene la collaborazione operativa (si pensi ad Anima), ma la priorità resta far funzionare Mediobanca dentro Mps.
Delfin e Caltagirone: influenza, non telecomando
Il punto sensibile è l’influenza dei grandi soci. Lovaglio ha ricondotto il dibattito alla concretezza: la banca è quotata, la maggioranza è in mano a fondi italiani e internazionali, e nessuno ha il telecomando. Il peso consiliare è cresciuto? Sì. Ma le scelte devono rispondere ai numeri: costi di integrazione, ritorni della quota in Generali, ricavi da investment banking e wealth.
Cosa guardare adesso
- Roadmap d’integrazione Mps–Mediobanca: tempi, sinergie, costo del rischio.
- Bancassicurazione: come evolve il dossier AXA 2026.
- Board e comitati del Leone: ruoli e pesi nel nuovo mix azionisti.
- Regolatori: conflitti d’interesse e stewardship.
- Mercato: sostenibilità del rendimento sul capitale.