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Via libera Bce a Caltagirone: quota Mps può toccare il 20%

- di: Bruno Coletta
 
Via libera Bce a Caltagirone: quota Mps può toccare il 20%
Via libera Bce a Caltagirone: quota Mps può toccare il 20%
Il gruppo romano conquista maggiore libertà nell’istituto senese e affila le armi: cosa cambia davvero per la banca e per lo scenario finanziario italiano.
 
(Foto: Franco Caltagirone).

La decisione della Banca Centrale Europea segna un nuovo punto di svolta nel risiko bancario italiano. Il gruppo Francesco Gaetano Caltagirone ha ricevuto l’autorizzazione ad aumentare la propria partecipazione in Monte dei Paschi di Siena (Mps) oltre il 10,2 %, con la possibilità teorica di raggiungere una quota vicina al 20 %. Si tratta di un passaggio cruciale che ridisegna equilibri e prospettive nell’alta finanza nazionale.

Un passo strategico nel risiko delle banche italiane

Attualmente, Caltagirone detiene già circa il 10,2 % del capitale di Mps, posizionandosi tra i principali azionisti. Con il via libera della Bce, potrà esercitare pienamente i diritti di voto e valutare un possibile incremento della partecipazione, precedentemente vincolata. L’autorizzazione restituisce quindi flessibilità d’azione all’imprenditore romano, che potrebbe scegliere se consolidare il proprio ruolo nel capitale o restare in posizione di osservazione strategica.

La mossa assume rilievo anche per la recente integrazione tra Mps e Mediobanca, culminata con l’86,3 % del capitale dell’istituto milanese in mano senese. Un contesto che amplifica la rilevanza di ogni singolo azionista rilevante e che accende i riflettori sul nuovo equilibrio di governance del gruppo bancario.

Quali limiti e quali scenari si aprono

Nonostante il via libera, la Bce ha posto alcune condizioni. Caltagirone dovrà mantenere lo status di investitore finanziario e non potrà presentare liste per la nomina della maggioranza del consiglio di amministrazione finché la quota resterà oltre il 10 %. Potrà tuttavia sostenere candidature o proporre liste di minoranza, come avvenuto in passato nel rinnovo del board di Mediobanca.

Gli scenari che si aprono sono diversi:

  • una strategia di lungo periodo che miri a un consolidamento progressivo fino alla soglia del 20 %,
  • un approccio più prudente, volto a valorizzare l’investimento in vista di una futura rivalutazione dei titoli,
  • un possibile ruolo attivo nel rinnovo del board di Mps previsto per l’assemblea di aprile.

Implicazioni per Mps e il piano industriale

Il ceo di Mps, Luigi Lovaglio, è impegnato nella stesura del nuovo piano industriale Mps-Mediobanca, che dovrà essere presentato entro marzo alla Bce. Parallelamente, Alessandro Melzi d’Eril, amministratore delegato di Mediobanca, sta lavorando sui cantieri operativi dell’integrazione tra i due istituti. In questo quadro, la presenza di Caltagirone e Delfin – che detiene il 17,5 % – rappresenta una forza stabilizzante ma anche un elemento potenzialmente influente sulle scelte future.

La partita della governance, dunque, si giocherà non solo sul piano delle strategie industriali, ma anche su quello dei rapporti di potere interni. Ogni passo sarà valutato da Francoforte con estrema attenzione, soprattutto in vista del rinnovo dei vertici di Siena.

Mercato e valutazioni: gli analisti guardano con maggiore attenzione

La reazione del mercato è stata positiva. Diversi analisti hanno alzato le loro valutazioni su Mps: Jefferies indica un target di 9,3 euro per azione, mentre Intermonte sale a 10,5 euro, contro i 7,58 euro della chiusura più recente. L’autorizzazione della Bce è vista come un segnale di fiducia nella solidità dell’istituto senese, rafforzato dal successo dell’Opas su Mediobanca.

Per il gruppo Caltagirone, che ha sempre mantenuto un approccio finanziario e non industriale, la possibilità di aumentare la quota rappresenta un’opzione tattica preziosa. La banca, invece, si gioca ora la credibilità del suo piano di rilancio, atteso dal mercato come la vera cartina di tornasole del nuovo corso.

Quali rischi restano sulla strada

Restano tuttavia alcuni fattori di rischio. L’aumento della partecipazione non implica controllo diretto né influenza automatica. I vincoli regolamentari restano stringenti, e la sfida principale di Mps sarà migliorare redditività e competitività in un contesto ancora difficile. Inoltre, l’integrazione con Mediobanca è un processo complesso, che richiede sinergie culturali e operative non facili da realizzare.

Un altro elemento da non sottovalutare è la concorrenza nel sistema bancario nazionale, dove Bper, Banco Bpm e Unicredit stanno ridefinendo i propri perimetri di influenza. In questo scenario, l’ingresso più deciso di Caltagirone potrebbe avere anche un effetto difensivo per Mps, mettendola al riparo da eventuali future scalate.

Una mossa ad alto potenziale

Il via libera della Bce a Caltagirone segna dunque una nuova tappa del risiko bancario italiano. L’imprenditore romano dispone ora di un strumento strategico potente per consolidare la propria posizione in una delle banche più antiche e simboliche d’Europa. Ma la partita resta aperta: solo il tempo dirà se questa mossa sarà l’inizio di una nuova stagione per Mps o l’ennesimo capitolo di un equilibrio instabile tra potere finanziario e vigilanza europea.

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