Non sappiamo, al di là delle spiegazioni fornite dopo il putiferio di reazioni seguite al suo intervento in aula alla Camera, quali siano le effettive ragioni che hanno spinto Piero Fassino a sventolare il cedolino relativo alle sue indennità mensili da deputato (4.718 euro mensili netti), sostenendo che, in fondo, non possono essere fatte passare per uno ''stipendio d'oro''.
Fatto sta che le sue parole hanno avuto, a livello mediatico, l'impatto di una palla da bowling lanciata contro un servizio di cristalleria, mandando in frantumi l'immagine di politico assennato che Fassino si era costruita nell'arco di molti anni. Insomma, Fassino sembra essere andato, come scrisse Fabrizio De André, alla guerra, ma non capiamo contro chi o cosa, intuendo forse, come scrisse Fabrizio De André, che ''il tempo non ti sarebbe bastato a chiedere perdono per ogni peccato'', come quelli che vengono sempre addossati ai politici, dai tempi in cui il primo homo erectus cercò di convincere gli altri che lui era il migliore per guidarli.
Ripetiamo: non è facile comprendere il fine recondito della sortita di Fassino (fatta in dissenso con il suo partito, il Pd), ma soprattutto resta indecifrabile la tempistica, considerato che, in questi giorni, il Paese si sta confrontando con un tema delicato quale quello del reddito di cittadinanza e, con uno spettro più ampio, dell'indigenza che colpisce vaste fasce della popolazione.
La strana guerra di Piero (Fassino)
La povertà, al di là delle stupidaggini profferite a suo tempo dai Cinque Stelle (sul fatto che l'RdC segnava la sua sconfitta) si batte dando lavoro e opportunità, non sostenendo economicamente singoli o nuclei familiari senza dare altra prospettiva che non sia quella della sopravvivenza. Anche per questo è un tema da affrontare con delicatezza, perché, essendo diventato oggetto di scontro ideologico e politico, ogni parola, ogni affermazione può dare la stura a reazioni uguali o contrarie.
Ma nel caso di Fassino è diverso perché - e torniamo a dire che non se ne capisce bene la scelta di parlarne oggi, ben sapendo il clamore che deriva sempre da un intervento in aula - dire al mondo intero che, in fondo, quasi cinquemila euro mensili sono uno stipendio normale non è chiarire, ma volere soltanto creare un ulteriore argomento di confronto. Che però, per definizione, si fa tra più soggetti, mentre oggi Fassino si ritrova da solo, quasi clamorosamente, a dire cose che forse anche altri suoi colleghi pensano, ma si guardano bene dal comunicare.
Anche perché, seppure l'esponente del Pd ha spiegato come molte delle voci delle sue competenze siano correttamente girate ad altri soggetti (il partito e i collaboratori, ad esempio), a rendere corposo lo ''stipendio'' di un deputato ci sono altre voci che sono prerogativa solo dei parlamentari e che, nel complesso, lo rendono molto corposo. Quali, ma ne citiamo solo alcuni (tacendo da sconti e altri ammennicoli cui si può accedere frequentando Montecitorio), i sostanziosi contributi alle spese telefoniche o le esenzioni per quelle di viaggio.
Che, nel bilancio di un parlamentare, non sono affatto da trascurare.
Però, non volendo fare i conti in tasca all'on.Fassino e ai suoi colleghi, resta evidente che affrontare oggi questo argomento non fa che allargare il solco che c'è tra la classe dei parlamentari (di tutti gli schieramenti) e il resto del popolo che forse comincia a essere stufo dello spettacolo offerto quotidianamente dalla politica, che sembra vivere in una dimensione di totale disinteresse per i problemi della gente normale. Quella che guarda con timore allo scorrere dei giorni, temendo l'arrivo delle bollette o nella paura di una emergenza che costringa ad attingere ai risparmi messi da parte, sempre che ne ce siano.