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Europa sotto attacco commerciale: i dazi annunciati dagli USA mettono in crisi il settore auto

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Europa sotto attacco commerciale: i dazi annunciati dagli USA mettono in crisi il settore auto

L’annuncio di Donald Trump sull’introduzione di dazi doganali del 25% sulle auto europee esportate negli Stati Uniti, previsto a partire dal 2 aprile, rischia di innescare una nuova e pesante crisi commerciale tra le due sponde dell’Atlantico. La notizia, diffusa ieri sera, ha avuto un impatto immediato sui mercati, colpendo in modo diretto uno dei comparti più strategici per l’economia del Vecchio Continente: l’automotive. Ma al di là delle perdite finanziarie, l’episodio rappresenta un segnale politico forte, che riapre la discussione sul protezionismo americano e sulle debolezze strutturali dell’Unione Europea in tema di politica commerciale.

Europa sotto attacco commerciale: i dazi annunciati dagli USA mettono in crisi il settore auto

Nel dettaglio, Trump – che punta a un ritorno alla Casa Bianca – ha dichiarato che “è ora di difendere i lavoratori americani dall’aggressività commerciale dell’Europa”, presentando la misura come parte integrante del suo programma economico. Una misura che, se adottata, colpirebbe milioni di veicoli esportati ogni anno, con conseguenze a catena sulle fabbriche, i fornitori e l’occupazione in Europa.

I mercati reagiscono: crollo dei titoli automobilistici

La reazione delle Borse europee è stata immediata e violenta. A Milano, Stellantis ha perso oltre il 5% in una sola seduta, mentre il comparto auto in generale ha lasciato sul terreno più del 3% in media. In Germania, Mercedes ha registrato un calo del 5,5%, BMW del 4,5%, Volkswagen del 4% e Porsche del 4,9%. Unico a contenere parzialmente i danni è stato il titolo Renault, con un meno 0,6%.

Non si tratta solo di reazioni emotive. L’automotive rappresenta una delle colonne portanti del tessuto industriale europeo. I margini sono già sotto pressione per l’aumento dei costi delle materie prime, la transizione elettrica, la concorrenza asiatica e ora si aggiunge questa nuova incognita commerciale. In molti casi, le aziende europee producono negli USA per servire il mercato locale, ma i legami tra forniture, componentistica e ricerca restano fortemente interconnessi con il continente europeo.

L’UE promette una risposta ma cerca l’equilibrio

A Bruxelles, l’allarme è suonato forte. La vicepresidente della Commissione europea Teresa Ribera ha definito l’annuncio di Trump “una pessima notizia”, precisando che l’Europa risponderà “in modo proporzionato e mirato, senza alimentare una guerra commerciale ma nemmeno restando in silenzio”.

Il rischio è quello di un’escalation simile a quella vista negli anni della presidenza Trump, quando lo scontro sui dazi coinvolse anche l’acciaio e l’alluminio. Allora, l’Europa reagì con tariffe contro prodotti simbolici del Made in USA, come il bourbon e le motociclette Harley-Davidson. Questa volta però, la posta in gioco è più alta, e il contesto geopolitico – con la guerra in Ucraina, la rivalità con la Cina e l’incertezza energetica – impone maggiore cautela.

La Commissione ha già avviato una consultazione interna per valutare le opzioni disponibili. Tra queste, la possibilità di rivolgersi all’Organizzazione mondiale del commercio, oppure di applicare contromisure temporanee in attesa di una soluzione diplomatica.

Le industrie in allarme: un danno anche per gli USA

A prendere posizione è stata anche Acea, l’associazione dei costruttori europei d’automobili, che ha lanciato un appello al pragmatismo: “I dazi non solo colpirebbero le aziende europee, ma danneggerebbero anche la produzione americana, che dipende in larga parte da componenti europei e da investimenti incrociati”. Secondo Acea, la misura non tiene conto dell’altissimo livello di integrazione tra le filiere industriali dei due continenti.

La portata della minaccia è tale da aver allertato anche gli ambienti economici americani, soprattutto nei territori dove sorgono impianti produttivi legati a marchi europei. “La vera vittima sarebbe il consumatore americano”, osservano alcuni analisti di Wall Street, “costretto a pagare di più per meno scelta”.

Un banco di prova per la sovranità economica europea

L’episodio conferma una verità che in molti temevano: la cooperazione transatlantica non è più un fatto acquisito. Le turbolenze internazionali, le elezioni americane, le fragilità interne all’Unione stanno ridefinendo gli equilibri e costringendo l’Europa a rivedere la propria postura strategica.

Il rischio, sempre più concreto, è che l’Europa rimanga schiacciata tra due fuochi: da un lato gli USA, che non esitano a usare lo strumento dei dazi come leva politica, dall’altro la Cina, che continua a espandere la sua influenza commerciale in settori chiave come le batterie e i microchip.

Mai come oggi, l’Europa si trova davanti a un bivio: difendere il proprio spazio economico senza rinunciare alla cooperazione internazionale. Ma per farlo, servono scelte rapide, unitarie e coraggiose. Il tempo delle attese, probabilmente, è finito.

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