• Intesa Nov 24 8501

Xi si scopre paladino del libero mercato. L’Ue ascolta

- di: Jole Rosati
 
Xi si scopre paladino del libero mercato. L’Ue ascolta
Colloqui Pechino-Bruxelles mentre Trump alza muri: la Cina si propone come rifugio degli investimenti. E l’Europa comincia a riflettere.
________________________________________
Xi incontra le multinazionali: “Credere nella Cina significa credere nel domani”
Mentre gli Stati Uniti guidati da Donald Trump sferrano un attacco sistematico contro il libero commercio mondiale, tra dazi, minacce e ricatti geopolitici, la Cina di Xi Jinping (foto) prova a capitalizzare il caos. A Pechino il presidente cinese ha incontrato circa 40 top manager di multinazionali americane ed europee – tra cui rappresentanti di Siemens, BASF, Volkswagen, Apple e BlackRock – lanciando un appello destinato a far rumore: “La Cina è stata, è e sarà sicuramente una destinazione ideale, sicura e promettente per gli investimenti stranieri. Credere nella Cina significa credere nel domani”.
Una frase che, se pronunciata anche solo due anni fa, sarebbe sembrata paradossale. Ma nell’era di un’America ostile alla globalizzazione, sempre più ripiegata su sé stessa e guidata da un estremismo economico e ideologico senza precedenti, il Dragone tenta di presentarsi come il nuovo garante della stabilità e dell’apertura. “Investire in Cina significa investire nel futuro”, ha ribadito Xi, promettendo di “difendere il multilateralismo” e combattere il “disordine mondiale”.
________________________________________
Colloqui tra Wang e Sefcovic: “Dialogo schietto e pragmatico”
Parallelamente, a pochi isolati di distanza, il ministro cinese del Commercio Wang Wentao ha ricevuto il commissario europeo Maroš Šefčovič, titolare del dossier Commercio e sicurezza economica. I due hanno avuto – secondo il comunicato ufficiale di Pechino – “uno scambio di opinioni schietto, approfondito e pragmatico” sui rapporti commerciali bilaterali.
L’incontro si inserisce in una fase delicata per l’Unione europea, presa di mira dai dazi di Trump e definita più volte dal presidente americano come “un parassita strategico che approfitta degli Usa”. Il commissario Šefčovič, da tempo in prima linea nel cercare un riequilibrio dei rapporti transatlantici, ha evitato dichiarazioni ufficiali, ma fonti diplomatiche europee confermano che Bruxelles guarda con interesse a ogni possibile diversificazione, anche verso Pechino.
________________________________________
Un’Europa spinta verso Oriente dalla furia protezionista americana
Il nuovo ciclo trumpiano, segnato da una visione neocoloniale delle relazioni economiche (dalla Nato alla Groenlandia, fino alle interferenze nei mercati energetici), costringe l’Ue a rivalutare l’equilibrio tra vincoli politici e interessi economici. Con la guerra commerciale tra Washington e Pechino ormai fuori controllo, la Cina si presenta come un’alternativa “ragionevole”, pur nel suo modello autoritario e dirigista.
“Non possiamo permetterci di restare spettatori mentre gli Stati Uniti sabotano le fondamenta del commercio globale”, ha dichiarato in forma anonima un diplomatico europeo presente a Pechino. Il concetto è chiaro: se l’America diventa inaffidabile, l’Europa deve guardare altrove.
________________________________________
Il paradosso cinese: autoritarismo politico, ma apertura economica
Resta il nodo della credibilità cinese. Un Paese che reprime il dissenso, controlla i capitali, censura l’informazione e minaccia Taiwan non è certo l’emblema della libertà. Tuttavia, nella logica spietata dei mercati, contano più i margini di profitto che la coerenza ideologica.
Xi Jinping lo sa bene e punta tutto sulla stabilità interna, sulla pianificazione statale e sulla sua narrazione: quella di una Cina affidabile, pragmatica e pronta a offrire opportunità a chiunque accetti le sue regole. In fondo, l’America di Trump ha smesso di proporre alternative.
________________________________________
Una porta si chiude, un portone si apre?
È presto per dire se l’Ue svolterà davvero verso Oriente. Ma l’incontro Wang-Šefčovič e l’evento con le multinazionali segnano un cambio di atmosfera. In un mondo dove le democrazie occidentali tradiscono i loro principi fondanti, l’autocrazia cinese si propone come rifugio per capitali e imprese.
Un paradosso storico, ma anche una finestra strategica. L’Europa deve decidere se subirlo o governarlo.



Notizie dello stesso argomento
Trovati 71 record
Pagina
1
02/04/2025
Mercati globali in tensione: Borse europee in calo e oro ai massimi storici
Le Borse europee archiviano un’altra seduta sottotono, zavorrate dai timori per nuove tens...
02/04/2025
Osservatorio CRIF: il settore del mobile tra calo della domanda e incognita dazi USA
Il settore del mobile, osservato speciale dell’Osservatorio CRIF sulle imprese, si conferm...
02/04/2025
Bollette, pronto il bonus extra da 200 euro: ecco chi lo riceverà e come arriverà
L’Arera ha fissato le regole per il nuovo contributo straordinario destinato a milioni di ...
02/04/2025
Confindustria rivede al ribasso le stime sul PIL 2025: l’Italia rallenta tra dazi e incertezza globale
L’economia italiana rallenta e le stime di crescita per il prossimo anno vengono nuovament...
02/04/2025
Crédit Agricole aumenta la partecipazione in Banco BPM ma esclude l’OPA
Credit Agricole, già presente nel capitale di Banco BPM, ha ottenuto il via libera per aum...
02/04/2025
Generali Partner del Paese sulle grandi sfide contemporanee: Salute & Welfare e CatNat & Climate Change
Generali Italia affronta le grandi sfide del Paese in tema di Salute & Welfare e CatNat & ...
Trovati 71 record
Pagina
1
  • Intesa Nov 24 720