Al vertice Sco di Tianjin, il drago e l’elefante si tendono la mano: confini più stabili, voli diretti riattivati e un linguaggio di fiducia reciproca.
Un faccia a faccia che segna un cambio di stagione
Oggi, 31 agosto 2025, nella scenografica Tianjin Guest House, Xi Jinping e Narendra Modi hanno dato forma a un incontro destinato a pesare sulle dinamiche asiatiche. Dopo sette anni di distanza, i due leader hanno scelto il palcoscenico della Sco per un messaggio inequivocabile: Xi Jinping: “Cina e India sono partner, non rivali”. È un lessico che parla di reset e di orizzonte lungo, oltre gli attriti del passato.
Il presidente cinese ha spinto sull’immaginario, evocando la necessità di una “danza del drago e dell’elefante” come chiave di successo reciproco. Narendra Modi ha risposto con pragmatismo: Modi: “Siamo determinati a costruire rapporti fondati su fiducia, rispetto e sensibilità reciproca”. Parole che, in questa fase, valgono quanto un’agenda.
I temi concreti: confini, voli e pellegrinaggi
Alle dichiarazioni hanno fatto seguito segnali tangibili. La ripresa dei voli diretti tra i due Paesi sblocca canali economici e scambi umani rimasti a lungo compressi. È tornato possibile anche il pellegrinaggio al Monte Kailash, tassello dal forte valore simbolico per milioni di fedeli.
Resta centrale il dossier dei confini himalayani. Xi Jinping ha messo un punto fermo: Xi Jinping: “La questione del confine non deve definire l’intero rapporto”. Modi ha indicato il perimetro negoziale: Modi: “Cerchiamo una soluzione equa e reciprocamente accettabile”. In altre parole, gestione del rischio e de-escalation come prerequisiti per tutto il resto.
Una cornice geopolitica più ampia
L’incontro non vive nel vuoto. La Sco, alla sua venticinquesima edizione, raccoglie una platea di leader che fanno del multilateralismo la loro grammatica. In questo contesto, Pechino si propone come hub del Sud globale, mentre Nuova Delhi calibra con attenzione le proprie leve, anche alla luce delle turbolenze commerciali internazionali. La logica è chiara: diversificare i rischi e moltiplicare le opzioni.
Dietro i sorrisi, c’è un’agenda economica: filiere, energia, infrastrutture, sicurezza delle rotte e tecnologie strategiche. Se la bilancia commerciale è squilibrata, l’India prova a compensare con investimenti e accesso a capitali, mentre la Cina punta a stabilità regionale e mercati più prevedibili.
Il valore simbolico della danza
La formula della “danza del drago e dell’elefante” funziona perché unisce potenza e misura. Non è solo retorica: è la promessa di una convivenza competitiva ma gestita, in cui i due giganti possono trarre vantaggio da complementarità e interdipendenze. È un linguaggio che parla ai rispettivi pubblici interni e manda un segnale al resto del mondo.
Prove di multipolarismo
Il colloquio di Tianjin non cancella diffidenze né chiude i dossier aperti. Ma sposta l’asticella: meno logica del muro contro muro, più realismo cooperativo. Per Cina e India, essere “partner, non rivali” significa provare a scrivere insieme un pezzo di multipolarismo, senza rinunciare ai propri interessi nazionali. È una scommessa ambiziosa, che si misurerà sui fatti: confini stabili, scambi riattivati, canali politici aperti. Se questi tasselli terranno, la danza potrà continuare.