La Flotilla verso la Striscia: manovre di disturbo in mare, comunicazioni in tilt e nervi tesi. Gli attivisti: “andiamo avanti”. Roma e Madrid frenano, Londra sorvola con voli di sorveglianza da Cipro.
(Foto: iniziato l'abbordaggio israeliano della Flotilla. Tensione altissima).
La Global Sumud Flotilla è arrivata a ridosso della zona d’interdizione davanti a Gaza. In serata, il convoglio ha segnalato l’“alt” di unità israeliane e l’avvio di manovre di abbordaggio sulla nave ammiraglia Alma, mentre altre barche si tenevano in formazione elastica per evitare l’accerchiamento. Secondo gli organizzatori, le comunicazioni sono state disturbate per alcuni minuti, ma l’ordine a bordo resta uno solo: proseguire la rotta.
Numeri e rotta
Il gruppo – oltre 40 barche e circa 500 persone tra attivisti, giuristi e parlamentari – punta a raggiungere la costa di Gaza per sfidare il blocco navale e consegnare aiuti. Nel pomeriggio, alcune imbarcazioni hanno riferito di trovarsi tra 75 e 130 miglia nautiche dalla Striscia, variando l’assetto per non anticipare le mosse di intercettazione. In scia alle tensioni della scorsa settimana, droni avevano già colpito con granate stordenti e sostanze urticanti: nessun ferito, ma equipaggi in allerta.
Il quadro diplomatico
Italia e Spagna hanno accompagnato la traversata nella fase centrale per assicurare assistenza umanitaria, chiarendo però che non ci sarebbe stato coinvolgimento militare e che l’appoggio si sarebbe fermato ben prima della fascia di esclusione. Roma ha formalizzato lo stop all’escort una volta raggiunta la soglia di sicurezza; Madrid mantiene la disponibilità al soccorso solo fuori dall’area dichiarata pericolosa. Nel frattempo, Londra continua a sorvolare l’area da RAF Akrotiri, con missioni di sorveglianza legate anche alla ricerca degli ostaggi. Sull’acqua, unità israeliane sono in prontezza per intercettare: Tel Aviv rivendica la legittimità del blocco.
Voci dal mare
Sulla Karma, l’esponente dem Arturo Scotto ha descritto ore di frizione con unità non identificate e avvicinamenti senza luci prima dell’alba: “Siamo in stato di emergenza”. Dalla plancia dell’Alma, gli organizzatori parlano di un primo contatto con una nave militare: “Hanno puntato l’ammiraglia, ma il convoglio ha mantenuto la rotta”. Il dispositivo israeliano avrebbe poi spostato il baricentro verso un’altra unità, senza riuscire a bloccare l’avanzata del resto del gruppo.
Le poste in gioco
Per gli attivisti, la missione è “corridoio umanitario dal basso” e atto politico nonviolento contro un assedio ritenuto illegittimo; per Israele, è provocazione pericolosa che mette a rischio vite e strumentalizza gli aiuti. L’escalation sul mare – con intercettazioni, disturbi elettronici, droni e sorvoli – spinge le capitali europee a calibrare messaggi: prudenza, sicurezza dei civili, ma anche accesso umanitario.
Cosa aspettarsi
Nelle prossime ore, la finestra operativa resterà altamente volatile: possibile sequestro delle barche e trasferimento in porto per accertamenti; meno probabile, ma non da escludere, un intervento più muscolare se il convoglio dovesse forzare la zona interdetta. Il rischio maggiore è l’incidente. A bordo, i team medici hanno predisposto kit di decontaminazione e procedure anti-panico; in radio si ripetono i protocolli: mani visibili, telecamere accese, nessuna resistenza attiva.