Odio l'estate, settembre salvami tu
- di: Barbara Leone
Luglio col bene che ti voglio vedrai non finirà… E invece, vivaddio, è finito pure questo luglio. Perché, a differenza di Riccardo Del Turco, proprio non ce la facciamo a volergli bene. Per una casuale, o forse diabolica, profezia questa canzone celebrava l’estate con un profluvio di ai ai ai. E infatti sono dolori. Forse allora no. Perché un tempo le estati erano dolci, gentili e gonfie di sapide promesse. Arrivava in punta di piedi alla fine di giugno ed entrava nelle nostre case chiedendo permesso. Educatamente. Senza travolgerti. Ora invece è maleducata, sfacciata, perfettamente in linea col mondo e la società dei nostri giorni. Come uno tzunami ci piomba addosso a maggio e, quando tutto va bene, tira dritta come un caterpillar fino a settembre. Senza mollarti mai. Lasciandoti perennemente, e letteralmente, senza fiato. E se all’inizio questa sensazione ti piace, più passano i giorni e più diventa opprimente.
Luglio è finito, ma prima della fine dell'estate c'è ancora agosto
Come un amante geloso. Che all’inizio avercelo sempre appresso ti lusinga pure, ma quando s’accolla troppo anche no. Anno dopo anno, poi, il caldo si è fatto sempre più cattivo e insopportabile. Ovvio, visto lo scempio che da anni e anni stiamo perpetrando ai danni del nostro pianeta (gas serra e deforestazione, giusto per dirne un paio). Direte voi: non si muore per il caldo. E nemmeno per il freddo. Perlomeno in condizioni normali. Che vuol dire avere una casa più o meno refrigerata o, al contrario, riscaldata. Ed essere in discreta salute. E però dal freddo in qualche modo ti difendi, a costo di uscire che sembri uno spaventapasseri con tre maglioni e cinque cappelli in testa.
D’estate no. Puoi solo rinchiuderti in casa abbracciato al ventilatore o, se ce l’hai, immobilizzato sotto i bocchettoni dell’aria condizionata.
Con tutte le conseguenze del caso: mal di testa e schiena, otite, infiammazione cervicale e nervo sciatico, occhi che lacrimano, febbre improvvisa… Covid? No, aria condizionata sparata a duemila che se poco poco sei pure sudato ti becchi pure la polmonite. Io i peggio malanni me li becco tutti d’estate. Tutti! E per un oscuro motivo se mi deve capitare un intoppo quando mi capita? D’estate. Possibilmente ad agosto, quando sono tutti irreperibili. Macchina che si rompe, chiavi di casa dimenticate dentro, il cane che si ammala… Per questo, e per totmila motivi ancora, è una stagione che odio. E come me sono in tanti a non sopportarla. Solo che non lo dicono. Perché nell’immaginario collettivo odiare l’estate equivale a una specie di bestemmia. E se lo dici ti guardano come se fossi pazzo. E pure un po’ iettatore. Perché è la stagione delle giornate lunghe, delle vacanze, del sole ‘o mare e maria marì. Dove maria marì sta a indicare, nell’antica espressione napoletana, le grazie femminili più intime. E invece io l’estate la odio, e lo dico a testa alta e senza timore alcuno. La considero violenta e volgare, totalmente priva di poesia, suggestioni e colori.
Le piante soffrono, gli animali boccheggiano, gli alberi bruciano, la gente è ancora più nevrotica del solito e non c'è più nemmeno la piccola consolazione di trovare parcheggio sotto casa. Perchè, porca di una paletta, stanno tutti qui! Giusto il fine settimana e a Ferragosto Roma si svuota. Ma nemmeno tanto. Per il resto, è il solito delirio. E poi l'eterno, maledetto, noiosissimo refrain: “Dove vai in vacanza?”. Che se possibile è pure peggio dell’immancabile “che fai a capodanno?”. Vacanza dove, come e quando? L’estate è una stagione da ricchi. Loro magari se la possono pure godere d’estate. Perchè non mi venite a dire che starsene appollaiati in mezzo metro quadrato di spiaggia a Ostia, con tipo tre ore di traffico andata e ritorno, è uno spasso! Rifiuto e vado avanti. E attendo pazientemente l'arrivo dell'autunno e sì, anche dell'inverno. Anzi, se fossi ricca, da giugno a settembre emigrerei in Finlandia.
Non potendolo fare me ne sto a casa. E soffro in silenzio. Rispetto gli amanti di questa stagione caciarona e sguaiata e tutti quelli che “bella l'estate e gli infradito”. Con lo schifo che c'è sui marciapiedi romani, poi, sai che goduria pestar la monnezza a piedi quasi ignudi. E a proposito di monnezza: delle puzze ne vogliamo parlare? Col caldo che c’è ogni fetore è amplificato all’ennesima potenza. Provate a prendere la metro a luglio all’ora di punta: roba che ti fa benedire finanche le mascherine. Poi diciamolo, ci son tanti altri fastidi poco carini in questa meravigliosa stagione. Tipo le insopportabili bollicine che proliferano come funghi nei posti più imbarazzanti a causa del sudore modello fontana di Trevi. Non è il top dai, anche perché tra saponi, deodoranti, talco e quant’altro spendiamo una barca di soldi. Visti i prezzi, poi! Ultima, ma non da ultima, sua maestà la ceretta.
Un must estivo, che dovrebbero far rientrare nelle torture moderne come i messaggi su WhatsApp una parola per volta. E poi le zanzare, sempre più incacchiate, la frenesia della gente che vuole partire ma non può farlo perché non c’ha una lira e quindi è più incacchiata delle zanzare, quelli che bivaccano fino a notte fonda sotto le tue finestre e se gli lanci addosso una secchiata d’acqua gelida gli fai pure un favore, i ladri che si moltiplicano... No, decisamente non è la stagione per me. Inverno tutta la vita, lui sì che mi capisce. Ti permette di chiudere fuori dalla porta preoccupazioni e dolori ad un orario decente, mentre così le giornate sono infinite. Pare sempre che il cielo non ti autorizzi ad andare a dormire, col sole che sorge presto e tardi tramonta. E mentre lui lavora tu che fai, poltrisci? Pare brutto, no? Mi stanca l’estate, è innaturale per la mia anima inquieta molto più simile alle foglie d’autunno. Addà passà ‘a nuttata. Intanto è passato luglio. Settembre, salvami tu.