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Entrate tributarie e contributive in aumento nel 2025

- di: Vittorio Massi
 
Entrate tributarie e contributive in aumento nel 2025
Dal +4,2% al +9,4%: il buon momento delle entrate.

Nei primi nove mesi del 2025 l’Italia segna un aumento complessivo delle entrate tributarie e contributive pari a 26,6 miliardi di euro, corrispondenti a una crescita del 4,2% rispetto allo stesso periodo del 2024. Il quadro mostra una spinta particolarmente forte della componente contributiva, in rialzo di 18,6 miliardi (+9,4%), mentre il fronte tributario avanza con un più moderato +1,9%.

Il contesto generale suggerisce un gettito in miglioramento, sostenuto dal mercato del lavoro e da un ritorno alla piena contribuzione dopo la fine di alcune misure agevolative.

Le imposte dirette in stagnazione

Nell’area delle imposte dirette il gettito oscilla intorno ai 242 miliardi, con un incremento minimo dello 0,3%. L’IRPEF scende del 2,1% e si attesta a 170,8 miliardi, anche per effetto della stabilizzazione del taglio del cuneo fiscale. In calo pure i versamenti in autoliquidazione, che segnano un -13,6%. L’IRES, dal canto suo, scivola del 2,9% e si ferma a 31,7 miliardi.

La dinamica complessiva indica un settore sostanzialmente fermo, che tende a risentire più dei cambi normativi che di un reale rafforzamento dei redditi dichiarati.

Le imposte indirette spingono la crescita

Molto più brillante l’andamento delle imposte indirette, che raggiungono circa 185 miliardi, in avance del 4,3%. L’IVA resta la protagonista assoluta con 127,2 miliardi, alimentati da 113,2 miliardi generati dagli scambi interni e da un prelievo sulle importazioni in lieve aumento.

Segno positivo anche per le accise sui prodotti energetici (+1,7%) e per le entrate derivanti da giochi e lotterie, prossime ai 4,9 miliardi. Una struttura che conferma come la leva dei consumi continui a essere uno degli ingranaggi più sensibili del gettito italiano.

Perché crescono così tanto i contributi

La componente contributiva mostra il passo più deciso dell’intero quadro, con un aumento del 9,4%. Tra i fattori determinanti figurano il consolidamento dell’occupazione, l’ampliamento delle basi imponibili e la conclusione, all’inizio del 2025, di misure di decontribuzione che avevano temporaneamente abbassato gli incassi nel 2024.

Il risultato è quindi un mix fra dinamiche reali del mercato del lavoro e aggiustamenti legati al normale calendario delle norme fiscali e previdenziali.

Le implicazioni per i conti pubblici

La crescita delle entrate offre un margine di ossigeno ai conti pubblici, permettendo di ridurre la pressione sulle emissioni di debito o di rafforzare le politiche di investimento. Tuttavia la composizione del gettito impone cautela.

Le imposte indirette e i contributi sono per loro natura più regressive e incidono maggiormente sulla spesa delle famiglie, mentre la debolezza delle imposte dirette suggerisce che redditi e profitti non stanno crescendo con la stessa intensità del gettito.

Da monitorare anche la crescita delle attività di accertamento e controllo, che segnano un +10,8%. È una spinta utile per il recupero dell’evasione, ma non può essere considerata un elemento strutturale di miglioramento del sistema fiscale.

Commenti e prospettive

L’analisi del quadro complessivo porta con sé alcune considerazioni. La prima: un incremento del gettito del 4,2% rappresenta un segnale positivo, ma non sufficiente per parlare di rafforzamento strutturale. La seconda: l’Italia continua a confidare molto sulle imposte indirette, mentre la componente reddituale cresce poco. La terza: la sostenibilità futura delle entrate dipenderà dall’andamento economico dei prossimi mesi.

Come osserva un economista esperto di finanza pubblica, «crescere soprattutto grazie a contributi e imposte sui consumi è un risultato utile, ma non ancora rassicurante», evidenziando come la vera sfida sarà mantenere continuità senza accentuare squilibri sociali e fiscali.

Il bilancio resta dunque incoraggiante ma non risolutivo: la sfida degli ultimi mesi dell’anno sarà consolidare la crescita e trasformare l’aumento del gettito in un fattore strutturale di stabilità economica.

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