Assolti anche i presunti mediatori della tangente-fantasma Eni

- di: Redazione
 
Forse non sempre il tempo è galantuomo, ma, parlando di giustizia, qualche volta, quando scorre e abbassa la tensione del momento, aiuta a definire meglio cose e ruoli. Per questo deve essere accolta con favore la sentenza con cui, questa mattina, la Corte d'appello di Milano, presieduta da Rosa Luisa Polizzi, ha rimesso a posto le tessere del grande (e a questo punto infondato) mosaico di accuse costruito nei confronti dell'Eni in merito al presunto pagamento di una tangente di quasi un miliardo e 100 milioni di dollari per accaparrarsi un grosso giacimento in Nigeria.

I giudici di secondo grado di Milano hanno infatti assolto, perché i fatti contestati agli imputati non sussistono, i due (a questo punto, solo presunti) mediatori della trattativa tra Eni e influenti personaggi nigeriani, che sarebbero stati foraggiati illecitamente con una montagna di denaro per favorire l'ente energetico - e con esso anche la Shell - nell'aggiudicazione di un ricchissimo giacimento di petrolio. I due, Obi Emeka e Gianluca Di Nardo, hanno quindi visto ribaltata la prima sentenza con cui, a conclusione di un processo celebrato con rito abbreviato, erano stati condannati a quattro anni di reclusione ciascuno e fatti oggetto di provvedimenti di confisca.

Per Emeka l'ammontare del provvedimento era stato fissato in 98 milioni e 400 mila dollari; per Di Nardo, coimputato, in 21 milioni e 185 mila franchi svizzeri. D'altra parte, l'assoluzione, con la medesima formula dei due imputati adottata dalla corte, era stata chiesta dal pg Celestina Gravina. La sentenza favorevole per Emeka e Di Nardo era in qualche modo attesa, dal momento che a marzo altri giudici di Milano (quelli del tribunale) avevano assolto tutti gli imputati nel processo che aveva come oggetto una ipotetica corruzione internazionale grazie alla quale Eni e Shell - secondo la ipotesi della procura meneghina - erano riusciti ad aggiudicarsi i diritti di esplorazione del blocco petrolifero Opl 245 in Nigeria. Quindi assoluzione totale per l'amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, così come per il suo predecessore, Paolo Scaroni, che avevano sempre respinto con decisione ogni accusa.
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