Alcol e giovani: il piacere del rischio, il rischio del piacere

- di: Emanuele Scafato
 

La cultura del bere tra i giovani in Italia rappresenta una delle principali problematiche di salute Pubblica. Sono circa 800.000 i minori in Italia tra gli undici e i diciassette anni di età, sotto l’età minima  legale dei 18 anni  che nel   2017 sono consumatori a rischio di bevande alcoliche; estendo la valutazione per ricomprendere tutti i giovani sino ai 25 anni di età i numeri si raddoppiano raggiungendo circa un milione e seicentomila ragazzi e ragazze, in incremento.
La prevalenza più elevata di consumatori si riscontra per i minori maschi che consumano la birra seguita da quelli che bevono, nell’ordine, aperitivi alcolici e vino; tra le coetanee invece la prevalenza più elevata si registra per le consumatrici di aperitivi alcolici e birra.
Le nuove linee guida italiane impongono zero consumo sotto i 18 anni di età, condizione quest’ultima scarsamente supportata dalla società e dalle logiche imposte da un mercato che ha voluto imporre l’alcol, attraverso massicci investimenti in marketing e comunicazione, come valore e come bene irrinunciabile per i più giovani affascinandoli con la promessa di successo sociale, sessuale, incrementate performance promesse che svelano il proprio limite nel momento in cui ai millantati vantaggi si sostituiscono le conseguenze negative del consumo di alcol, prima causa di disabilità e mortalità premature tra i giovani. I giovani hanno una bassissima percezione del rischio resa ancora più bassa dagli effetti dell’alcol che provoca danni all’organismo nel medio termine, ma è responsabile in acuto di quei fenomeni d’intossicazione alcolica episodica ispirati al “binge drinking”, il bere per ubriacarsi, che al lunedì mattina diventano di dominio pubblico nei media attraverso le tragiche cronache di coma etilici o di incidenti stradali, campanelli d’allarme che sono, ad oggi, poco contrastati da decise iniziative di rigoroso controllo.  Fin dagli anni ’90 la strategia Health for all dell’OMS si era proposta di portare a zero il consumo nei giovani sotto i 15 anni nell’anno 2015 nel riconoscimento di una estrema sensibilità giovanile all’uso di bevande alcoliche che, nel corso degli anni, con il crescere delle evidenze scientifiche prodotte in merito all’interferenza del consumo di alcol sul regolare e completo sviluppo cerebrale dei giovani è stata progressivamente innalzata ai 18, 21 e recentemente ai 25 anni, età per la quale si registra la massima vulnerabilità del cervello all’uso di sostanze e di alcol. I risultati prodotti sia dallo Studio ESPAD, sia dall’indagine Multiscopo ISTAT evidenziano che i ragazzi italiani, rispetto ai giovani di altre Nazioni europee, dichiarano di poter acquistare facilmente le bevande alcoliche che vengono poi prevalentemente consumate in discoteca, nei pub, nei luoghi di aggregazione giovanile a testimonianza di una dimensione diffusa di mancato rispetto della legalità da parte di chi pone gli alcolici nelle disponibilità dei minori. Il 17 % circa di tutte le intossicazioni alcoliche giunte all’osservazione clinica in un pronto soccorso è registrata tra i ragazzi  e le ragazze al di sotto dei 14 anni. Agire in termini di prevenzione non è facile, e non appare plausibile un intervento generalizzato, che non sia necessariamente differenziato per sesso e per età, oltre che per circostanze e contesti a maggior rischio, primi tra tutti quelli di aggregazione giovanile e proprio per questo non escludenti la scuola e la famiglia.

La Legge 125/2001 tutela il DIRITTO di bambini e adolescenti a una vita familiare e sociale protetta dalle conseguenze dell’alcol. La Charter Europea afferma che tutti i bambini e gli adolescenti hanno diritto a essere protetti dalle pressioni al bere. Protezione che passa anche e soprattutto dall’educazione al rispetto della legalità, lì dove gli adulti falliscono esponendo i giovani al rischio, ma anche al rispetto di se stessi, un rispetto che nessuno insegna e non solo ai giovani. Il rispetto per se stessi che vuol dire rispetto per il proprio corpo, per la reputazione, per la propria vita resa più difficile da contesti familiari, scolastici, di relazione estremamente complessi. Una vita che si confronta troppo presto con disagi o difficoltà che non trovano adeguata canalizzazione nell’ascolto e nel dialogo, un’esistenza bombardata da messaggi contradditori e una comunicazione ambigua che non aiuta a costruire un’adeguata coscienza di se stessi come risorsa per la propria salute e quella autostima che invece è l’unica difesa per non svendersi, svilirsi, mortificarsi nella dignità della persona attraverso un comportamento, il bere che, come per tutte le sostanze, sottrae ancor di più le legittime aspettative presenti e future, i margini di manovra, gli spazi vitali e quella giusta prospettiva di contributo allo sviluppo e al benessere, al progresso personale e di sana partecipazione alla collettività. Uno dei documenti di riferimento in cui sono state ricomprese le evidenze raccolte sulla minaccia rappresentata dall’alcol per i giovani in tutta Europa An overview of the market for alcoholic beverages of potentially particular appeal to minors  ha ispirato la riflessione partita tra i Governi europei oltre un anno fa nel corso di un High Level Committee a Bruxelles che ha ribadito la necessità di estrema attenzione al fenomeno alcol e minori ricomprendendo tutti giovani in un’adeguata cornice d’azione da attivare.

Per concordare evidenze, azioni e strategie sul bere dei giovani i rappresentanti dei Governo attivi nel CNAPA (Committee on National Alcohol Policy and Action), il comitato formale che si riunisce in Lussemburgo per dirimere le questioni specifiche, ha impegnato oltre un anno per produrre un documento, un Piano d’azione sul bere dei giovani e sul binge drinking, che richiama tutti i Governi a considerare sei aree di azioni prioritarie:

ridurre il consumo eccessivo episodico binge drinking

ridurre l’accesso e la disponibilità delle bevande alcoliche ai giovani

ridurre l’esposizione dei giovani alla pubblicità e al marketing delle bevande alcoliche

ridurre il danno da alcol in gravidanza

assicurare un ambiente sicuro e salutare ai giovani

supportare il monitoraggio e incrementare la ricerca.

Il Piano d’azione sul bere dei giovani e sul binge drinking (http://www.epicentro.iss.it/alcol/apd15PianoEuropeo.asp ) non lascia spazi a interpretazioni e identifica chi ha il dovere di agire, come farlo, e attraverso quali azioni basate sull’evidenza.

Esso sottolinea, precisa, ribadisce e rimarca che l’alcol è nocivo per lo sviluppo cerebrale sino ai 25 anni e questo è il motivo per cui il Piano d’azione si focalizza sui diversi target dei giovani a partire dai bambini, passando attraverso gli adolescenti, i maggiorenni e, non ultimi, i giovani adulti.

In ITALIA l’OMS stima in 25 miliardi i costi causati ogni anno dall’alcol, costi che alla luce delle indicazioni e valutazione degli economisti dovrebbero essere il doppio in funzione della stima dei costi intangibili non considerati dalle stime correnti. Uno dei fattori determinanti sulla possibilità che un fattore di rischio possa trovare o meno espressione nella società, è la capacità di controllo formale e informale esercitato dalla collettività.  Sino a qualche decennio fa è noto che ai minori non era socialmente accettabile che un adulto, in un esercizio pubblico, potesse servire o somministrare bevande alcoliche. I risultati della riduzione di questi rilevanti fattori sociali di protezione insieme alla prevalenza crescente di fattori “aggressivi” che tramite il marketing, la pubblicità e gli investimenti massicci di settore hanno creato un valore aggiunto sull’alcol e sul bere rappresentano elementi principali nel determinare l’impatto che al giorno d’oggi l’alcol ha sulla società, nella vita quotidiana, nei contesti lavorativi e nelle famiglie sia in relazione al consumo rischioso e dannoso di alcol, sia per quanto riguarda l’alcoldipendenza.  La prevenzione è indispensabile ma, alla luce dei fatti, non è sufficiente.  La famiglia ha un grande ruolo e una rilevante responsabilità nel promuovere la salute e contrastare i determinanti di malattia garantendo che l’alcol venga percepito dai giovani in una giusta luce di sostanza dannosa, rischiosa e da evitare prima della completa maturazione dell’organismo, insegnando che l’alcol non è per tutti e sicuramente non per i minori. Alcune riflessioni sulle dinamiche legate all’adozione della cultura giovanile del bere possono essere di aiuto a identificare punti chiave da proporre ai giovani cercando di sollecitare in loro curiosità e, soprattutto, una operosa reazione; il decalogo per i genitori su alcol e giovani predisposto dall’Osservatorio Nazionale Alcol , Centro OMS per la ricerca e la promozione della salute sull’alcol (http://www.epicentro.iss.it/alcol/apd2017/pieghevole%20decalogo%202017.pdfpuò essere di aiuto per cogliere gli spunti necessari nelle diverse fasi dello sviluppo. Per tutti è indispensabile garantire scelte informate, abbattendo sottocultura e disinformazione che non contribuiscono a controllare e migliorare lo stato di salute della popolazione.

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