Egitto: uccisa dal suo stalker, ma è lei a finire nel tritacarne mediatico

- di: Redazione
 
Una ragazza di ventuno anni che voleva solo laurearsi per poi diventare hostess, il suo sogno. Ma il destino di Nayra Achraf, una bellissima ragazza dagli occhi neri e dai capelli corvini, si è fermato lungo i vialetti di una università a nord del Cairo dove l'uomo che la perseguitava da mesi, che la minacciava, che le diceva che sarebbe stata sua e di nessun altro, l'ha massacrata a colpi di coltello, non dandole scampo. Un omicidio in piena luce e sotto l'occhio implacabile delle telecamere di sorveglianza e anche di decine di testimoni che hanno assistito al massacro senza potere intervenire se non quando il dramma si era compiuto, bloccando l'assassino fino all'arrivo della polizia.

Egitto: uccisa dal suo stalker, ma è lei a finire nel tritacarne mediatico

A nulla è valso il continuo denunciare alla polizia la persecuzione che subiva: Nayra è morta. Ma il suo calvario non è finito, perché intorno alla vicenda si è scatenato un morboso caravanserraglio mediatico, con i giornalisti che hanno scavato sulla sua vita e non su quella dell'assassino, che si sono soffermati sui aspetti privati quasi a cercare nei comportamenti della vittima qualcosa che spiegasse l'azione del carnefice.
Una attenzione ingiustificata perché è stato pubblicato anche il risultato del test di verginità eseguito sulla vittima durante l'autopsia (ma perché? Che aiuto poteva dare alle indagini? Cosa sarebbe cambiato se Nayra avesse amato qualcuno e non chi l'ha uccisa?).

Così come qualcuno ha pensato bene che potesse essere utile conoscere l'elenco dettagliato delle cose che la ragazza aveva nella borsa nel momento in cui il coltello dell'assassino ne dilaniava le carni.
In Egitto per alcuni reati la giustizia è veloce e implacabile. Per questo, nel giro di poche settimane, già il 28 giugno l'assassino di Nayra Achraf, Mohamed Adel, è stato processato e, il 6 luglio, condannato.
A morte.

Non solo per l'efferatezza dell'accaduto, quanto perché l'omicidio, premeditato, ha avuto prove di inconfutabile colpevolezza. La condanna, secondo la prassi della giustizia egiziana, è stata trasmessa al Gran Mufti (la massima autorità religiosa del Paese) , che l'ha approvata, anche perché il clamore della vicenda è stato grandissimo, sulla scia delle immagini dell'omicidio mandate e rimandate in tv. Ma anche perché i colleghi di università, ma an che giovani che non la conoscevano, hanno fatto di Nayra un simbolo, come testimoniano le centinaia di persone che hanno assistito al suo funerale.
Ma questa copertura morbosa dell'omicidio di Nayra ha scosso le coscienze di molti, a cominciare dalle associazioni femministe, sotto shock per come la vita della vittima sia stata passata al microscopio, senza alcun rispetto, senza nemmeno pensare alla famiglia, che ancora si chiede come sia stato possibile che l'assassino abbia potuto agire tranquillamente, senza essere fermato mentre massacrava la ragazza, ma anche prima quando qualcuno avrebbe potuto pure ammonirlo, mettergli un po' di paura.

Sempre che si possa impaurire uno che aveva già deciso e che, a detta di qualche suo conoscente, era un ragazzo normale, anche se picchiava la madre e le sorelle.
Mozn Hassan è una delle figure più importanti delle associazioni che in Egitto cercano di tutelare le donne e i loro diritti. È stata lei che, oggi a capo dell'Ong Nazra (''guarda''), che dalla rivoluzione egiziana del 2011 ha difeso le donne che, nelle turbinose giornate della sollevazione popolare, furono oggetto di abusi e violenze sessuali.

''Questo modo di approfondire la storia di Nayra Achraf - ha detto, citata da Le Monde - ci allontana dall'unica realtà che conta: è stata uccisa! Quale discorso pubblico stiamo trasmettendo mostrando questi dettagli? L'onda d'urto è stata molto forte dopo la terribile morte di questa studentessa. Ma altri egiziani hanno reagito dicendo: "Voglio mostrare solidarietà, ma prima voglio capire. Aveva avuto una storia con l'assassino? Era vergine? Questo denota un atteggiamento patriarcale di incolpare la vittima. E questo è fuori tema''. ''Nayra Achraf" - ha detto ancora Mozn Hassan - "aveva denunciato il suo stalker e non era protetta. Il suo omicidio scuote le egiziane, poiché significa che nessuna donna è al sicuro. È assurdo dover aspettare che venga commesso un crimine per fare giustizia''.

Nel panorama dei Paesi musulmani o arabi, l'Egitto non è più di altri colpito dalla piaga dei femminicidi, anche se una certa ''comprensione'' viene fatta risalire ad un cambiamento di tendenza che ha preso piede a partire dagli anni '70. Questo accadde quando si cominciarono ad infittire i rapporti con Paesi teocratici, in cui la condizione femminile è spesso difficile. In Egitto, peraltro, non c'è una legge specifica contro la volenza sulle donne, con i singoli episodi che vengono giudicati senza un quadro giuridico stabilito. Fatto sta che le denunce sono pochissime, vuoi per fattori sociali, vuoi anche per la relativa attenzione che ad esse riservano le forze di polizia.

Nayra, per assurdo che possa apparire, è stata uccisa due volte perché, sostenuta dalla famiglia, aveva rifiutato le proposte di matrimonio del suo assassino, che la perseguitava ossessivamente sui social. Un inutile tentativo di disinnescare la follia dell'assassino era stato fatto con un tradizionale processo di riconciliazione, che avrebbe dovuto risolvere le controversie al di fuori del quadro giuridico, ma che non ha portato da nessuna parte, per la testardaggine di Mohamed Adel di dire che in fondo non faceva niente di male, se non ribadire alla ragazza che amava quali fossero i suoi sentimenti.
La fine di Nayra è solo l'ultimo episodio di una catena di violenza contro le donne che si ripetono in Egitto. Lo scorso dicembre una ragazza di appena 17 anni, Bassant Khaled, si è suicidata dopo che un corteggiatore rifiutato l'ha ricattata pubblicando fotomontaggi nudi sul Web. Pochi giorni dopo l'uccisione di Nayra Achraf, è stato trovato il cadavere di una conduttrice televisiva, Shaïma Gamal, con il viso sfigurato dall'acido. I sospetti sulla sua morte hanno portato ad accuse specifiche contro il marito, un magistrato.

Ma c'è chi, nell'esecrazione generalizzata, ha sostenuto che in fondo, quando accadono episodi come quello che ha portato all'omicidio di Nayra, come delle altre, la colpa è anche delle donna. Un predicatore ha sostenuto pubblicamente che le donne devono indossare il velo e coprirsi, per non suscitare tentazioni. Questa posizione, se ha fatto insorgere gran parte dell'opinione pubblica, ha trovato molti appoggi nella galassia dei social.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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