Editoria, Mollicone: “Gedi e Cdr convocati in Parlamento. Sul nome dell’acquirente decide il mercato”
- di: Cristina Volpe Rinonapoli

Sul futuro del gruppo Gedi il Parlamento ha già fatto la sua parte e continuerà a farla, ma senza sconfinare in ambiti che non gli competono. È questo il perimetro tracciato da Federico Mollicone, presidente della Commissione Cultura ed Editoria della Camera, intervenuto in Aula per replicare alle opposizioni che chiedono un intervento più incisivo sulla possibile cessione del gruppo editoriale.
Editoria, Mollicone: “Gedi e Cdr convocati in Parlamento”
Mollicone rivendica un’azione tempestiva delle istituzioni. “Il Parlamento, con il sottoscritto come presidente della Commissione Editoria, ha convocato sia il gruppo Gedi sia il Comitato di redazione”, ha ricordato, sottolineando che l’obiettivo è stato fin dall’inizio quello di garantire due principi ritenuti non negoziabili: la tutela occupazionale e la libertà di espressione. “Governo e Parlamento sono intervenuti immediatamente”, ha ribadito, respingendo l’idea di un atteggiamento attendista o di disinteresse verso le preoccupazioni dei giornalisti.
Occupazione e pluralismo al centro
Nel suo intervento Mollicone insiste sul fatto che il compito delle istituzioni non è orientare le operazioni societarie, ma vigilare affinché i processi di trasformazione dell’editoria non si traducano in tagli indiscriminati o in un indebolimento del pluralismo informativo. La convocazione di azienda e Cdr viene presentata come uno strumento di ascolto e di garanzia, non come un’ingerenza nella gestione industriale.
Il tema dell’acquirente
Diverso, secondo Mollicone, è il piano del dibattito che riguarda il profilo del possibile acquirente del gruppo. “Se il problema è che non piace il possibile acquirente, su questo interviene il mercato”, ha affermato, segnando una linea di demarcazione netta. Il Parlamento, nella sua visione, non può e non deve esprimere giudizi preventivi sui soggetti economici interessati a un’operazione di mercato, né tantomeno condizionarla in base a valutazioni politiche.
Il riferimento ai precedenti industriali
Nel replicare alle critiche, Mollicone ha chiamato in causa anche il passato recente. “Mercato che, con gli scorsi governi di centrosinistra, ha visto tutti silenti quando lo stesso proprietario ha venduto Stellantis”, ha osservato. Un passaggio che mira a evidenziare quella che il presidente della Commissione definisce una disparità di trattamento: silenzio su grandi operazioni industriali, forte allarme politico quando si parla di editoria.
Una linea di coerenza
Il riferimento non è casuale. Mollicone tenta di ricondurre il dibattito a una coerenza di fondo: se si accetta che il mercato regoli le grandi operazioni societarie in altri settori strategici, non si può invocare un intervento politico selettivo solo quando l’operazione riguarda un gruppo editoriale, salvo il rispetto delle tutele previste dall’ordinamento.
L’appello trasversale
Da qui l’invito finale rivolto a tutti i gruppi parlamentari. “Invito i colleghi a difendere i livelli occupazionali sempre”, ha detto Mollicone, chiedendo di non trasformare il caso Gedi in un terreno di scontro ideologico. La difesa del lavoro giornalistico e del pluralismo, secondo il presidente della Commissione, dovrebbe essere una battaglia comune, indipendente dal giudizio sugli assetti proprietari.
Il nodo politico resta aperto
Le parole di Mollicone non chiudono il confronto, ma ne delimitano i confini. Da un lato, la garanzia istituzionale su occupazione e libertà di stampa; dall’altro, il riconoscimento che la scelta degli investitori e degli acquirenti resta affidata alle regole del mercato. È su questo equilibrio, delicato e spesso contestato, che si giocherà il seguito del dibattito parlamentare sul futuro di uno dei principali gruppi editoriali italiani.