La Commissione avverte: “Tuteleremo il mercato unico”. Giorgetti risponde: “La sovranità è nostra”.
Nel vertice di Lussemburgo, la disputa tra Roma e Bruxelles sul ricorso al golden power in ambito bancario entra in una fase decisiva. La commissaria ai servizi finanziari Maria Luís Albuquerque (foto) ha scandito: “Siamo pronti ad agire se c’è l’intenzione di impedire lo sviluppo del mercato unico dei servizi finanziari”. Immediata la replica del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti: “La sicurezza nazionale, finanziaria ed economica è esclusiva competenza dello Stato e intendiamo difenderla”.
Un confronto istituzionale dalle implicazioni finanziarie
Il cuore del contendere riguarda le condizioni imposte dal governo all’operazione Unicredit-Banco Bpm. Per la Commissione, misure troppo invasive rischiano di ostacolare la concorrenza e la libera prestazione di servizi nell’Unione bancaria. Roma rivendica invece la tutela della stabilità e del risparmio come interessi primari.
Il golden power italiano sotto la lente europea
Il potere speciale consente allo Stato di imporre prescrizioni o veti su operazioni considerate sensibili. Nel caso bancario, l’uso esteso di tali poteri solleva dubbi sulla proporzionalità e sull’allineamento con le regole del mercato unico.
Cos’è in gioco: articolo 21 e competenze esclusive
Bruxelles richiama l’articolo 21 del Regolamento concentrazioni, che attribuisce alla Commissione la competenza esclusiva sulle fusioni di dimensione europea. Inoltre, nel perimetro della vigilanza unica, la Bce mantiene un ruolo centrale nelle valutazioni prudenziali.
Gli addebiti formali
Secondo l’impostazione comunitaria, le condizioni poste al dossier Unicredit-Bpm avrebbero: (a) interferito con la valutazione europea su una concentrazione rilevante; (b) limitato la libertà di allocazione del capitale; (c) invocato in modo non proporzionato motivi di “sicurezza” rispetto alle deroghe ammesse.
Il ricorso al Tar e le reazioni del mercato
Il provvedimento governativo è stato impugnato al Tar, mentre la sola prospettiva di una stretta europea ha mosso i corsi di Borsa. Gli investitori guardano agli esiti con attenzione: un eventuale ridimensionamento delle prescrizioni potrebbe sbloccare scenari di consolidamento, il contrario potrebbe raffreddarli.
Il punto di vista italiano: tra sovranità e conformità
La linea di Roma è netta: “Il Governo applica una legge esistente; se va cambiata, decide il Parlamento”, ha ribadito Giorgetti. Per l’esecutivo, il golden power resta uno scudo legittimo quando un’operazione incide sulla stabilità finanziaria e sul risparmio dei cittadini.
Possibili scenari e conseguenze
Procedura d’infrazione: la Commissione potrebbe avviare i passi formali per violazione delle regole Ue.
Ordine di revoca: Bruxelles può imporre il ritiro di prescrizioni giudicate incompatibili.
Precedente regolatorio: il caso delineerà la portata dei poteri speciali negli asset strategici, banche incluse.
Impatto sul credito: una cornice più prevedibile favorirebbe capitale, efficienza e competitività del sistema; incertezza prolungata potrebbe pesare su piani industriali e valutazioni.
Un banco di prova
Lo scontro sul golden power è un banco di prova per l’equilibrio tra sovranità nazionale e integrazione europea. Dalle decisioni attese dipenderà il perimetro futuro dell’intervento pubblico nelle operazioni bancarie e, soprattutto, la chiarezza delle regole per investitori e mercati.