Salgono gli iscritti alla Gestione separata e cresce l’allarme sull’assegno futuro: redditi medi bassi, tassi di sostituzione magri e una corsa forzata alla previdenza complementare. Il governo promette welfare inclusivo e parità di accesso agli incentivi per i professionisti.
Designer, sviluppatori, interpreti, insegnanti di pilates e yoga, wedding planner, consulenti finanziari: il nuovo lavoro autonomo italiano ha riempito in pochi anni la Gestione separata Inps. Gli iscritti sono ormai quasi 550 mila e la platea è cresciuta in modo impetuoso nell’ultimo decennio. Il rovescio della medaglia è la pensione: con redditi medi intorno ai 18 mila euro, il rischio è di ritrovarsi con assegni modesti rispetto all’ultimo stipendio.
Un conto salato a fine carriera
Le simulazioni più accreditate convergono: chi ha iniziato a versare a 30 anni e andrà in quiescenza a 67 potrebbe perdere oltre la metà del reddito da lavoro. Il tasso di sostituzione lordo oscilla attorno al 45–46%, quello netto scende fino al 40% per i redditi medi; per chi entra a 35 anni, gli indicatori peggiorano e l’assegno non supera il 37–41% dell’ultimo reddito. “Senza correttivi, il tenore di vita si ridurrà drasticamente”, avverte chi rappresenta il mondo delle professioni non ordinistiche.
Il nodo tutele: dal “paracadute” che manca al welfare che serve
Molti autonomi della Gestione separata non hanno una Cassa professionale alle spalle, né una rete di tutele paragonabile a quella dei lavoratori dipendenti: maternità, malattia, degenza e ammortizzatori rimangono spesso insufficienti. La richiesta che arriva dalle associazioni è chiara: prestazioni assistenziali rafforzate e un fondo dedicato che consenta di monitorare meglio l’uso delle risorse e ampliarne la platea.
Il governo: “Welfare inclusivo” e incentivi anche ai professionisti
Da Palazzo Chigi e dai Ministeri competenti filtra l’impegno ad allargare gli strumenti. “La sfida più urgente è costruire un welfare capace di includere anche chi lavora in autonomia, senza Ordini o strutture consolidate, e un sistema di protezione sociale che copra tutti gli occupati”, è il messaggio rilanciato in occasione dell’ultimo confronto con le categorie. Sul fronte dello sviluppo, l’esecutivo lavora al nuovo Codice degli incentivi con una clausola chiave: “Professionisti e autonomi potranno accedere ai bandi pubblici alle stesse condizioni delle Pmi”. Se attuata, sarebbe una svolta nell’accesso a contributi e agevolazioni, storicamente terreno impervio per chi non ha una struttura d’impresa tradizionale.
Previdenza complementare: da scelta a necessità
Alla luce di tassi di sostituzione così bassi, la previdenza complementare diventa la leva più realistica per colmare il gap. Negli ultimi anni alcuni fondi contrattuali hanno aperto ai liberi professionisti e agli autonomi, offrendo linee d’investimento differenziate e procedure di adesione full digital. Tra questi, Fon.Te ha esteso l’iscrizione anche a lavoratori non dipendenti legati alle parti istitutive e ha semplificato l’iter di adesione via web, favorendo un ingresso più agevole per chi non dispone di un datore di lavoro che versi il contributo.
Cosa fare adesso: cinque mosse concrete
Primo, stimare il proprio tasso di sostituzione con strumenti di calcolo affidabili e fissare l’obiettivo di rendita. Secondo, valutare l’adesione a un fondo pensione coerente con orizzonte temporale e propensione al rischio, sfruttando la deducibilità fiscale. Terzo, costruire un piano dei versamenti anticiclico: quando i ricavi salgono, incrementare la contribuzione; quando scendono, non azzerarla. Quarto, coprirsi su malattia, infortuni e non autosufficienza con polizze mirate, in attesa di tutele pubbliche più robuste. Quinto, monitorare l’attuazione del Codice degli incentivi per cogliere bandi utili a innovazione, formazione e transizione digitale.
Perché riguarda tutti
La crescita della Gestione separata racconta una trasformazione profonda del mercato del lavoro: più servizi, più digitale, più professioni nuove. Senza un salto di qualità nel welfare e nella previdenza, il Paese rischia di avere, domani, centinaia di migliaia di pensionati poveri pur avendo lavorato regolarmente e pagato i contributi. Il tema non è corporativo: è cohesion policy, competitività e giustizia intergenerazionale.
La posta in gioco
Se le promesse sul welfare inclusivo e sulla parità di accesso agli incentivi diventeranno realtà, i professionisti potranno investire di più su competenze, salute e previdenza. Diversamente, l’onda lunga di bassi redditi dichiarati e carriere intermittenti si tradurrà in assegni troppo leggeri. “Il futuro si costruisce adesso”: per la platea degli autonomi, questo significa iniziare subito a mettere in sicurezza il domani, e pretendere che le politiche pubbliche facciano la loro parte.