Unicredit non molla la leva decisiva a Trieste: i diritti di voto riconducibili alla banca restano attorno al 6,7-6,8%, la stessa consistenza portata in assemblea di aprile. In questa fase, contano i voti più dei dividendi: mantenere il presidio significa incidere sulle scelte che ridisegneranno il perimetro del wealth & asset management di Generali.
Il dato che non cambia
Le indiscrezioni di settembre su un arretramento intorno al 2% non hanno avuto seguito in comunicazioni ufficiali: senza passaggio formale al di sotto della soglia Consob del 5%, la fotografia assembleare resta valida. Tradotto: il pacchetto votante c’è e pesa.
Perché il voto pesa adesso
Il primo snodo è il riassetto dell’asset management, con il progetto con BPCE/Natixis che arriva al punto di decisione entro dicembre 2025. Il secondo è il nuovo equilibrio dopo l’operazione Mps-Mediobanca, che rende più contendibile il baricentro del Leone e aumenta il valore di ogni pacchetto votante.
Dossier aperti tra Trieste e Milano
Asset management: Generali ha messo in rotta la nuova architettura di gruppo con GIH e il cantiere sulla JV con BPCE/Natixis. In caso di revisione dell’intesa, le banche italiane — Intesa Sanpaolo e Unicredit — diventano interlocutori chiave per prodotto e distribuzione.
Assicurazioni: sotto la regia di Giulio Terzariol, la divisione Insurance ha integrato le business unit e spinto su scala e semplicità. In prospettiva, il consolidamento sarà selettivo e guidato dal ritorno sul capitale.
La linea di Orcel
Andrea Orcel ha ribadito che la partecipazione non è strategica nel lungo periodo e che verrà ridotta; ma uscire ora significherebbe rinunciare a incidere sul design della fabbrica del risparmio. L’approccio più efficace resta presidiare il voto e ottimizzare nel frattempo i flussi economici.
“La quota non è strategica, nel tempo la ridurremo”, ha sostenuto in più occasioni il banchiere, marcando la differenza tra influenza e rendita.
Effetto Mps e nuova geografia del potere
Con l’integrazione di Mediobanca, Mps diventa azionista-regista del primo socio del Leone. Il CEO Luigi Lovaglio ha indicato la partecipazione in Generali come vettore di diversificazione dei ricavi e possibile piattaforma di bancassicurazione.
“La quota in Generali offre una diversificazione dei ricavi e sosterrà partnership industriali”, è la sintesi industriale del dossier.
Il segnale “insurbanking”
Nel frattempo Alleanza Assicurazioni e Banca Generali hanno varato un accordo di “insurbanking”: prodotti bancari nella rete assicurativa e gestioni collegate a nuove polizze. È il prototipo di integrazione tra protezione e gestione del risparmio che può scalare con il riassetto dell’asset management.
Cosa aspettarsi
Entro dicembre 2025 il progetto con BPCE/Natixis va confermato o riscritto; Mps accelera sull’integrazione di Mediobanca; Unicredit mantiene il presidio di voto per massimizzare l’opzione quando il quadro sarà definito. La posta è alta: disegnare la nuova catena del valore del risparmio in Italia.