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Ferrari tra ambizione elettrica e crollo in Borsa

- di: Bruno Legni
 
Ferrari tra ambizione elettrica e crollo in Borsa

Davanti a oltre trecento tra media e investitori, il management ha tratteggiato una traiettoria che privilegia margini e solidità più che voli pindarici sui volumi. L’azienda alza l’asticella sul 2025 in termini di profittabilità e rivede la remunerazione degli azionisti con un pay-out al 40% dell’utile netto rettificato dal bilancio 2025 e un nuovo programma di buyback per circa 3,5 miliardi.

L’amministratore delegato Benedetto Vigna riconosce la freddezza del mercato: “Penso che il mercato si aspettasse ricavi più alti… l’importante è che rispettiamo gli obiettivi. Non possiamo vincolarci a target che non siamo in grado di raggiungere. Dobbiamo essere prudenti”.

La prima Ferrari elettrica: quattro porte, quattro posti, quattro motori

La novità più attesa prende forma. La supercar a batteria, attesa entro la prima metà del 2026, promette:

  • Quattro porte e quattro posti;
  • Quattro motori elettrici per una dinamica di guida da pista;
  • Autonomia superiore a 530 km;
  • Velocità massima di circa 310 km/h.

Gli ingegneri lavorano anche sull’“anima sonora” del modello: per Ferrari il suono non è un accessorio, ma parte dell’esperienza. Il presidente John Elkann ribadisce l’orizzonte culturale del progetto: “La nuova Ferrari elettrica testimonia la nostra volontà di progredire coniugando rigore tecnologico, creatività del design e maestria artigianale”. E aggiunge: “Che sia ben chiaro: questa per me è una questione personale… la passione per Ferrari dura da tutta una vita”.

La mix strategy al 2030: termico, ibrido ed elettrico

Il percorso di decarbonizzazione resta graduale. Nel 2030 l’offerta sarà composta per il 40% da modelli a motore termico, per il 40% da ibridi e per il 20% da elettrici. Una scelta di prudenza industriale che tutela identità di marca e marginalità, senza rinunciare all’innovazione.

Numeri, margini e flussi di cassa

La traiettoria finanziaria mette al centro la qualità del mix e l’esclusività delle edizioni limitate:

  • EBITDA almeno a 3,6 miliardi nel 2030, con margine ≥ 40%;
  • EBIT almeno a 2,75 miliardi nel 2030, con margine ≥ 30%;
  • Free cash flow industriale cumulato di circa 8 miliardi nel periodo 2026-2030;
  • Quattro lanci l’anno in media tra 2026 e 2030.

Il tasso di crescita dei ricavi previsto per i prossimi cinque anni è attorno al 5% annuo, trainato dalle vetture sportive e dalle attività Racing e Lifestyle.

Perché la Borsa ha punito Ferrari

Il mercato si aspettava stime più aggressive sui ricavi e sulla penetrazione dell’elettrico. La reazione è stata immediata: sell-off e prezzi in caduta, malgrado il profilo di margini stellari e la politica di remunerazione rafforzata. La lettura prevalente tra gli investitori è che Ferrari stia scegliendo la via della disciplina, rinunciando a promesse che potrebbero compromettere l’esecuzione.

Scenari e rischi fino al 2030

Crescita moderata vs aspettative elevate. Se i target resteranno sobri, Ferrari dovrà far parlare i margini e la generazione di cassa per convincere il mercato.

Adozione elettrica. Nel segmento super-luxury l’elettrico richiede capex elevati: il successo dipenderà dall’accettazione della clientela e dalla capacità di conservare l’esperienza Ferrari.

Pressione normativa e concorrenza. Tra obiettivi ambientali e sfide di brand rivali, servirà fino-tuning sul mix per difendere l’esclusività.

Volatilità macro. Un eventuale rallentamento globale o l’aumento dei costi di input può comprimere i flussi previsti.

Il punto

Ferrari sceglie la credibilità operativa alla retorica delle iper-stime. Il brand più desiderato dell’automotive di lusso scommette su margini elevati, innovazione controllata e disciplina finanziaria. La Borsa, oggi, non applaude. Ma per Maranello l’unico giudice è la coerenza: consegnare una e-supercar all’altezza del mito e numeri che parlino da sé.

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