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Dazi invisibili sull’acciaio: l’allarme di Marcegaglia scuote l’Ue

- di: Bruno Coletta
 
Dazi invisibili sull’acciaio: l’allarme di Marcegaglia scuote l’Ue
Dazi invisibili sull’acciaio: l’allarme di Marcegaglia
Tariffe fino al 50% su prodotti con metalli: Marcegaglia e Urso chiedono chiarimenti e reazione europea.

(Foto: Emma Marcegaglia, AD del Gruppo Marcegaglia).

Un allarme vibrante da Milano: i dazi “nascosti” mettono a rischio l’Italia e l’Europa

Emma Marcegaglia, ex presidente di Confindustria e imprenditrice dell’acciaio, ha rilanciato con forza un avvertimento dal Forum della competitività di Assolombarda: i dazi Usa, presentati come fissi al 15%, colpiscono in realtà una vasta gamma di prodotti che contengono acciaio o alluminio. Parliamo di moto, trattori, elettrodomestici, condizionatori e altri beni, con tariffe che possono salire al 18%, 20% o 25% a seconda del contenuto di metallo, fino a sfiorare un onere effettivo del 50% nelle fasce più esposte. Al momento restano esclusi i veicoli.

Il ministro Adolfo Urso non ha minimizzato la portata del dossier: “È un grosso problema… serve un’interpretazione più rigorosa, non estensiva, ma confido nella ragionevolezza dei partner americani”, ha affermato, indicando la necessità di un confronto immediato sul perimetro applicativo delle misure.

Per Marcegaglia, senza un intervento tempestivo, l’Europa rischia di pagare dazi molto più alti, con effetti potenzialmente devastanti sulle filiere manifatturiere. Il punto, ha spiegato, è che l’impatto non riguarda solo l’export diretto di semilavorati, ma l’intera catena del valore dei beni finiti che incorporano metallo.

Lo scenario globale: cosa sta realmente succedendo

Negli ultimi mesi gli Stati Uniti hanno irrigidito il quadro doganale sui metalli e, per riflesso, sui prodotti che li incorporano. Le tariffe nominali raccontano solo una parte della storia: l’effettivo costo d’ingresso dipende oggi da contenuto metallico, regole d’origine e requisiti tecnici come il “melted and poured”. Il risultato è un gradiente tariffario che cresce con l’intensità di acciaio o alluminio presente nel prodotto.

Le tariffe in evoluzione: dal 25% al 50%

  • Ripristino e ampliamento dei dazi su acciaio e alluminio, con l’eliminazione di molte esenzioni e la stretta sui requisiti tecnici.
  • Raddoppio al 50% in diversi segmenti, con impatto più marcato su merci a elevato contenuto di metallo e su produzioni prive di integrazioni locali.
  • Estensione del perimetro tariffario a elettrodomestici e componentistica, con effetti a cascata sulle catene del valore.

La nuova vulnerabilità europea

Secondo Marcegaglia, un tema cruciale è l’effetto di dirottamento: colpendo i grandi esportatori extra-Ue verso gli Usa, una quota consistente di acciaio rischia di ripiegare sul mercato europeo. Parliamo di decine di milioni di tonnellate potenziali, con pressioni su prezzi e margini delle imprese Ue. Da qui la richiesta di mantenere o ridurre le quote attuali e rafforzare gli strumenti di difesa commerciale.

Imprese italiane: costi, burocrazia e scelte industriali

Le aziende con produzione concentrata in Europa e senza radicamento manifatturiero negli Stati Uniti risultano più esposte: ai maggiori costi doganali si aggiunge la complessità documentale per dimostrare contenuti e origini. La filiera metalmeccanica italiana — dai produttori di componenti agli assemblatori di beni durevoli — rischia di subire un doppio contraccolpo: erosione dei margini all’export e concorrenza interna da acciaio a basso prezzo in arrivo da paesi terzi.

La posizione del governo italiano

Il messaggio di Urso è chiaro: “Serve un’interpretazione non estensiva delle norme e un confronto rapido con Washington”. In parallelo, Roma spinge in sede europea per una linea comune che metta in sicurezza le filiere strategiche, evitando fughe in avanti o contromisure frammentate.

Quale risposta per l’Ue

L’Unione europea ha già messo sul tavolo contromisure e sta valutando ulteriori strumenti, inclusi meccanismi di salvaguardia per frenare un eventuale afflusso di acciaio da paesi terzi. La sfida è duplice: tutela del mercato interno nel breve e politica industriale nel medio periodo, puntando su investimenti in capienza produttiva, riciclo e tecnologie low-carbon.

Oltre il numero, la strategia

Al di là della percentuale indicata nelle slide, i dazi sono oggi una leva geopolitica. Per l’Italia, la partita non è solo negoziale: serve un riposizionamento industriale con catene di fornitura più robuste, diversificazione dei mercati e una spinta a innovazione e tracciabilità. L’allarme lanciato da Marcegaglia non è un eccesso retorico: è il campanello che impone decisioni rapide a Bruxelles e a Roma.

“Se non affrontiamo questo tema, rischiamo dazi veri molto più alti, con effetti devastanti”, ha avvertito Marcegaglia, chiedendo che l’Europa agisca con decisione.

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