Dal cuore d’Italia l’idea di un’etichetta simbolo del made in Italy: eleganza, sostenibilità e una sfida ai colossi del vino nel mondo.
(Foto: una parte della copertina del libro di Riccardo Cotarella).
Il momento clou arriva senza giri di parole. Brunello Cucinelli, a Orvieto durante la presentazione del libro di Riccardo Cotarella "Il vino, la mia vita - Un viaggio sensoriale tra storie, tecniche e segreti del vino" guarda l’enologo orvietano e dice: “Tu che ne hai la capacità, realizza in Umbria il vino migliore del mondo”. La sala coglie il senso: non una battuta, ma una chiamata all’azione per trasformare un territorio ricco di storia in piattaforma internazionale del vino italiano.
Umbria, un patrimonio pronto al salto
Altitudini fresche, suoli vulcanici e argillosi, ventagli di microclimi, vitigni identitari come Sagrantino e Grechetto. Le premesse ci sono. La posta oggi è la traduzione contemporanea di questa ricchezza: bevibilità, precisione aromatica, alcol in equilibrio, legno misurato, comunicazione limpida e coerente.
Mercati in movimento e nuove rotte
I consumi tradizionali rallentano, ma si aprono geografie decisive. D’Alema lo riassume con chiarezza: “I mercati da conquistare sono giganteschi: in primis Cina e India”. L’obiettivo è intercettare nuovi consumatori urbani, curiosi, digitali, pronti a riconoscere valore quando qualità, storia e trasparenza si tengono per mano.
La rotta secondo Renzo Cotarella
La bussola stilistica è netta: “Intenso e non noioso”. Vale a dire energia, pulizia, dettaglio. Identità sì, ma senza barriere: meno orpelli, più frutto, più freschezza, più tracciabilità. Un vino capace di parlare molte lingue senza perdere l’accento umbro.
Dal pensiero all’etichetta: come nasce una bottiglia-manifesto
- Vigneto e vitigni: scelta di parcelle emblematiche; autoctoni protagonisti, con eventuale dialogo tra Sagrantino, Sangiovese e un grande bianco da Grechetto elevato.
- Stile enologico: estrazioni misurate, tannino scolpito ma gentile, freschezza in primo piano, legno discreto.
- Sostenibilità verificabile: rese contenute, viticoltura di precisione, indicatori pubblici su carbon footprint e acqua.
- Design e racconto: essenziale, tipografico, narrativo; trasparenza in etichetta e QR con dati di filiera.
- Lancio: anteprime mirate in Asia, partnership con ristorazione di alto profilo, pricing ambizioso ma coerente.
Il metodo Cotarella tra scienza e misura
Prima i suoli, poi il clima, quindi la pianta: una sequenza di decisioni tecniche che parte dalle analisi e arriva al bicchiere. Dietro l’immagine dello “scienziato del vino” c’è un tratto umano schivo e ironico, capace di alleggerire anche i racconti più tecnici con aneddoti che svelano carattere e disciplina.
Famiglia, rete, comunità
Attorno all’enologo c’è una struttura famigliare coesa che lavora come comunità: fiducia, responsabilità condivisa, visione comune. È il modello delle famiglie del vino che rende veloci le scelte e solide le strategie, elemento chiave quando l’obiettivo è il mondo.
Dazi, export e diversificazione intelligente
La stagione dei dazi e delle incertezze logistiche impone piani di vendita diversificati. Gli Stati Uniti restano cruciali, ma il baricentro dell’espansione guarda a Sud-est asiatico, subcontinente indiano e Golfo. L’Umbria, “nicchia della nicchia”, può saltare uno step: puntare subito al valore, non al volume.
Perché adesso
In una fase in cui il mercato premia qualità, autenticità e racconto, l’Umbria ha l’occasione di presentarsi come laboratorio di stile italiano. La miccia mediatica l’ha accesa Cucinelli; l’architettura del vino è nelle corde di Cotarella; la filiera umbra può fare la differenza se procede allineata.
La frase che resta
Il senso è riassunto nell’appello iniziale di Cucinelli: “Tu che sei in grado, fai in Umbria il vino migliore del mondo, per farlo sfondare in tutto il mondo”. Un orizzonte chiaro, ambizione alta e piedi per terra. Da qui si comincia.