Il prezzo scivola sotto i 28 €/q mentre i costi corrono: agricoltori in piazza, il governo promette Cun dal 1° gennaio 2026 e pubblicazione Ismea dei costi medi. L’industria conferma: l’Italia non copre il fabbisogno, servono importazioni controllate.
La fotografia senza sconti
Il grano duro italiano è in una strettoia: quotazioni attestate attorno a 27,7–28,2 euro al quintale nelle principali piazze, –30% su base annua, con costi di produzione più alti rispetto al 2021. Risultato: margini sottozero e campi a rischio di restare vuoti nella prossima semina.
La piazza si fa sentire
Ventimila agricoltori hanno riempito Bari e Palermo, con cortei anche a Cagliari, Firenze e Rovigo. Dalla Puglia – il granaio d’Italia – è partito un messaggio netto: trasparenza sui costi, stop alle speculazioni, regole uguali per tutti. Le richieste chiave includono la Commissione unica nazionale e la pubblicazione dei costi medi per impedire vendite sotto costo.
Le mosse del governo
“La Cun sarà il luogo dove agricoltori e compratori definiranno il giusto prezzo”, ha dichiarato Francesco Lollobrigida. “Ismea pubblicherà i costi medi per evitare concorrenza sleale”. In parallelo, con la revisione del Pnrr vengono destinati 2 miliardi aggiuntivi all’agricoltura, portando gli interventi a oltre 4 miliardi, e rafforzando i contratti di filiera.
L’industria della pasta e il nodo dell’offerta
I pastifici segnalano una produzione oltre 4 milioni di tonnellate nel 2024, con export in crescita. Ma il fabbisogno nazionale supera l’offerta agricola domestica: servono importazioni per colmare il gap, accompagnate da controlli rigorosi su qualità e tracciabilità.
“Utilizziamo tutto il grano duro italiano, ma mancano circa 2 milioni di tonnellate”, è la posizione dei pastai.
L’effetto Nord America
Il Canada, fornitore chiave, segnala nel 2025 criticità di qualità legate al maltempo. Per un Paese strutturalmente importatore come l’Italia, questa è una variabile che può incidere su prezzi, standard merceologici e tempistiche di approvvigionamento.
Dove si inceppa il meccanismo
Asimmetria tra prezzi in caduta e costi in crescita; frammentazione delle borse merci locali; dipendenza da flussi esteri in aumento; volatilità meteo-logistica globale.
Cosa può fare davvero la Cun
Standardizzare la formazione del prezzo e ridurre l’opacità, a patto di garantire dati tempestivi, rappresentanza equilibrata e contratti di filiera con clausole di qualità.
Le mosse pragmatiche per non fermare i campi
- Contratti pluriennali indicizzati ai costi medi con premi per proteine e qualità.
- Coperture minime di prezzo per le aziende più esposte.
- Stoccaggi e invasi per attenuare gli shock.
- Origine e reciprocità con controlli serrati sui carichi esteri.
- Dati aperti settimanali su prezzi e costi, tracciabili per area e qualità.