Mappe aeree Agea e controlli incrociati: lo Stato pretende l’aggiornamento delle rendite dove i lavori hanno cambiato il valore degli immobili.
Il messaggio è chiaro: chi ha ristrutturato con il Superbonus deve allineare la rendita catastale al nuovo stato dell’immobile. Il governo ha acceso i riflettori e l’Agenzia delle Entrate ha avviato uno screening mirato: circa 3.000 immobili individuati, 1.800 già passati dalla fase preliminare di controllo e ora in confronto con i proprietari. Non è un’ipotesi: è un’operazione in corso, sostenuta da rilievi aerei e fotointerpretazione delle ortofoto messe a disposizione da Agea, sovrapposte alla cartografia catastale. Il perimetro è ampio: 60 province, oltre il 65% del territorio nazionale sotto lente.
Come funziona il controllo
La ricognizione parte dall’incrocio fra spese per lavori agevolati e valori catastali dichiarati. Se l’immobile risulta privo di rendita o con rendita incompatibile con l’entità degli interventi (efficienza energetica, miglioramenti strutturali), scatta la lettera di “compliance”: un invito a regolarizzare, prima che si arrivi all’accertamento pieno. È una mappatura sistematica: dove i lavori hanno cambiato sostanza e categoria, la rendita deve cambiare di conseguenza.
Chi riceve le lettere
La prima ondata riguarda gli intestatari catastali di immobili oggetto di interventi “pesanti” che oggi risultano ancora senza rendita o con rendite irrisorie rispetto ai costi sostenuti. È la fase due del Superbonus: dopo i cantieri, arrivano allineamenti e verifiche. L’obiettivo è allontanare la distorsione fra valore reale e imponibile dichiarato.
Cosa rischia chi non aggiorna
La regola non è nuova: entro 30 giorni dal termine dei lavori che cambiano consistenza, categoria o classe, va presentata la variazione catastale. Non farlo espone a avvisi di accertamento e potenziali esiti sanzionatori. La compliance è un’opportunità: rispondere e regolarizzare riduce il rischio di contenziosi e aggravi futuri.
Perché il governo spinge
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti l’ha detto senza giri di parole: “Andremo a verificare se chi ha usufruito del Superbonus ha aggiornato i dati catastali.” Il principio è eguale per tutti: se i lavori hanno incrementato il valore e modificato la qualità dell’immobile, il catasto deve riflettere quella realtà. La linea è netta: recuperare base imponibile e pulire gli archivi, partendo da casi anomalamente sottostimati.
I numeri e il perimetro
Le lettere partono dove le ortofoto Agea evidenziano difformità rispetto al catasto. La ricognizione preliminare è conclusa su 60 province e interessa oltre i due terzi del Paese. È un lavoro tecnico, con strumenti fotogrammetrici consolidati e cartografie ufficiali. Il passo successivo è la normalizzazione: variazioni, classamenti e – se serve – nuove categorie.
Cosa fare subito
Uno, leggere la lettera e rispondere entro i termini, allegando documenti (Cila/Superbonus, APE, stati di fatto, collaudi). Due, verificare con un tecnico se la dichiarazione di variazione è dovuta. Tre, presentare il DOCFA quando necessario. Quattro, allineare dati catastali e stato reale. Cinque, conservare tutto: la tracciabilità convince e velocizza il confronto.