+Europa, -decenza: ecco le cartoline della blasfemia

- di: Barbara Bizzarri
 
È vero: ci hanno insegnato a porgere l’altra guancia, sotto l’egida del “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno”. Ci hanno spiegato di avere pazienza, perché “le vostre vie non sono le mie vie”. È giusto, ed io ci credo. Con un piccolo assunto rivolto a chi strumentalizza a fini propagandistici la religione cattolica: ebbene, adesso basta. E non mi si parli di arroganza, perché l’unica sopraffazione che noto, nei fatti estremamente violenta, senza scuse né scusanti, è la torsione di una religione ai loschi comodi di chi sa di assicurarsi placet e consensi con pochissimo sforzo. È evidente il processo di scristianizzazione dell’Europa, le Chiese date alle fiamme, gli artisti fasulli che capovolgono un crocifisso e si grida al miracolo, ma non sono degni di allacciare i legacci dei sandali a Leonardo, Raffaello, Michelangelo né a tutta quell’arte che, come la storia d’Europa, poggia sulla cristianità e chi lo nega mente, sapendo di mentire. I cristiani sono perseguitati ovunque senza che mai nessuno ne parli, subiscono i dileggiamenti e le blasfemie dei gay pride, l’essere additati ovunque come vetusti, quelli che si inchinano, leggo da qualche parte, “a una mistura di acqua e farina” perché nei cervellini provinciali di certi cronisti i misteri della transustanziazione fanno un po’ fatica ad entrare, ne convengo: meglio altrove che in testa, si suol dire, e però, basta con questi mezzucci. 

Gli ultimi, in ordine temporale, ad affannarsi perché sia riscritta la storia e le religioni sono i campioni di +Europa, quelli che passavano all’incasso da Soros, e che sui social hanno proposto per il Natale quattro cartoline con il presepe rivisitato a modo loro, purché se ne parli: una coppia di Madonne affiancate, poi il Gesù bambino di colore, la Madonna single e, per mostrarsi diligenti fino in fondo altrimenti niente obolo, pure due Giuseppe. Infine, il claim che a qualcuno sarà sembrato intelligente, troppo intelligente, geniale: “il bello delle tradizioni è che si possono cambiare”. Quali tradizioni, però? Le nostre. Mai visti agitare robusti prosciutti durante un Ramadan: ma come, non si può sovvertire la tradizione? Gli stessi eroi del cambiamento restano non pervenuti, se si tratta di difendere bambine meno che decenni dai matrimoni con ultraquarantenni in Afghanistan. Non si parla nemmeno lontanamente di raffigurare Maometto di colore né tantomeno le sue spose e la sua famiglia: certo, perché l’Islam proibisce di raffigurare l’essere umano: in questo caso, che fine deve fare la tradizione? Aspetto le vostre cartoline al riguardo. E che dire di tutte le altre religioni, dall’Ebraismo al Confucianesimo passando per Scintoismo e Buddismo, che i nostri ipocriti a buon mercato non si propongono minimamente di toccare perché restano ossessionati, come tutti, dal voler recidere le radici del Cristianesimo, ergo la storia e l’identità di un continente, per quanto marcio? Ovviamente, si sono affrettati a spiegare, tramite l’anima bella della loro tesoriera, che è stato un atto di protesta contro lo Stato che impone il presepe. 

A parte che non vi è stata alcuna imposizione se non quella inventata pro domo loro, mi chiedo perché tanta sensibilità non arrivi a toccarli quando si tratta di correre il rischio di fare la fine della redazione di Charlie Hebdo, o di certi docenti in Francia. Un po’ come quelli che fingono di sodomizzarsi con le croci (che sono e restano strumenti di tortura: una triste scelta coreografica, al di là delle religioni, per chi si sente una minoranza oppressa e da difendere, se per primo non è in grado di rispettare tutti coloro che sono morti torturati) durante i Gay pride vestendosi da Cristo crocifisso e poi frignano pure affinché la Chiesa li riconosca e li benedica (e perché poi, data l’evidente empietà rispetto all’istituzione) ma che tacciono compattamente (vigliaccamente) davanti alle immagini raccapriccianti dei gay lanciati dai tetti dai miliziani dell’Isis. Ma tutto questo non conta, l’importante è che sia polverizzata la cultura europea, mediterranea in particolare (tanto la Grecia è già stata fatta fuori), a qualsiasi costo, e che il resto si fotta o vada avanti, quello sì, come ha sempre fatto. Bravi, compitino svolto: chissà a quanto ammonta, oggi, la mancetta di turno. E che Dio (non) vi perdoni. 
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