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Diesel Euro 5, il blocco slitta al 2026 e solo per le grandi città

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Diesel Euro 5, il blocco slitta al 2026 e solo per le grandi città

Il governo ha ufficializzato il rinvio dell’entrata in vigore del blocco alla circolazione dei veicoli diesel Euro 5. L’emendamento al decreto Infrastrutture, approvato in Commissione alla Camera, prevede che le nuove restrizioni vengano applicate solo a partire dal 1° ottobre 2026 e limitatamente ai centri urbani con oltre 100 mila abitanti. Un dietrofront rispetto alla stretta inizialmente programmata per il 2025, che arriva dopo settimane di confronto tra governo, regioni e associazioni di categoria, e che ha già suscitato dure reazioni da parte delle opposizioni parlamentari.

Diesel Euro 5, il blocco slitta al 2026 e solo per le grandi città

Alla base della decisione c’è la necessità di non penalizzare eccessivamente i cittadini e le piccole imprese ancora in possesso di veicoli diesel Euro 5, immatricolati tra il 2009 e il 2014. Secondo i dati del Ministero dei Trasporti, sono oltre 4,5 milioni i mezzi di questa categoria ancora circolanti in Italia, in larga parte utilizzati per lavoro o da famiglie residenti in periferia. Il governo ha sottolineato l’intento di evitare un impatto sociale troppo duro, tenendo conto anche delle difficoltà economiche legate all’inflazione e al caro carburanti.

Il compromesso tra sostenibilità e realismo
La misura rinviata rappresentava uno degli strumenti chiave del piano di transizione ecologica, volto a ridurre le emissioni nocive nei centri urbani. Tuttavia, il compromesso raggiunto con le amministrazioni locali punta a mantenere l’obiettivo ambientale, diluendolo nel tempo. Dal 2026, solo i Comuni con una popolazione superiore ai 100 mila abitanti potranno introdurre restrizioni alla circolazione dei veicoli Euro 5, ma in base a un piano condiviso e graduale. Esclusi quindi i centri minori e le aree rurali, dove la dipendenza dall’auto privata resta elevata.

Le opposizioni abbandonano i lavori
L’approvazione dell’emendamento ha spaccato la Commissione. I gruppi di opposizione — in particolare Alleanza Verdi e Sinistra, M5S e +Europa — hanno abbandonato i lavori in segno di protesta, denunciando il rinvio come “un regalo alle lobby dell’auto” e “un danno ambientale evidente”. Per i critici, la decisione allontana l’Italia dagli obiettivi europei sulla qualità dell’aria e sulla riduzione delle emissioni climalteranti, mettendo a rischio l’accesso ai fondi per la mobilità sostenibile previsti dal PNRR.

Le conseguenze sul mercato dell’auto
Il rinvio del blocco avrà anche un impatto sul mercato automobilistico. Le associazioni di categoria stimano che la proroga potrebbe rallentare il ricambio del parco auto, già in crisi per via della contrazione dei consumi e dell’incertezza normativa. Le case automobilistiche, da parte loro, avevano spinto per una moratoria, chiedendo più tempo per completare la riconversione industriale verso l’elettrico. Secondo l’Unrae, l’associazione che rappresenta i costruttori esteri, “è necessario accompagnare i cambiamenti con incentivi concreti, non con divieti improvvisi”.

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