Cybersecurity in Italia: l'impatto dei reati informatici e la sfida delle cyberskill per le imprese

- di: Barbara Bizzarri
 

La sicurezza informatica si conferma una priorità crescente per le aziende italiane, spinte dalla digitalizzazione ad investire in tecnologie, formazione e protezione dei dati. Mentre la transizione digitale accelera, la carenza di figure specializzate e l’aumento dei reati informatici, che rappresentano ormai un terzo dei crimini aziendali, sollevano nuove sfide. Il sistema Excelsior di Unioncamere e il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali mostrano come il 43,1% delle imprese digitalizzate italiane abbia dedicato nel 2023 una parte importante del proprio budget alla sicurezza informatica, un aumento notevole rispetto al 35,5% del quinquennio 2018-2022.

Carenza di cyberskill e aumento della criminalità informatica

Secondo l’Eurobarometro sulle cyberskill, il 22,8% delle imprese italiane indica difficoltà nel trovare personale con competenze in sicurezza digitale, un dato superiore alla media UE del 12,0% e più alto di paesi come Germania (11,4%), Spagna (6,8%) e Francia (5,7%). Nel dettaglio, il sistema Excelsior stima che risulta difficile da reperire il 69,9% delle figure di progettisti e amministratori di sistemi, ovvero i profili più ricercati per la sicurezza informatica.

I dati sui reati informatici

Nel 2023, i reati informatici denunciati in Italia sono stati 332.054, pari al 35,5% dei crimini legati all’attività d’impresa, con un aumento del 7,8% rispetto all’anno precedente. Questo dato segna un’inversione rispetto al calo del 2022 (-2,8%) e riflette una consapevolezza crescente tra cittadini e imprese circa i rischi legati ai crimini digitali. Il peso dei reati informatici sul totale dei crimini d’impresa è aumentato di 8,7 punti percentuali rispetto al 2019, quando rappresentavano il 26,8%. La maggior parte di questi reati (91%) è costituita da truffe e frodi informatiche, seguite da accessi abusivi, danni tramite software dannosi e diffusione non autorizzata di codici di accesso.

La distribuzione dei reati informatici in Italia

L’aumento dei crimini informatici presenta significative differenze tra le regioni italiane. In Molise, i reati digitali sono cresciuti del 26,7%, ponendo la regione in cima alla classifica nazionale, seguita dal Trentino-Alto Adige (+14,5%) e dalla Liguria (+14%). Anche nel Lazio e in Toscana la crescita dei reati informatici è stata superiore alla media, con aumenti rispettivamente del 13% e del 12,9%. Risultati simili si registrano in Friuli-Venezia Giulia (+12,4%) e in Piemonte (+10,8%), mentre regioni come la Sicilia (+9,9%) e la Lombardia (+8,9%) confermano l’andamento crescente a livello nazionale.

Tuttavia, non tutte le regioni hanno visto un incremento dei crimini digitali. In controtendenza, Basilicata e Umbria hanno registrato una lieve diminuzione, rispettivamente del 4,7% e dell’1,8%. Questo calo potrebbe riflettere sia un’impostazione diversa nei sistemi di prevenzione sia un minore impatto della criminalità digitale in determinate aree.

Province a maggiore rischio: i picchi dell’ultimo anno

Alcune province italiane evidenziano aumenti ben superiori alla media nazionale del 7,8%. Tra queste, Isernia ha visto crescere i reati informatici del 36,3%, seguita da Livorno (+32,7%) e Brindisi (+27,8%). Nelle province di Lodi e Rieti, l’incremento ha superato il 20%, rispettivamente con +25,5% e +22,8%. Anche Campobasso (+22,3%), La Spezia (+21,7%) e Trieste (+21,3%) riportano incrementi significativi, mentre altre aree come Biella, Como e la provincia autonoma di Bolzano hanno visto una crescita del 18% o più.

Crescita dei reati digitali: variazioni regionali nel lungo periodo

Tra il 2019 e il 2023, l’aumento dei reati informatici ha toccato numeri importanti in alcune regioni italiane. La Toscana guida questa tendenza con un incremento dell’88,3%, seguita dal Veneto (+63,7%) e dalle Marche (+56%). Anche in Puglia (+54,7%) e Lazio (+53,2%) il fenomeno risulta in crescita marcata, mentre Emilia-Romagna e Piemonte registrano aumenti simili, rispettivamente del 53% e del 47%. Nelle province, le denunce di reati digitali sono triplicate a Barletta-Andria-Trani (+209,1%) e sono più che raddoppiate a Livorno (+140,4%) e Rieti (+129,7%).

La risposta delle imprese e l’impegno istituzionale

Di fronte a questa emergenza, le imprese italiane si stanno attrezzando con misure sempre più avanzate di cybersicurezza, accompagnate da iniziative di formazione interna e collaborazioni con istituzioni di settore. Sul fronte della prevenzione, iniziative come la campagna nazionale contro le truffe promossa da Anap Confartigianato e il Ministero dell’Interno puntano a sensibilizzare le fasce più esposte della popolazione, come gli anziani.

In questo contesto di crescita della criminalità digitale, la mancanza di figure specializzate rimane una sfida cruciale. La capacità delle aziende italiane di proteggersi dalle minacce digitali sarà sempre più legata agli investimenti in cyberskill e alla diffusione di competenze avanzate, necessarie per garantire un’adeguata sicurezza in un panorama sempre più complesso.

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