Cospito: Ilaria Cucchi andrà a trovarlo in carcere. Era proprio necessario?

- di: Redazione
 
La senatrice Ilaria Cucchi ha annunciato che domani si recherà al carcere di Opera per potere avere un incontro con Alfredo Cospito, l'anarchico insurrezionalista che sta facendo da settimane uno sciopero della fame chiedendo la cancellazione del 41 bis per tutti i detenuti sopposti a questo regime.
Visitare le carceri e quindi incontrare è una prerogativa che hanno in molti, dai parlamentari ai consiglieri regionali, e qualcuno ne abusa per auto-promuoversi. Ma è appunto una prerogativa, parola che porta in sé la possibilità di decidere se farne ricorso. Quindi nessun obbligo. La senatrice dell'Alleanza Verdi-Sinistra italiana ha spiegato che a motivarla ad andare a trovare l'anarchico sono i suoi ''ruolo, coscienza e vissuto'' che le impongono ''di accertarmi dello stato di salute del detenuto Alfredo Cospito''.

Ilaria Cucchi incontrerà Alfredo Cospito in carcere

Una scelta sulla quale ci sarebbe poco da dire, conoscendo le vicende che, suo malgrado, hanno legato la senatrice Cucchi all'universo carcerario. Ma proprio per questo ci consentiamo di sollevare qualche dubbio sull'iniziativa, non certo dal punto di vista umano. Però in questa storia umano, politico, giudiziario fanno parte di un unicum è cui è difficile districarsi. Perché, se comprendiamo benissimo che la senatrice sente dentro di sé una forte spinta emozionale, le ricordiamo, con il massimo rispetto per ciò che ha colpito duramente la sua famiglia, che lei non è una parlamentare ''qualsiasi'' e quindi forse il suo ruolo, nell'immaginario della gente, le avrebbe dovuto consigliare un minimo di prudenza. Concetto che potremmo anche declinare nel senso di riservatezza, perché annunciare la visita potrebbe - ripetiamo, potrebbe - essere intesa come una pubblicizzazione dell'evento che, con ''ruolo, coscienza e vissuto'', poco c'entra. Perché, c'è da essere sicuri, domani, fuori dai cancelli del carcere milanese, ci saranno tanti giornalisti ad aspettarla, per come è giusto che sia, per il suo profilo pubblico, ma che fa un po' a pugni con le motivazioni emozionali della sua iniziativa.

C'è poi un altro aspetto, che sommessamente ci sentiamo di sollevare, e che possiamo, per la transitiva ribaltare anche sulla delegazione del Pd che ha visitato Cospito nel carcere di Cagliari. Il profilo del detenuto è particolare e per questo da ''maneggiare con cura'', come un panetto di plastico che è innocuo fino a quando non ci si infila un detonatore. Il detenuto in questione ha, come obiettivo dichiarato, il sovvertimento dello Stato, nelle sue strutture e, purtroppo, coinvolgendone gli uomini che lo rappresentano. Andare a trovarlo, pur imponendosi l'obbligo del silenzio rispetto al contenuto di un eventuale colloquio, lo accredita. In che modo non lo sappiamo, ma lo pone sullo stesso piano formale dei suoi interlocutori. Con i quali, peraltro, lui dovrebbe rifiutarsi di parlare rappresentando quello Stato che cerca/ha cercato di ribaltare a colpi di pistola e con le bombe. Anche stando in silenzio davanti a lui, ma portando all'esterno la notizia dell'incontro, fa assurgere chi se ne fa carico al rango di megafono di qualcuno che, quando parla, lo fa per rivendicare le sue azioni violente. Forse in un momento in cui, tra attentati e intimidazioni vere e semplici avvertimenti, gli anarchici minacciano lo Stato, un minimo di accortezza ci vorrebbe. Non per impedire ai parlamentari di esercitare una loro prerogativa, ma perché bisogna evitare che essa venga strumentalizzata.
A volere essere brutali, per informarsi delle condizioni di salute di Alfredo Cospito basta una telefonata all'equipe medica del carcere. A meno che non si dubiti della professionalità di chi ne fa parte, ritenendo quindi necessario verificare di persona. E già questa sarebbe una scelta politica, anche se non certo di campo.
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