Cronache dai Palazzi: Salvini, candidando Vannacci, sfida la Lega e la storia del movimento
- di: Redazione
Se c'è un moto che celebra l'italica lotta per la sopravvivenza, in un mondo che ormai rischia di essere sempre più balordo, è quello che dice che si fa qualsiasi cosa per ''campare''.
Parole che devono essere risuonate parecchio, in questi mesi, nelle orecchie di Matteo Salvini che ieri, 25 Aprile (dice niente questa data?), ha annunciato, urbi et orbi, che la Lega candiderà, in tutte le circoscrizioni, il generale Roberto Vannacci, dando per scontato che il militare sarà sicuramente eletto.
Cronache dai Palazzi: Salvini, candidando Vannacci, sfida la Lega e la storia del movimento
Rimandando a più avanti considerazioni solo sul ''candidato'' Vannacci - non certo sul militare: il suo ruolino parla da solo -, è evidente che quella di Salvini non sia stata solo una sua scelta, ma una imposizione al partito. Una scelta che è quasi un'ultima spiaggia per evitare un tracollo elettorale di ampiezza storica per la Lega, per la quale i traguardi del 2019 sono pura utopia, rischiando anzi una batosta durissima, resa insopportabile dal più che probabile sorpasso di Forza Italia, sul cui elettorato, dopo la scomparsa di Silvio Berlusconi, il 'capitano'' aveva lanciato un'opa.
Nella certezza, evidente, di fare un sol boccone dei tanti che, sentendosi orfani dell'ex Cavaliere, sarebbero passate sotto le bandiere leghiste. Calcolo che si sta dimostrando profondamente sbagliato, come dimostrato dai fatti, con la Lega che, a meno non riesca a imporsi un cambio di marcia anche doloroso, potrebbe essere condannata ad un lento declino politico, di pari passo con quello del suo conducator che, come dimostra la mossa di candidare Vannacci, è perfettamente cosciente della delicatezza del momento.
Il modello dei partiti ''personali'', quelli forgiati per essere totalmente sovrapponibili ai rispettivi leader, è bello sino a quando è vincente. Ma l'inciampo è dietro l'angolo se chi sta in cima perde di vista il contatto con la realtà, ritenendosi autorizzato per investitura divina a decidere da solo, ritenendosi in grado di farlo per il meglio.
La Lega di Salvini non è la Lega, e non appaia un paradosso questa affermazione, perché tra il segretario e la base storica del partito il distacco è ormai evidente. E la scelta di candidare un personaggio divisivo, come Vannacci, dà l'impressione di essere un tentativo disperato di raccattare qualche punto percentuale in più rispetto a quel che accreditano oggi i sondaggi.
Ma questo significherebbe attribuire a Vannacci un appeal che è evidente solo agli occhi di Salvini e del suo entourage, visto che l'attenzione mediatica sul generale sta sfumando con il passare delle settimane.
Che qualche centinaio di persone lo vadano a sentire parlare dei suoi libri (già due, nel giro di pochi mesi, a sottolineare una vena letteraria e ideologica straripante) è abbastanza normale. Ma pensare che centinaia di migliaia di persone, che oggi voterebbero in modo diverso, cambino cambiare idea e diano appoggio elettorale alla Lega solo perché ha candidato Vannacci potrebbe essere una avventatezza, con un potenziale prezzo politico altissimo da pagare.
Perché, dopo avere cambiato registro (con l'avvento di Salvini) mutando il suo profilo da partito territoriale a formazione politica nazionale, ora la Lega si trova a dovere sostenere un candidato potenzialmente forte, ma che porta avanti idee divisive, a cominciare da quelle razziali e a quelle legate a scelte nei comportamenti per così dire personali. Chi dovesse votare Vannacci sceglierebbe - liberissimo di farlo, comunque - qualcuno che taglia a fette l'unicità del Paese sulla base del suo pensiero. Che, evidentemente, ha fatto breccia in Salvini che, nell'annunciarne la candidatura, lo ha descritto come ''un uomo di valore'' che ''ha ha deciso di portare avanti le sue battaglie di libertà insieme alla Lega in Parlamento europeo".
Con Vannacci, Salvini ha detto di essere pronto a lottare "in nome della libertà e del patriottismo". E, dopo averci flirtato per settimane, Vannacci ha detto: ''Sarò un candidato indipendente che mantiene la propria identità e che lotterà, con coraggio, per affermare i propri valori di Patria, tradizioni, famiglia, sovranità e identità che condivido abbondantemente con la Lega".
Quale sarà la reazione dell'altra Lega, quella che rimpiange i tempi in cui il vallone di Pontida si riempiva di vessilli colorati, ma non certo di Tricolori? Quale sarà la risposta dei leghisti che si identificano ancora nei sogni libertari di Umberto Bossi, che mai avrebbe attaccato gli omosessuali per quel che fanno o pensano?