Covid-19: le misure antivirus stanno strangolando Hong Kong

- di: Redazione
 
Dov'è finita la rutilante di luci Hong Kong, la città che non andava mai a dormire e che molte compagnie e società internazionali sceglievano per farne la rampa di lancio verso l'immenso mercato cinese? Se lo stanno chiedendo in molti, quelli che oggi lamentano lo strangolamento di ogni attività economica della città come conseguenza delle durissime misure adottate per arginare il contagio da Coronavirus.

Hong Kong sta pagando gli effetti delle misure restrittive per contenere i contagi da Covid-19

Oggi tutto è più difficile, per le persone così come per le merci. Tutto sembra essere stato cristallizzato dalla paura che il Covid-19 investisse una città che persegue la sicurezza (in tutti i campi) come bene primario. Ma ora Hong Kong sembra essere completamente isolata. Mancano collegamenti collegamenti, aerei o marittimi, affidabili o regolari.

E qualcuno lamenta anche che la posta non è più garantita con molti Paesi. La condizione di Hong Kong è particolare perché, quasi totalmente dipendente dalle importazioni, oggi assiste allo spettacolo degli scaffali dei supermercati desolatamente vuoti. Un evento gravissimo per una città che, ad esempio, importa il 98% del cibo che consuma. Né gli ordini online riescono ad arginare questa condizione di disagio totale. Sembra appartenere ad un'altra era quando gli ordini online che prima venivano onorati in tempi brevissimi.

L'attesa è passata dalle ore o dai giorni di ieri a settimane o addirittura mesi, con prezzi in costante aumento nella maggior parte dei settori. Il governo della città non sembra volere allentare la morsa delle misure per contenere il virus. Da più di un anno chi arriva deve sottostare alle quarantene più drastiche del mondo. Dal 5 febbraio questo periodo sarà ridotto di una settimana per durare “solo” due settimane, che è però d'obbligo trascorrere rigorosamente rinchiusi in una stanza d'albergo, a proprie spese. Ci sono anche delle particolare condizioni che vengono imposte ad alcuni profili di  viaggiatori, che prima di potere circolare liberamente devono anche rimanere alcuni giorni in un campo di quarantena, le cui condizioni hanno mosso delle proteste da parte di è stato costretto a transitare.

Un duro colpo all'economia della città è, poi, arrivato l'8 gennaio, con il divieto di voli da otto paesi (tra cui Francia, Stati Uniti e Regno Unito), costringendo le persone in arrivo da queste aree a trascorrere tre settimane in un Paese terzo, come Singapore o Dubai, prima di poter per volare a Hong Kong. Questa nuova fase di pre-quarantena, che viene definita come una ''disinfezione preventiva'', sarà anch'essa ridotta di una settimana dal 5 febbraio. Prima ci volevano sei settimane in hotel per venire a Hong Kong. E c'è chi magari, tornando a Hong Kong, si scopre positivo al test all'arrivo ed costretto a un ricovero forzato in ospedale per almeno dieci giorni, seguiti da due settimane in isolamento.
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