Governo: Draghi fa sempre notizia, nonostante dica cose scontate
- di: Diego Minuti
Strano Paese il nostro, dove l'estrapolazione è diventata una forma d'arte; dove ogni frase, ogni singola parola, magari anche solo una consonante può essere strumentalizzata. Come confermato dai commenti fioccati dopo il discorso fatto da Mario Draghi al Meeting di Rimini. Frasi chiare, nello stile essenziale dell'ex presidente della Bce, pronunciate con tono monocorde.
Un accorgimento dell'oratoria che può essere letto in due modi: non privilegiare un contenuto delle proprie affermazioni rispetto ad altri; evitare che magari, ponendo l'accento su un argomento, di esso qualcuno possa fare occasione divisiva da gettare nell'agone della politica.
Mario Draghi non ha dichiarato guerra al reame di Lilliput; non ha elaborato nuove e rivoluzionarie teorie economiche; non ha tirato fuori, invertendo miracolosamente i termini dell'operazione, un cilindro dal coniglio. Ha solo detto parole di buonsenso, sostenendo che, nonostante la pesante crisi che ci sta attanagliando, non possiamo ipotecare oggi il futuro dei nostri giovani adottando misure estemporanee e dettate dall'emergenza che sfuggano alla ragionevolezza.
Poche frasi per dire la sua, ad esempio, sulla politica dei bonus che, secondo lui, forse danno temporaneo ristoro, ma poco servono se si vuole veramente e convintamente costruire una solida base su cui poggiare le strategie di rinascita del Paese.
Eppure, in questa semplice esposizione di cose abbastanza risapute (che si possono anche non condividere, senza però essere prese a pretesto per sanguinosi sfottò, come quelli riservati a Draghi oggi nella 'colonna infame' del direttore di un quotidiano molto vicino ad un movimento della maggioranza di governo), in molti hanno visto un attacco all'esecutivo. Anzi, addirittura una auto-candidatura a questa o quella presidenza (da quella della Repubblica in giù) fatta scattare con miope tempismo, ovvero quando l'Italia è in ginocchio.
Non conosciamo, semmai ne esistono, i fini reconditi della presa di posizione di Draghi. Certo apparirebbe ben strano che l'ex massimo esponente della Banca centrale europea si sia esposto in modo così manifesto (sebbene con argomenti, come detto, abbastanza scontati) in un momento in cui il governo sembra avere perso la saldezza della guida, con Giuseppe Conte che sembra pencolare tra un decisionismo autoreferenziale e tentennamenti che non possono essere scusati, in costanza di pandemia.
Ma forse il discorso di Mario Draghi un risultato lo ha ottenuto: ha rimpolpato, dando nuovi argomenti di riflessione, il partito trasversale (che ha partigiani anche all'interno della maggioranza) che ritiene che la spinta propulsiva della presidenza Conte si stia affievolendo, anche se non per esclusive colpe del premier.
L'ibrida genesi del ''Conte 2'' ha potuto reggere, oltre che per la funzione anti-Salvini, anche per la palese difficoltà del Paese di cui la nuova maggioranza s'è fatta carico (vedi ultima finanziaria) pur di non consegnare l'Italia a chi chiedeva di essere il solo a comandare e decidere. Ma ora serve altro. Qualcosa che non può essere soltanto conseguenza di un rimescolamento delle figurine (leggi rimpasto), di solito scappatoia solo per tirare il fiato.