Conte e l'umiltà, un'equazione non ancora risolta
- di: Diego Minuti
Speriamo che la festa dell'Immacolata porti consiglio (sia a chi crede, sia a chi non ha il dono della Fede) ed eviti all'Italia l'ennesima figuraccia in campo internazionale, con una crisi di Governo che, purtroppo, non sarebbe dettata da dati oggettivi, ma da personali interpretazioni del ruolo di governante, alla base dee quale deve esserci sempre l'umiltà. Una qualità, l'umiltà, che ha sempre qualificato i migliori, categoria alla quale Giuseppe Conte non ha ancora dimostrato di potere aspirare.
Lo schieramento è molto meno definito di quel che sembra perché le cose che pensa e dice Italia viva (Conte si è attribuito troppi poteri personali) sono condivise anche al di fuori del partito di Renzi. Perché le ultime mosse del primo ministro (che tanto "ultime" non sono, se si va a guardare alla costanza di certi suoi atteggiamenti) sembrano confermare la ferma intenzione di rivendicare esclusivamente a sé stesso tutte le decisioni più importanti per il Paese, come quelle legate alla macchina che sarà chiamata a gestire l'enorme massa di denaro che l'Unione europea ha destinato all'Italia.
Una macchina pletorica di cui egli solo appare il responsabile, ma anche e soprattutto il regista anche nella fase della sua costituzione e composizione.
La situazione che Conte cerca di delineare appare, all'esterno, come una condizione irreversibile se si vuole evitare una crisi istituzionale che potrebbe essere devastante per un Paese che oggi, più che altro, ha il bisogno disperato di continuità. Ma la fiducia verso Giuseppe Conte (non solo da parte degli italiani, ma dei suoi alleati) sembra sfilacciarsi con il passare delle ore, con il sempre più manifesto interesse del premier ad ergersi al vertice di tutto, a dispetto del timore del resto della maggioranza che guarda con sospetto questa sua corsa ad accaparrarsi ogni potere "monetizzabile" in termini politici.
Insomma, quel che è costato a Matteo Salvini la prosecuzione della sua esperienza di Governo (ovvero, chiedere l'investitura popolare per attribuirsi "pieni poteri", concetto oscuro in termini di contenuti) sembra non essere stata di lezione a Giuseppe Conte che, agendo in apparente totale solitudine, sta creando le condizioni per avere il controllo completo delle leve del comando, e con essere del potere.
Pensate cosa possa significare attribuirsi la facoltà di scegliere le persone che gestiranno gli oltre 200 miliardi di fondi, dotandole della massima autonomia, con un solo paletto: rispondere solo e soltanto a lui. Mai, forse, nella storia repubblicana tanti poteri sarebbero riconducibili ad una sola persona che, ricordo a me stesso, è a Palazzo Chigi - come peraltro altri suoi predecessori -. senza alcuna investitura popolare che, oltre ad essere la massima espressione della democrazia, è anche, a pensarci bene, un vincolo. Perché non è possibile pensare ad una forma di democrazia in cui chi ha il potere non deve darne conto ad alcuno. Cosa che forse qualcuno dovrebbe ricordare al presidente del Consiglio.