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Consumi e ciclo economico, Confcommercio: stabilizzazione in atto, ripresa ancora a bassa intensità

- di: Anna Montanari
 
Consumi e ciclo economico, Confcommercio: stabilizzazione in atto, ripresa ancora a bassa intensità

La fase congiunturale di fine 2025 segnala un progressivo assestamento dell’economia italiana dopo il superamento del punto di minimo ciclico, ma senza un’accelerazione significativa dell’attività. Secondo le stime di Confcommercio, il sistema economico resta in una condizione di crescita debole, con segnali di ripresa ancora parziali e disomogenei, che riflettono un equilibrio fragile tra fattori di sostegno e persistenti elementi di incertezza.

Consumi e ciclo economico, Confcommercio: stabilizzazione in atto

Dal punto di vista macroeconomico, la dinamica del Pil evidenzia una perdita di slancio nell’ultimo mese dell’anno. Il buon andamento registrato a settembre ha prodotto un effetto di trascinamento sul quarto trimestre, stimato in una crescita congiunturale dello 0,6%. Tuttavia, a dicembre la variazione congiunturale del Pil è stimata nulla, segnalando un ritorno a ritmi di espansione più contenuti. Su base tendenziale, la crescita si attesterebbe comunque intorno all’1,1%, coerente con una variazione media annua dello 0,6% per il 2025. In prospettiva, questo profilo lascia spazio a una crescita prossima all’1% nel 2026, ma senza indicazioni di un cambio di passo deciso.

Domanda interna come vincolo alla ripresa
Il principale fattore limitante resta la domanda interna. I consumi delle famiglie continuano a mostrare una dinamica debole, soprattutto nei comparti più maturi. Secondo l’Indicatore dei Consumi Confcommercio (Icc), a novembre la spesa cresce solo dello 0,1% su base annua, un dato che evidenzia la difficoltà di recupero del potere d’acquisto. Il miglioramento congiunturale (+0,6% rispetto a ottobre) suggerisce un possibile rimbalzo di fine anno, ma non ancora sufficiente a sostenere una fase ciclica più robusta.

Ricomposizione settoriale della spesa
Dal punto di vista strutturale, prosegue la riallocazione dei consumi verso servizi e beni legati al tempo libero, a scapito dei consumi tradizionali. Automotive, alimentari, mobili ed elettrodomestici restano in territorio negativo in termini di spesa reale, segnalando una domanda ancora compressa per i beni durevoli e semidurevoli. Questa ricomposizione riflette sia cambiamenti nei comportamenti di consumo sia l’adattamento delle famiglie a vincoli di reddito più stringenti.

Occupazione elevata ma in rallentamento

Il mercato del lavoro rappresenta uno degli elementi di stabilità del quadro macroeconomico. L’occupazione si mantiene su livelli storicamente elevati, pur mostrando segnali di rallentamento nella dinamica. In termini economici, ciò contribuisce a sostenere il reddito disponibile e le aspettative delle imprese, ma non genera ancora una spinta sufficiente a innescare un recupero vigoroso dei consumi.

Offerta e produzione industriale
Sul lato dell’offerta, la produzione industriale continua a muoversi in assenza di un trend chiaramente positivo. Questa incertezza frena il ciclo degli investimenti e limita la capacità del sistema produttivo di trasmettere segnali di fiducia all’economia reale. L’assenza di una ripresa industriale strutturata rappresenta uno dei principali rischi al rialzo per le prospettive di crescita.

Inflazione come fattore di riequilibrio
Un elemento potenzialmente favorevole è il rientro dell’inflazione. A dicembre i prezzi dovrebbero registrare un aumento marginale (+0,1% su base mensile), con un’inflazione annua stabile all’1,1%. Dal punto di vista macroeconomico, la stabilità dei prezzi riduce l’erosione del potere d’acquisto e potrebbe favorire un graduale recupero della fiducia delle famiglie, condizione necessaria per una ripresa più solida dei consumi.

Prospettive di breve-medio periodo
Nel complesso, l’economia italiana appare in una fase di transizione: il rischio di una nuova contrazione si è attenuato, ma la crescita resta insufficiente per parlare di vera ripresa. Il 2026 si configura come un anno di consolidamento, in cui l’intensità dell’espansione dipenderà dalla capacità della domanda interna di rafforzarsi e dalla riattivazione della produzione industriale. In assenza di questi fattori, la ripresa rischia di restare a bassa velocità.

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