Fiducia, per Confesercenti non si trasforma in consumi. Confcommercio: "A febbraio segnali contrastanti dai dati Istat"

- di: Barbara Leone
 
La frenata dei prezzi dà un’iniezione di fiducia ai consumatori, ma non al commercio. Le rilevazioni Istat confermano il progressivo miglioramento del clima delle famiglie, il cui indice cresce, senza interruzioni, dallo scorso novembre, in coincidenza con il rallentamento dell’inflazione. Per il commercio al dettaglio, però, febbraio resta un mese freddo, non solo dal punto vista climatico. L’indice di fiducia complessivo del comparto si ferma a 100,6: escludendo il periodo della pandemia, è il febbraio peggiore dal 2015. A dirlo è Confesercenti, nel sottolineare che l’energia  potenziale accumulata con il prolungato miglioramento della fiducia dei consumatori, dunque, non si sta trasformando in energia cinetica per i consumi, anche a causa della ripresa del risparmio, che le famiglie tornano ad accumulare dopo averlo sacrificato per mantenere i livelli di spesa durante la fase di picco dell’ondata inflazionistica. Un quadro difficile per le imprese del commercio al dettaglio, il cui clima di fiducia questo mese si deteriora soprattutto per la grande distribuzione, anche se continuano a soffrire anche le attività della distribuzione tradizionale, il cui giudizio sulle vendite rimane negativo ormai da giugno scorso.

Fiducia, per Confesercenti non si trasforma in consumi

Non aiuta, aggiunge Confesercenti, il cattivo andamento dei saldi invernali: sette negozi su dieci lamentano risultati inferiori a quelli del 2023, a causa delle temperature eccezionalmente miti, che hanno bloccato la domanda di capi invernali, e dell’eccesso di promozioni, che sta diluendo l’impatto delle vendite di fine stagione. Una corsa allo sconto, guidata dalle piattaforme di eCommerce internazionali che sta influendo negativamente sugli equilibri tra i canali di vendite: sia per il dettaglio tradizionale che per la GDO si pone, sempre con maggiore urgenza, il tema di garantire una corretta concorrenza con le piattaforme dell’on-line. Secondo Confesercenti perché invece il tesoretto di fiducia dei consumatori si tramuti in consumi effettivi, occorre accelerare sul percorso tracciato dalla riforma fiscale: l’alleggerimento della pressione fiscale, ed in particolare sul lavoro, è la via maestra per stabilizzare le attese delle famiglie.

Più ottimista Confcommercio, che evidenzia come secondo l'Istat anche a febbraio continui a crescere l'indice di fiducia dei consumatori mentre quello delle imprese cala, rimanendo comunque sul livello medio degli ultimi sei mesi. La flessione è dovuta ad un diffuso peggioramento della fiducia in tutti i comparti economici indagati. L’indice dei consumatori invece continua a crescere, senza interruzioni, dallo scorso novembre e raggiunge il livello più elevato da giugno 2023. “La salita dell’indice è dovuta al miglioramento dei giudizi sulla situazione finanziaria della famiglia, evoluzione coerente con l’andamento positivo delle opinioni sul risparmio e sulla convenienza all’acquisto di beni durevoli nella fase attuale – sottolinea il direttore dell'Ufficio Studi, Mariano Bella (nella foto), nel commentare i dati della fiducia di consumatori e imprese -. La fiducia rilevata a febbraio è lo specchio di una percezione dell’economia contraddistinta da profonda incertezza, né si può escludere che comincino a ispessirsi i timori di un deterioramento del quadro congiunturale. Potrebbe non bastare, dunque, la buona tenuta dell’occupazione che sostiene la fiducia delle famiglie. Nello scenario congiunturale - ha osservato Bella - manca uno spunto forte e decisivo per orientare favorevolmente le aspettative degli imprenditori e per tradurre la maggiore fiducia delle famiglie in comportamenti di consumo coerenti. La forte caduta registrata nel sentiment del comparto della grande distribuzione è un segnale da non sottovalutare, in quanto potrebbe anticipare un ripiegamento della spesa ancora non evidente presso le piccole superfici”.

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