Coldiretti: "L'Ue lascia l'Italia senza carne per le conseguenze del conflitto in Ucraina"

- di: Daniele Minuti
 
Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, lancia l'allarme relativo alla proposta di direttiva della Commissione europea per allargare l'applicazione della norma sulle emissioni industriali agli allevamenti più piccoli per allevamento suino, avicolo e adesso, anche bovino.

Secondo Coldiretti, le decisioni della Commissione europea mettono a rischio il mercato della carne in Italia

La proposta in questione aggiunge oneri burocratici in quasi la totalità degli allevamenti dei segmenti suinicolo, avicolo e bovino (considerati alla stregua degli stabilimenti industriali), che dovranno sottostare a norme molto rigide su controlli e autorizzazioni, con annessi costi impennati per la gestione.

"La proposta della Commissione europea"
- spiega Prandini - "spinge alla chiusura in Italia migliaia di allevamenti che si trovano già in una situazione drammatica per l’insostenibile aumento di costi di mangimi ed energia provocati dalla guerra in Ucraina. Una decisione che colpisce direttamente gli allevatori ed i consumatori in Italia che dipende già dall’estero per il 16% del latte consumato, il 49% della carne bovina e il 38% di quella di maiale secondo l’analisi del Centro Studi Divulga. Il rischio è quello di colpire la produzione nazionale ed europea per favorire le importazioni da paesi extracomunitari spesso realizzate senza il rispetto degli stessi criteri, sanitari, ambientali e sociali richiesti all’interno dell’Unione Europea. Serve senso di responsabilità da parte delle Istituzioni nazionali e della Ue affinché nei prossimi passaggi dell’iter legislativo in Parlamento ed in Consiglio Ue, possa essere profondamente rivista la proposta della Commissione, con l’impegno dei Ministri coinvolti e degli eurodeputati italiani. L’Italia rischia di rimanere senza carne in una situazione in cui – precisa Prandini – gli allevatori italiani devono affrontare incrementi di costi pari al 57% secondo il Crea che evidenzia il rischio concreto di chiusura per una buona parte degli allevamenti italiani che si trovano costretti a lavorare con prezzi alla stalla al di sotto dei costi di produzione. In un momento in cui è sempre più evidente la necessità di puntare sulla sicurezza alimentare e sull’autosufficienza, a Bruxelles si rischiano di fare scelte che aprono la strada alla carne sintetica. La carne italiana nasce da un sistema di allevamento che per sicurezza, sostenibilità e qualità non ha eguali al mondo, consolidato anche grazie a iniziative di valorizzazione messe in campo dagli allevatori, con l’adozione di forme di alimentazione controllata, disciplinari di allevamento restrittivi, sistemi di rintracciabilità elettronica e forme di vendita diretta della carne".
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