Cina: le aziende davanti agli impegni di Xi sulla transizione ecologica

- di: Redazione
 
Bello dire che alle parole devono seguire i fatti, ma quando questo riguarda la seconda economia del mondo, che marcia a livelli da record e che per questo ha bisogno di una capacità energetica che faccia andare avanti la macchina produttiva, ecco che tutto diventa terribilmente complicato. Oggi gli ambiziosi impegni che sono stati assunti dai leader cinesi (a cominciare dalla riduzione delle emissioni inquinanti) mettono sotto pressione le gigantesche società statali, grandi produttrici di carbonio, che ora si trovano nella condizione di dovere rispondere a segnali politici che non sempre appaiono lineari. Dopo la dichiarazione con cui, appena poche settimane fa, il presidente cinese Xi Jinping ha affermato che il Paese, la più grande fonte mondiale di gas serra, avrebbe ridotto le emissioni a "zero netto" entro il 2060, tutti hanno cominciato a chiedersi come avrebbero risposto le imprese statali cinesi, che sono sembrate le destinatarie del messaggio. Anche perché proprio negli ultimi tempi in Cina si sono registrate delle interruzioni energetiche che hanno inceppato la formidabile macchina produttiva.

Cina: la risposta delle aziende alla spinta di Xi Jinping verso la transizione ecologica

Ma, quando ''transizione ecologica'' sembra essere un imperativo più che un semplice indirizzo, le aziende aziende statali devono impegnarsi (molte lo stanno già facendo) a elaborare piani e rispettarli. Secondo le elaborazioni dell'Istituto per gli affari pubblici e ambientali (IPE), che segue i percorsi ambientali e climatici delle grandi società in Cina, su indici come l'efficienza energetica, settori come l'acciaio sono ancora indietro rispetto ai rivali globali. Molte aziende, inclusi giganti energetici Huaneng, Huadian e Datang, hanno tutti promesso di portare le emissioni al picco entro il 2025, prima dell'obiettivo nazionale del 2030.
Altri tre – Baowu Iron and Steel, il più grande produttore di acciaio della Cina, e i due maggiori fornitori di petrolio e gas, PetroChina e Sinopec – hanno promesso di raggiungere lo “zero netto” intorno al 2050, un decennio prima dell'obiettivo nazionale.

Le aziende statali svolgono un ruolo importante nel sistema politico della Cina e l'impegno di Xi di ''neutralizzare'' emissioni di carbonio per 10 miliardi di tonnellate all'anno ha spinto le associazioni molte industrie ad alte emissioni a elaborare tabelle di marcia. Ma sono anche obbligate a far fronte ad altre “responsabilità sociali”, tra cui la garanzia dell'approvvigionamento energetico e delle materie prime, oltre a obiettivi più ampi come l'occupazione e la stabilità sociale. La grave carenza di energia nelle ultime settimane è vista come un segno che, in presenza di una crisi, le aziende cinesi torneranno rapidamente ai combustibili fossili perché il sistema non offre loro altra scelta.

Alcuni analisti, che fanno parte di think tank statali, affermano che gli obiettivi della Cina non hanno esercitato una pressione sufficiente sulle grandi aziende, con il consumo di carbone destinato a diminuire solo nel 2026 e le autorità locali che consentono ancora di aumentare la capacità di energia del carbone.
La dipendenza strutturale della Cina dal carbone, causata in parte da un mercato dell'energia e da un sistema di prezzi non flessibili, rende anche difficile per le imprese l'approvvigionamento di energia rinnovabile.
Molte imprese non hanno altra scelta che acquistare elettricità dalle centrali elettriche a carbone statali, con i governi locali che cercano di proteggere i posti di lavoro e gli interessi economici.
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