Cina: il Partito comunista definisce le riforme per rilanciare l'economia

- di: Redazione
 
L'economia cinese, la seconda a livello globale, marcia come sempre a buoni ritmi, ma non riuscendo a riacquistare la forza che, appena qualche anno fa, l'avevano imposta su scala planetaria.
Le misure recentemente adottate dalla autorità centrali (soprattutto quelle relative al settore immobiliare, in preda ad una profonda crisi soprattutto di liquidità) hanno sì ottenuto risultati, ma assolutamente insufficienti a fare ripartire la macchina produttiva. E' anche per questo che l'assise del Partito comunista, che si concluderà domani, viene paragonata dai media statali alla stagione delle riforme avviate alla fine degli anni '70 che hanno aperto l'economia del Dragone agli investimenti esteri e alle imprese private.

Cina: il Partito comunista definisce le riforme per rilanciare l'economia

Per meglio chiarire questo concetto, l'emittente statale CCTV - considerata come un media ufficioso del Partito - ha affermato che l'agenda degli incontri di quest'anno prevede di studiare e approvare "riforme di approfondimento a tutto tondo", che non possono non tenere conto del progetto di Xi Jinping per uno sviluppo incentrato sulla tecnologia e sulla sicurezza nazionale.
Ma i problemi restano e gli economisti si chiedono se lo sforzo che il Partito comunista vuole fare partire possa risolvere problemi che sono diventati endemici dell'economia. Tra i quali un mercato del lavoro debole (di cui stanno pagando le conseguenze milioni di giovani, ad alto grado di istruzione, che hanno enormi difficoltà a trovare occupazioni confacenti al titolo di studio), la spaventosa esposizione debitoria degli enti locali e la già citata prolungata crisi nel settore immobiliare.

L'economia cinese è cresciuta a un ritmo annuo del 4,7% nell'ultimo trimestre, in calo rispetto al 5,3% di gennaio-marzo. In termini trimestrali, è rallentata allo 0,7% dall'1,5%.
Le vendite immobiliari sono diminuite di quasi il 27% nell'anno fino a giugno rispetto all'anno precedente, mentre quelle al dettaglio sono aumentate solo del 2% a giugno, il livello più basso dall'inizio della pandemia di coronavirus.

Brutte notizie anche dal mercato delle autovetture, crollato a giugno del 6,2% rispetto all'anno precedente, e degli elettrodomestici, - 7,6%. Un calo che non è stato alleviato dal programma di rimborso per rottami e altre iniziative lanciate questa primavera per convincere le persone a sostituire vecchie auto ed elettrodomestici. Per gli analisti, i cinesi stanno limitando la spesa, condizionati dal calo del numero dei posti di lavoro, dalle falle nella rete di sicurezza sociale, dai costi per l'istruzione.

Una condizione che rischia di perdurare se non saranno varate riforme fondamentali che consentano ai lavoratori di trattenere una quota maggiore della ricchezza nazionale.
Anni fa, la Cina ha iniziato a cercare di promuovere un'economia di consumo più forte e di ridurre la dipendenza dalle esportazioni e dai grandi progetti di investimento che ora producono rendimenti sempre più bassi. La stretta sui prestiti pesanti da parte di costruttori immobiliari come China Evergrande e Sino-Ocean Group ha portato al default sui prestiti. Decine di progetti sono rimasti incompiuti anche dopo che gli acquirenti avevano pagato gli appartamenti.
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