Il lato oscuro del cibo “sano”: tra marketing, ambiente e verità nascoste.
Negli ultimi anni, l’attenzione verso un’alimentazione “sana” è cresciuta esponenzialmente. Termini come “bio”, “senza glutine” e “vegano” campeggiano su confezioni e menù, promettendo benessere e sostenibilità. Ma cosa si cela realmente dietro queste etichette? È tutto oro quello che luccica o siamo vittime di strategie di marketing ben orchestrate?
Etichette ingannevoli: quando il marketing supera la realtà
Molti prodotti alimentari sfruttano diciture che possono trarre in inganno il consumatore. Ad esempio, la scritta “senza zucchero” può nascondere la presenza di altri dolcificanti o zuccheri naturali. Allo stesso modo, prodotti definiti “integrali” potrebbero contenere solo una minima parte di farina integrale, come evidenziato da Altroconsumo.
Un caso emblematico riguarda le brioche vendute come “integrali” nei supermercati, che spesso contengono una percentuale irrisoria di farina integrale, mentre il resto è composto da farine raffinate.
Diete di tendenza: tra moda e necessità
La diffusione di diete come quella vegana o senza glutine ha portato molti a seguirle senza una reale necessità medica. Secondo l’Associazione Italiana Celiachia, in Italia, molte persone non celiache adottano una dieta gluten-free, convinte che sia più salutare, nonostante manchino evidenze scientifiche a supporto.
Allo stesso modo, la dieta vegana, se non ben bilanciata, può comportare carenze nutrizionali, come la mancanza di vitamina B12, calcio e zinco.
Impatto ambientale: il paradosso del cibo “sostenibile”
Molti scelgono prodotti “bio” o “vegani” per ridurre l’impatto ambientale. Tuttavia, non sempre queste scelte sono realmente sostenibili. Ad esempio, la produzione di alcuni alimenti vegani può richiedere un uso intensivo di risorse idriche e suolo. Inoltre, la carne bovina è responsabile di circa il 41% delle emissioni globali di gas serra derivanti dall’allevamento
Un recente studio ha evidenziato che una dieta vegana ha un impatto sull’ambiente inferiore del 44% circa rispetto alla dieta mediterranea moderna, anche se utilizzava poca carne e latticini.
Spreco alimentare: una contraddizione in termini
Nonostante l’attenzione verso un’alimentazione sana, lo spreco alimentare è in aumento. Nel 2024, in Italia, lo spreco alimentare è cresciuto del 45,6% rispetto all’anno precedente, con ogni italiano che getta in media 683,3 grammi di cibo a settimana.
Questo dato evidenzia una contraddizione: mentre si cerca di mangiare in modo più sano e sostenibile, si continua a sprecare una quantità significativa di cibo.
Informarsi per bene
Il desiderio di adottare uno stile di vita più sano e sostenibile è lodevole. Tuttavia, è fondamentale informarsi adeguatamente e non lasciarsi guidare esclusivamente dalle mode o dalle strategie di marketing. Leggere attentamente le etichette, consultare professionisti della nutrizione e adottare un approccio critico sono passi essenziali per fare scelte alimentari consapevoli e realmente benefiche per la salute e l’ambiente.
In un mondo dove l’informazione è a portata di mano, essere consumatori informati è il primo passo verso un futuro più sano e sostenibile.