Sin dalla primissima infanzia la mano è l’organo con cui i bambini sviluppano la conoscenza del mondo che li circonda.
Il tastare, l’afferrare e soprattutto la prensione sono gesti a cui non si dà particolare importanza perché comuni nella vita di tutti i giorni eppure è da questi semplici movimenti che si sviluppa negli anni la capacità di movimento e interazione.
La chirurgia della mano nasce per rispondere a diverse problematiche che possono colpire questo importante organo.
Molto spesso ci si rende conto dell’importanza della mano solo quando un incidente o una malformazione ci priva del suo uso.
Sono svariate le lesioni che possono colpire la mano e in alcuni casi è fondamentale agire con tempestività come nei casi di rivascolarizzazioni e reimpianti.
Generalmente le lesioni più semplici, come quella di un nervo laterodigitale, possono essere trattate nelle maggior parte delle strutture sanitarie anche da un ortopedico o un chirurgo plastico che abbiano una formazione base di conoscenze nell’ambito della microchirurgia. Al contrario, per le lesioni più complesse come per i reimpianti e le rivascolarizzazioni è necessario che ad intervenire sia un professionista in un centro di riferimento di microchirurgia della mano.
Uno dei reparti d’eccellenza per la chirurgia della mano è quello dell’Ospedale San Camillo Forlanini di Roma diretto dal dottor Nicola Felici.
Qui pochi giorni fa abbiamo eseguito il reimpianto della mano sinistra al signor Valentino, un operaio di Isola Liri, nel basso Lazio, a cui una pressa aveva strappato l’arto sul luogo di lavoro a livello della piega del polso. Il reimpianto è un intervento chirurgico di riparazione dei difetti di continuità creatasi in seguito all’amputazione totale del segmento di un arto. In centri come il nostro non è un intervento straordinario ma in questo caso l’eccezionalità sta nell’aver reimpiantato un arto strappato, situazione in cui il reimpianto è solitamente controindicato per difficoltà tecniche. In futuro il signor Valentino avrà la possibilità di un recupero subtotale della funzionalità della mano.
Il primo reimpianto al polso della storia è stato eseguito a Boston nel 1962 da Malt. In Italia è avvenuto sedici anni dopo, nel 1978, a Verona, dove l’equipe guidata dal Dottor Landino Cugola reimpiantò, dopo 14 ore di sala operatoria, la mano sinistra dell’allora diciassettenne Emanuele Balbo.
Da allora molti passi in avanti sono stati fatti in questa complessa e affascinante disciplina.
Ad oggi sono presenti in Italia svariati centri di riferimento per le urgenze della mano. Fondamentale la presenza di personale altamente qualificato sia per gestire l’urgenza tempestivamente che per il mantenimento dell’arto stesso.
E’ importante, in caso di amputazione, eseguire infatti alcuni accorgimenti come il raffreddamento della parte amputata per allungarne i tempi di ischemia senza metterla a diretto contatto con il ghiaccio.
Il tempo trascorso dal trauma, la sua natura e le modalità di conservazione del segmento amputato sono importanti fattori che indicano se è possibile procedere o meno al tentativo di reimpianto. In casi di amputazione di arto superiore si stima in 5-6 ore il tempo massimo di ischemia. Un’ischemia ulteriormente prolungata può influire sul risultato dell’operazione.
Anche l’età biologica del paziente, le comorbidità e le lesioni associate al trauma sono importanti considerazioni nella valutazione di un possibile reimpianto. Nei bambini le indicazioni al reimpianto sono maggiori rispetto agli adulti anche se può riscontrarsi una problematicità legata al ritardo della crescita longitudinale dell’arto.
In caso di amputazione di una mano o di un dito è necessario che siano eseguite alcune accortezze: l’arto amputato va avvolto in un telo che andrebbe messo, protetto da un sacchetto, in acqua e ghiaccio. Per il medico non specializzato che si trova a gestire nell’immediato l’emergenza è utile sapere che è preferibile eseguire un’emostasi con un bendaggio compressivo ed evitare di coagulare i vasi per favorirne il reimpianto.
L’approccio immediato è sempre consigliabile. Ad un bilancio della lesione e alla rimozione dei tessuti morti deve seguire immediatamente la fase di reimpianto.
Le problematiche più complesse della mano richiedono un intelligente utilizzo di molteplici tecniche chirurgiche. Dall’osteosintesi agli innesti/transfer tendinei o nervosi dai lembi peduncolati ai lembi liberi. E’ possibile in casi di perdita di sostanza trasferire tessuto sano da siti donatori vicini o distanti all’area del trauma.
E’ chiara a tutti l’importanza della mano quale distretto corporeo centrale nei vari aspetti della vita di un individuo e del suo sviluppo psico-sensoriale.
L’amputazione della mano modifica lo stile di vita di una persona e richiede un riadattamento, un dover riconoscere nuovamente il proprio aspetto, una rielaborazione emotiva e cognitiva di sé.
La mano infatti non solo è l’unica parte del corpo ad avere accesso a tutti gli altri distretti corporei permettendo alla persona di prendersi cura di sé ma è anche un fondamentale strumento nell’attività professionale e per gli hobbies.
Numerosi fattori personali e relazionali favoriscono il riadattamento del paziente: dall’iniziale interazione con il personale sanitario, familiare ed amicale al sistema sociale di cui fa parte. Se questi sistemi supportano il paziente l’accettazione del trauma sarà facilitata.
Molteplici sono anche i casi di lesioni non traumatiche della mano. Dalle malattie malformative congenite agli esiti di ustioni, ci sono poi i tumori e l’artrite reumatoide. Possono colpire frequentemente anche affezioni specifiche come la malattia di Dupuytren.
Alcune affezioni come la sindrome del tunnel carpale che colpisce maggiormente le donne e i cui sintomi sono formicolio notturno nelle prime tre dita possono essere risolte chirurgicamente anche in anestesia locale con un recupero clinico rapido ed efficace.
Stesso discorso vale per il cosiddetto “dito a scatto”, un processo infiammatorio che interessa i tendini flessori delle dita e che richiede un intervento chirurgico in anestesia locale e senza necessità di ricovero.
La chirurgia della mano, forte anche delle Società Scientifiche che si sono costituite nel tempo come la Società Italiana di Chirurgia della Mano e la Società Italiana di Microchirurgia, è oggi più che mai una affermata specialità riconosciuta in tutto il mondo.