Il cuore del Maestro riposa
- di: Giulia Caiola

Il sipario, ieri sera alla Scala, è calato un po’ prima del previsto. Non per una trovata registica d’avanguardia o per l’ennesimo colpo di teatro alla russa degno della “Lady Macbeth del distretto di Mcensk”, ma perché Riccardo Chailly, il vero protagonista della serata, ha deciso di concedersi un’improvvisa parentesi medica. Un piccolo fuori programma cardiologico che ha trasformato il tempio della lirica in un improvvisato foyer di preoccupazione, messaggi incrociati e urlati “ma come sta?”.
Per fortuna il maestro, dopo lo spavento, ha trascorso la notte al Centro Cardiologico Monzino in serena osservazione, con quei “valori buoni” che la moglie Gabriella ha comunicato ai professori d’orchestra come si annuncia un bis a sorpresa: con sollievo, una punta di emozione e un sospiro collettivo che si è sentito fin fino al loggione.
Pare che oggi la terapia verrà aggiustata, come un passaggio di partitura che richiede un ritocco: niente di drammatico, solo quelle modifiche d’obbligo che ogni organismo, anche il più allenato a dirigere tempeste sinfoniche, prima o poi reclama. Il cuore del maestro, d’altronde, ha visto cose che noi umani non possiamo nemmeno immaginare: crescendo vertiginosi, ottoni che esplodono, soprani in accelerazione non autorizzata… Non stupisce che abbia chiesto un attimo di intervallo.
Alla Scala, intanto, ci si è concessi un momento di riflessione collettiva: non capita tutti i giorni che un’istituzione vivente come Chailly debba fermarsi. Ma se c’è una cosa che il pubblico milanese ha imparato, è che i grandi direttori sanno perfettamente quando è il momento di rallentare il tempo. Basta un cenno di bacchetta — o del medico — e l’orchestra della vita si adegua.
La cronaca può suonare come un imprevisto, ma il sottotesto è uno solo: tutto procede bene, lo spavento si sta dissolvendo, e il maestro è già avviato verso un recupero che, speriamo, sia più rapido di un allegro moderato. Nel frattempo, l’affetto si moltiplica: messaggi, telefonate, persino qualche superstizioso tocco di legno dietro le quinte — perché la Scala sarà anche severa, ma coi suoi Maestri sa essere una famiglia.
E allora, con il sorriso che serve in questi momenti e la leggerezza che lui stesso avrebbe approvato, non resta che inviare al maestro Chailly l’applauso più sentito: quello degli auguri. Che la terapia funzioni come un perfetto accordo d’archi e che il ritorno sul podio sia prossimo e trionfale.
Buona guarigione, Maestro: la Scala e il suo pubblico sono pronti a rialzarsi in piedi — questa volta per lei.